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Cambiare i comportamenti per salvare la Casa comune. L’appello di Francesco, la risposta degli italiani

"La maggioranza dei cittadini crede fermamente nel potere del comportamento dei singoli individui per far fronte alla crisi climatica", spiega Ambroise Fayolle, vicepresidente della Bei. La tutela della Casa comune

A difesa della Casa comune. Sono centrali nel Magistero di papa Francesco i temi della custodia del Creato e dell’ecologia umana. La predicazione del Pontefice risulta popolare e di immediata comprensione. Ma chi ha pazienza di leggere i testi, i discorsi, le esortazioni e le encicliche si rende conto della profondità e della complessità. Delle questioni, della dottrina e delle domande sull’uomo, sul creato. E sulle questioni del mondo e della vita. La salvaguardia delle Casa comune è anche terreno di cooperazione fra le fedi.

La Casa comune in pericolo

Nell’intero pontificato di papa Francesco è presente il riconoscimento dell’intrinseco
legame che accomuna tutti i popoli della terra. Rendendo, come indicato nell’enciclica “Laudato si’”, “l’unità superiore al conflitto“. Casa comune anche attraverso l’ecumenismo. Come l’indifferenza verso il prossimo e verso il Creato rappresentano due aspetti della medesima realtà. Così l’autentica attenzione alla famiglia umana non può scindersi dalla sollecitudine verso la casa comune e il suo stato di salute. Il punto d’arrivo è sempre l’esperienza di un incontro personale con Gesù. Che trasforma le relazioni con gli altri. Con la società. Con l’ambiente. Nel Magistero di Francesco viene ripetutamente richiamata l’attenzione  sulla caduta d’interesse per la morale naturale. Con il conseguente tramonto di punti di riferimento stabili e duraturi. In un contesto assai più problematico che mette nelle mani dell’essere umano strumenti inediti. E apre situazioni, per quanto concerne il potere tecnoscientifico, di manipolazione e dominio sull’ecosistema. Sugli esseri viventi. E perfino sull’essere umano.

La Casa comune per gli italiani

Nella lotta ai cambiamenti climatici gli italiani credono più nei cambiamenti radicali di comportamento che nell’innovazione tecnologica. L’indagine annuale della Bei, la Banca europea per gli investimenti esamina le aspettative dei cittadini. Il focus riguarda le politiche di contrasto ai cambiamenti climatici. I risultati si concentrano su ciò che i cittadini ritengono possa agevolare il passaggio a un’economia verde. Per il 41% dei cittadini italiani modificare profondamente i comportamenti individuali è determinante nella lotta ai cambiamenti climatici.
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Messaggio “green” e Casa comune

“I cittadini inviano un messaggio incoraggiante- osserva Ambroise Fayolle, vicepresidente della Bei-. Credono fermamente nel potere del comportamento dei singoli individui per far fronte alla crisi climatica. Una forte maggioranza ritiene che l’azione per il clima debba tenere conto delle disuguaglianze sociali. Per riuscire a superare questa sfida. Ed è convinta che nessuno dovrebbe essere lasciato indietro nella transizione verde. Questo è fondamentale. I cittadini saranno aiutati a mobilitarsi in tale ambito. Verranno finanziati servizi di mobilità sostenibile. E soluzioni per l’economia circolare“.

Innovazione necessaria

Prosegue Ambroise Fayolle: “L’Indagine della Bei sul clima indica che le persone credono nell’innovazione tecnologica. Come strumento per combattere i cambiamenti climatici. Dobbiamo potenziare e accelerare drasticamente la nostra azione. Ed esplorare soluzioni diverse, innovative e radicalmente nuove. Per aiutare le persone a evolvere verso un futuro più sostenibile. In linea con il Green Deal europeo”.

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Sos regolamentazione

L’impatto più significativo per il 25% dei cittadini è dato dalle tecnologie. Mentre per il 22% dagli investimenti pubblici e privati in progetti rispettosi del clima. E per il 12% dalla regolamentazione pubblica. L’83% degli italiani in ogni caso pone l’accento sul fatto che le azioni in campo climatico devono tener conto dei divari di reddito. E delle disuguaglianze sociali. I pareri degli europei sono difformi riguardo alle azioni di contrasto alla crisi climatica. Mentre i cittadini in Portogallo (51%), Slovacchia (44%), Lussemburgo (43%) e Germania (42%) ritengono che la via maestra sia perseguire cambiamenti radicali di comportamento. Per i cittadini dei Paesi nordici conta di più l’innovazione tecnologica. 40% in Svezia, 38% in Finlandia e 36% in Danimarca.
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Metà Italia favorevole

L’Italia dovrebbe ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Per esempio da petrolio, gas naturale, carbone. Le ragioni? Per il 45% il motivo principale è dovuto al fatto che le riserve mondiali sono in via di esaurimento. Oppure che ciò renderebbe più indipendenti dalle risorse di altri Paesi. Per il 29%, invece, la ragione principale va vista nella necessità di ridurre l’inquinamento. Soprattutto nelle città. Il 23% dà una motivazione “green”. Cioè un minor uso di combustibili fossili contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici. Gli italiani ritengono che le modifiche nel settore dei trasporti debbano essere prioritarie nella lotta ai cambiamenti climatici (43%). E attribuiscono a questo settore maggiore rilevanza rispetto ad altri cittadini europei (38%). Quasi la metà degli italiani si dichiara favorevole al maggior potenziamento dei trasporti pubblici (47%). E il 49% vede di buon grado le auto elettriche sovvenzionate. Tante tessere, unico mosaico: la difesa della Casa comune.

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