L’idea dell’edificazione della Casa della Carità di Seregno – comune della provincia di Monza e Brianza con oltre 44 mila abitanti – vede la luce nel 2017, per far fronte alle situazioni di grave marginalità all’interno del progetto pastorale della Comunità San Giovanni Paolo II che, dal 2014, vede riunite le sei parrocchie della città. A seguito di questo, nel 2019, la congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli – le quali dal 1930 gestiscono l’Istituto Pozzi, una realtà tuttora attiva, che ha accolto e fatto crescere generazioni di ragazze e madri in difficoltà, ha messo a disposizione lo storico stabile dell’ex convitto in via Alfieri in cui attualmente sorge la Casa della Carità. La struttura è stata inaugurata ufficialmente lo scorso 26 settembre dall’Arcivescovo metropolita di Milano Mario Delpini e da Monsignor Bruno Molinari prevosto della città di Seregno e parroco della Comunità pastorale San Giovanni Paolo II. Interris.it ha intervistato Gabriele Moretto, assistente sociale che opera da anni nell’ambito del sociale, cominciando la sua opera alla Caritas Ambrosiana dove si è occupato di salute mentale, centri d’ascolto e accoglienza dei senza fissa dimora nella città di Milano. Dallo scorso giugno è il Coordinatore dei servizi della Casa della Carità di Seregno.
L’intervista
Che obiettivi si pone la Casa della Carità di Seregno?
“La Casa della Carità di Seregno nasce come opera segno del territorio di Seregno e della Brianza, con l’idea di poter creare un luogo dove, sia le persone in difficoltà che la rete del volontariato, possano unirsi e coordinarsi per far sì che si possa essere il volano di nuove idee relative alla grave emarginazione per farvi fronte in maniera migliore su questo territorio”.
Quali servizi attuate nei confronti delle persone in stato di bisogno che si rivolgono a voi?
“Attualmente abbiamo una mensa della solidarietà nella quale si danno pranzo e cena per le persone in difficoltà, un guardaroba suddiviso in una sezione per adulti e una per minori, in cui c’è la possibilità di dare non solo gli abiti ma anche tutti gli altri accessori necessari e gli alimenti per i bambini nella prima infanzia. In questa struttura è presente anche un dormitorio per i senza fissa dimora – uomini e donne – il quale, allo stato attuale, ospita 16 uomini e 4 donne e, in questo momento, copre i mesi da ottobre ad aprile. Oltre a ciò, abbiamo il Cento di Ascolto, il Centro di Aiuto alla Vita, attività legate ad un Centro Diurno per i senza fissa dimora, un punto salute per persone in difficoltà – l’obiettivo in questi mesi è stato far vaccinare le persone senza fissa dimora che vivono in strada, quindi abbiamo svolto una funzione di supporto in tal senso. Siamo dotati di un servizio di consegna pacchi viveri grazie al quale aiutiamo dalle 130 alle 140 mensilmente a cui portiamo la spesa, anche grazie ad una rete che abbiamo attivato con i supermercati della zona e con aziende del territorio che ci portano i prodotti invenduti. Le altre attività che svolgiamo in questo momento sono più legate al mondo della sensibilizzazione del territorio e, cosa molto importante, abbiamo una scuola di italiano per stranieri che segue sia adulti che ragazzi che stanno frequentando le scuole ma, essendo in Italia da poco, hanno bisogno di un supporto didattico”.
Quali sono i vostri auspici per il futuro per quanto riguarda la tutela delle persone in difficoltà? In che maniera si può prestare aiuto alla vostra azione?
“In questo momento l’obiettivo per il prossimo futuro è aprire un Emporio della Solidarietà per poter sostenere le persone che, specialmente in questo periodo di pandemia, hanno avuto dei problemi lavorativi che hanno diminuito le loro entrate economiche e di conseguenza stanno vivendo un momento di difficoltà. Quindi, attraverso la rete dell’Emporio della Solidarietà, è possibile sostenerli per quello che concerne la spesa; questa sarà la prossima apertura che avverrà nel prossimo mese di aprile. Un altro obiettivo che stiamo perseguendo è quello di fare rete con il territorio al fine di coinvolgere differenti associazioni del territorio e dialogare sia con il pubblico che con il privato in modo tale che, la Casa della Carità, rappresenti un volano per tutte le attività e i servizi per gli ultimi, il nostro obiettivo che auspichiamo per il 2022 è questo. Quello che le persone possono fare per la Casa della Carità – oltre che aiutarci dal punto di vista economico per sostenere il costo delle nostre attività che dobbiamo in qualche modo coprire – è partecipare alle nostre attività in qualità di volontari perché – le azioni della Casa della Carità – si reggono sull’opera dei volontari che, al momento, sono circa 130 che si muovono sulle varie attività”.