La stagione estiva è entrata nel vivo e, con l’orizzonte di Ferragosto, il picco delle vacanze sarà raggiunto, come ogni anno, tra esodi e corsa ai luoghi prediletti di villeggiatura. Tuttavia, trascorsi ormai quattro anni dalla fase centrale della pandemia, gli effetti riflessi della crisi innescata dal Covid continuano a pesare sulle tasche dei consumatori. Un aspetto che, se da un lato non scoraggia i vacanzieri più resilienti, dall’altra penalizza chi, a causa della debacle economica, attraversa tuttora una fase di difficoltà, tale da rendere proibitiva anche una settimana di ferie nel corso di un anno. Specie in virtù dei rincari che, come ormai da costante, caratterizzano l’intero indotto estivo. A cominciare dai voli e dagli affitti, sempre più salati, di ombrelloni e lettini. Un business nel buisness, da tempo fuori controllo. Interris.it ne ha parlato con Mauro Antonelli, membro del Consiglio direttivo dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc).
Dottor Antonelli, la terza estate post-lockdown sembra risentire ancora dell’effetto pandemia. Dove localizza i principali rincari?
“I voli sono leggermente meno costosi su base annua, nel confronto tendenziale su giugno, ma in generale c’è stato un guadagno pazzesco. Se il trend rimane tale, i voli internazionali europei sono destinati a stabilire nuovi primati. Già p stato raggiunto il picco registrato dopo la fine del lockdown. Ci aspettiamo quindi aumenti anomali”.
Contromisure in atto?
“Il decreto di agosto, che doveva calmierare i prezzi contrastando l’uso di algoritmi, si è rivelato inefficace. Soprattutto per quel che riguarda la profilazione web dell’utente, con conseguente fissazione delle tariffe su questa base. A oggi, non ci sono prove che le compagnie aeree utilizzino realmente questi dati, anche se sul tema c’è indagine conoscitiva dell’antitrust”.
Acclarato dei voli, il colpo di martello si ripercuote anche sul resto dell’indotto della stagione estiva?
“Non c’è settore che non approfitti della stagionalità per rincarare i prezzi. Alberghi, pensioni, villaggi turistici… Questo è un classico. Abbiamo più settori che registrano tale criticità. Tuttavia, se per alberghi o pensioni hai la possibilità di scegliere tra diverse alternative, il punto dolente sono i trasporti. Qui, infatti, non c’è effettiva concorrenza, al massimo una o due compagnie tra cui scegliere. Non c’è, in sostanza, una concorrenza perfetta ma al massimo un duopolio. Questo crea i presupposti per un aumento dei prezzi, specie in occasione dei picchi della domanda, algoritmi o meno”.
Parlando di note dolenti… Molti turisti stanno riscontrando aumenti diffusi nella fruizione degli stabilimenti, soprattutto per il noleggio di ombrelloni e lettini.
“Abbiamo verificato degli aumenti, ma non siamo in grado di dare percentuali. L’Istat non fornisce dati specifici sugli stabilimenti balneari e questo non consente la rilevazione dei prezzi su base statistica seria, in quanto tali dati sono inseriti insieme ad altri voci. In pratica, anziché indicare nel dettaglio tutti gli aumenti dei prezzi di prodotti rilevati, si limita alle classi di prodotto e questo è un problema. È chiaro che determinate mete hanno poche alternative ma, cambiando località, si può adottare una sorta di piano di risparmio. È un errore, infatti, scegliere il posto e poi valutare i suoi prezzi. Più efficace sarebbe il contrario. A ogni modo, si può valutare la scelta di luoghi con spiagge libere, adottare strategie per risparmiare, ad esempio evitando di affittare una sdraio per ogni componente della famiglia. In linea generale, degli aumenti complessivi sono stati registrati anche in questo ambito”.
Sono trascorsi alcuni anni dalla fase centrale della pandemia e, come in passato, le vacanze estive appaiono come l’unica spesa difficilmente rinunciabile. È così per tutti o c’è ancora chi paga lo scotto della crisi?
“Un terzo degli italiani non va in ferie, il 50% di questi al Sud. Costoro, in pratica, non possono permettersi una settimana di ferie in un anno, secondo quanto rivelato dall’Istat. Abbiamo registrato che coloro che possono concedersi le vacanze, dopo la pandemia hanno contribuito alla forte ripresa della domanda turistica, decidendo di fatto di ‘riprendersi’ le ferie estive al di là delle difficoltà. Questo ha dato un primo impulso all’aumento dei prezzi. Nel caso delle compagnie aeree, questo è stato dato anche dal mancato bilanciamento delle offerte, generando speculazioni sui costi delle vacanze. E questo anche per la volontà ferma del consumatore di andarci per forza”.
Qualche suggerimento aveva riguardato il rafforzamento del turismo interno…
“Si è cercato anche di ridurre i giorni, oltre che di andare più vicino. Tuttavia, la riduzione del tempo medio delle vacanze è uno stratagemma adottato ormai da parecchi anni. Quel che è certo è che, dopo il lockdown, abbiamo riscontrato la forte di ritornare a concedersi una vacanza”.