Cardinal Lojudice (arcivescovo Siena): “Gesù nasce in chi incontriamo nella sofferenza”

Siamo nei giorni dell’anno in cui l’attenzione agli ultimi, ai vulnerabili e alle persone ai margini della società, tra molte occasioni di incontro, di festa e di scambio di regali, acquisisce – almeno temporaneamente – una certa centralità. Ma con la pandemia da Coronavirus che ha scatenato una crisi sanitaria, economica e sociale, con un milione di nuovi poveri – secondo l’ultimo rapporto Caritas sono 5,6 milioni le persone in condizione di bisogno –, la vicinanza ai più deboli e soli della nostra società dovrebbe essere quotidiana. “Per noi il Bambino Gesù nasce ogni giorno nei volti e nelle vite di chi incontriamo in solitudine, difficoltà e sofferenza”, dichiara a Interris.it nell’intervista che segue l’arcivescovo metropolita di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, il cardinale Augusto Paolo Lojudice “il nostro messaggio è quello di pensare a loro 365 giorni all’anno, come stile di vita cristiano e solidale”. Intanto, per questo Natale – anche se con le limitazioni e le prudenze dovute alla pandemia ancora in corso – ci si ritrova insieme tra persone di buona volontà e i fragili della nostra società, in modi diversi, con una serie di iniziative organizzate dall’arcidiocesi in momenti di incontro, relazione e dono.

L’intervista

Come si svolgerà quest’anno il pranzo di Natale con le persone bisognose o in condizione di povertà?

“Per il Natale 2021 ci sarà una condivisione diffusa, ma costante di vicinanza a chi è solo, ha freddo, fame di pane e di affetto. Non verranno fatte iniziative che coinvolgano molte persone a causa della pandemia Covid che si sta ripresentandosi, ma saremo presenti, in modi diversi, con le persone che seguiamo. Il pranzo di Natale alla mensa dei poveri come sempre, i doni per i bambini nei pacchi viveri, gli incontri nei vari centri di accoglienza della Caritas, come anche la distribuzione degli aiuti a chi dorme fuori la sera e i doni natalizi alle famiglie afgane in accoglienza e ai detenuti presso il podere il Santo. Visiteremo inoltre le residenze per anziani presenti sul nostro territorio, perché la terza età è un’altra di quelle periferie segnalate da papa Francesco. I nostri nonni e nonne sono in realtà una grande risorsa, da tutelare e sostenere.

Quale messaggio trasmettono queste iniziative?

“A Natale sembrano tornare al centro dell’attenzione tutti coloro che vivono ai margini e in difficoltà, per noi il Bambino Gesù nasce ogni giorno nei volti e nelle vite di chi incontriamo in solitudine, difficoltà e sofferenza. Il nostro messaggio è quello di pensare a loro 365 giorni all’anno, come stile di vita cristiano e solidale”.

L’accoglienza, sul vostro territorio, di un gruppo di profughi proveniente dall’Afghanistan arricchisce ancora di più il senso di solidarietà e di unione?

“Per il momento accogliamo sette nuclei familiari, in totale 33 persone, di cui 14 tra bambini e ragazzi. Tutto è partito dalle parole del Papa: «I poveri li avete sempre con voi» (Mc 14,7), un messaggio ricco di stimoli di riflessione per le realtà come la Caritas che ogni giorno incontrano i poveri, perché “i poveri di ogni condizione e di ogni latitudine ci evangelizzano, perché permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più genuini del volto del Padre”. Il Santo Padre ci ha esortato a incontrare i poveri, e a capire come si sentono, cosa provano e quali desideri hanno nel cuore. Abbiamo pensato di offrire l’ospitalità a queste famiglie provenienti dall’Afghanistan proprio perché vogliamo essere loro accanto in questo momento difficile delle loro vite, ma anche per farli sentire accolti e ascoltati”.

Che tipo di povertà si osserva oggi, anche a causa della crisi sociale ed economica (oltre che sanitaria) scatenata dalla pandemia?

“Purtroppo è una povertà che si insinua anche nelle classi sociali che prima potevamo definire più solide e stabili. Il Covid è anche ora una fattore destabilizzante soprattutto per le famiglie monoreddito o gli anziani con la pensione sociale. Non dobbiamo, poi, dimenticare i giovani che si affacciano al mondo del lavoro che oggi sembra essere un luogo misterioso e per loro inaccessibile. Forse l’unico aspetto positivo della pandemia è il fatto che dovremo ripensare tutti insieme un modello di sociale che sappia rispondere con efficacia alle nuove sfide nate a causa della pandemia. D’altronde, sempre il Santo Padre ci ricorda che siamo tutti sulla stessa barca e questa consapevolezza ci deve rendere più convinti nel pensare che da soli non andremo da nessuna parte. Occorre immaginare il mondo del domani che su fondi sul ‘noi”, nessuno escluso”.

Lorenzo Cipolla: