“Il carcere di Foggia è strapieno come non mai. La capienza regolamentare è di 350 detenuti; oggi siamo a 650! Con questo caldo, le celle che dovrebbero contenere non più di quattro persone, ne contengono sei o sette. E’ una situazione tragica ed esplosiva”.
Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), lancia l’allarme dalle colonne di Interris.it in merito al sovraffollamento e alle criticità delle carceri pugliesi con l’arrivo delle alte temperature estive.
L’intervista a Pilagatti (SAPPE)
Perché la situazione a Foggia è esplosiva?
“Non solo a Foggia, ma anche in tutti gli altri penitenziari pugliesi. Perché sono i più sovraffollati d’Italia e da anni lamentano al contempo una persistente carenza di organico che non permette ad esempio agli agenti della penitenziaria di prendere le ferie. Se la percentuale di sovraffollamento si attesta a livello nazionale sul 10-12%, in Puglia è al 45-50%. Foggia, maglia nera d’Italia, è al 90%. Quindi sono reclusi in carcere quasi il doppio delle persone permesse dalla legge”.
Quali sono i problemi che scaturiscono dall’organico ridotto?
“La carenza di personale implica una minor garanzia di controllo nelle sezioni detentive. Viene così penalizzata sia la sicurezza dell’istituto, sia quella degli stessi detenuti, la maggior parte dei quali non dà problemi di gestione o sicurezza. Se al sovraffollamento e all’organico ridotto aggiungiamo le temperature sui 40 gradi di questi giorni, è facile comprendere come lo stress e gli atti di violenza possano essere all’ordine del giorno. Fino a situazioni ben più gravi come fu per l’evasione di massa da Foggia di tre estati fa. Quando (tra l’altro) il carcere era meno affollato di adesso”.
Perché il carcere è sottorganico?
“I poliziotti diminuiscono sempre di più a causa delle defezioni determinate dalle aggressioni e dai pensionamenti anticipati. Inoltre, l’amministrazione centrale non trova poliziotti disponibili a lavorarci, nonostante abbiano la possibilità di avvicinarsi alle loro famiglie. Sempre a causa delle violenze in carcere nei confronti di chi, lì dentro, ci lavora”.
Ci sono stati recentemente degli atti di violenza?
“Sì, pochi giorni fa nel carcere di Foggia il comandante della polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto che ha tentato di strangolarlo. Nello specifico: un detenuto di circa 40 anni, che sarebbe dovuto comparire davanti al consiglio di disciplina interna per precedenti violazioni, ha prima minacciato e aggredito il direttore della casa circondariale, poi il personale di servizio che cercava di riportarlo in cella; infine, dopo aver distrutto mobili e suppellettili, l’uomo ha prima chiesto di parlare con il comandante e poi ha tentato di strangolarlo. Il carcere di Foggia si conferma un luogo che per la violenza e la prepotenza dei detenuti diventa sempre più incontrollabile”.
Come è andata a finire?
“Bene, fortunatamente. Il pronto intervento dei poliziotti presenti e la reazione del funzionario hanno risolto una situazione che poteva avere un risvolto molto più drammatico. Il carcere di Foggia ormai è diventato un fortino assediato da detenuti violenti e prepotenti, dove direttore, comandante e poliziotti eroicamente e con grande coraggio, professionalità, sprezzo del pericolo cercano di tenere alta la bandiera della legalità e del rispetto delle regole, attendendo dei rinforzi che purtroppo non arrivano”.
C’è il rischio concreto di un’altra evasione dal carcere di Foggia?
“Sì, lo stiamo dicendo da tempo. E non solo a Foggia, ma un po’ ovunque in Puglia. Se lo Stato non dovesse intervenire, potremmo assistere ad un’altra evasione ancora più eclatante di quella del 9 marzo del 2020, quando in piena pandemia nel carcere di Foggia esplose una maxi rivolta e successiva evasione di massa che vide coinvolti almeno 80 detenuti. In quella occasione il carcere era meno affollato di adesso: erano poco più di 590 persone, oggi siamo 650. Inoltre, nelle ore serali le carceri sono praticamente abbandonate a se stesse: Foggia, Taranto, Bari…Se i detenuti decidessero di voler evadere, non troverebbero grandi difficoltà a strappare le chiavi ed uscire. A causa della mancanza di personale, infatti, molti cancelli interni rimangono aperti. A livello di sicurezza e tecnologia, siamo ancora ai cancelli e alle chiavi di ferro. Sono pochissime le porte automatizzate. Nel 2020 i detenuti in fuga dalle sezioni detentive all’uscita trovarono un’autostrada… La carenza di poliziotti sommata al sovraffollamento dei detenuti è quindi un mix esplosivo”.
Quale conclusione?
“Lo Stato deve mettere in campo le forze migliori per riportare il penitenziario sotto il proprio controllo, altrimenti rischiamo lo sfacelo”.