Nel mondo, secondo le ultime stime pubblicate, ogni anno nascono oltre un milione di bambini gravemente cardiopatici. I difetti cardiaci sono tra le più diffuse anomalie congenite, la metà dei bambini che nascono cardiopatici se non operati nei primi anni rischia la vita; gli altri vanno incontro a gravi problemi di sviluppo della crescita.
L’opera di Mission Bambini
La Fondazione Mission Bambini, fondata nel 2000 su iniziativa dell’imprenditore e ingegnere Goffredo Modena, con l’obiettivo di sostenere l’infanzia in difficoltà in Italia e nei Paesi più poveri del mondo, perché “i bambini sono il futuro del mondo”. In particolare, pochi anni dopo la sua nascita, in considerazioni dei crescenti problemi di cardiopatia infantile nei paesi del sud del mondo, Mission Bambini, ha iniziato a svolgere attività di supporto sanitario con l’intento di ridurre la mortalità dei minori affetti da malattie cardiache congenite o acquisite, con particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione in Eritrea, Kenya, Uganda, Zambia, Zimbabwe, Nepal e Albania. Da qui è nato il progetto “Cuore di Bimbi”. Interris.it, in merito a questa azione di prossimità agli ultimi, ha intervistato la dott.ssa Adalgisa Caraffini, coordinatrice dei programmi per l’estero di Mission Bambini.
L’intervista
Dott.ssa Caraffini, come nasce e che obiettivi ha il programma “Cuore di Bimbi”?
“Il programma ‘Cuore di Bimbi’ ha avuto inizio nel 2005 grazie alla Fondazione Mission Bambini di Milano e ha una storia molto interessante. L’obiettivo è quello di aiutare i bambini che nascono con delle malformazioni cardiache, principalmente nei paesi in via di sviluppo e, dal 2005 in poi, l’attività si è sviluppata su diversi pilastri. Il primo in assoluto è costituito dagli interventi cardiaci per i quali, Mission Bambini, grazie al contributo di molti operatori sanitari volontari, si reca ove necessario per poter eseguire le operazioni chirurgiche salvavita ma non solo. Inoltre, grazie ai nostri team internazionali, si crea un momento formativo tra pari nei confronti del personale sanitario locale che, di conseguenza, negli anni successivi, è in grado di operare bambini anche con patologie molto particolari. Il secondo aspetto peculiare della nostra azione è costituito dalla formazione in quanto, l’obiettivo finale, è il supporto alle unità locali di cardiochirurgia pediatrica attraverso borse di studio e altri tipi di sostegni per far sì che possano eseguire interventi chirurgici indipendentemente dal nostro supporto. Un ulteriore azione fondamentale del programma è l’aiuto nell’acquisto delle attrezzature e il materiale necessari per far sì che non vi siano oneri sulle famiglie dei bambini che vengono operati in quanto, spesso, nei paesi dove ci rechiamo, i sistemi sanitari, non sono in grado di sostenere determinati costi. Infine, vengono presi in considerazione gli aspetti legati allo screening e al follow up, ovvero garantiamo il pre e post-operatorio nonché tutte le visite necessarie negli anni a seguire”.
Quali sono i vostri auspici per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra raccolta fondi per il programma “Cuore di Bimbi”?
“In questo momento “Cuore di Bimbi” opera in diversi paesi. Attualmente stiamo cercando di rinforzare a 360 gradi due chirurgie pediatriche, una a Katmandu in Nepal e l’altra a Kampala, in Uganda. Questi due reparti, per noi, sono particolarmente importanti. Vorremmo che diventassero delle cardiochirurgie autonome al fine di accogliere un maggior numero di bambini locali e, nello stesso tempo, possano diventare un modello di traino per i paesi limitrofi. Le modalità per sostenere i nostri progetti sono molteplici. Il 19 novembre è iniziata una specifica campagna di raccolta fondi che terminerà il 10 dicembre ed è possibile donare attraverso il numero solidale 45595, sia inviando un sms da cellulare oppure chiamando da rete fissa. Sono possibili anche altre modalità di sostegno riportate sul nostro sito”.