Secondo le ultime stime pubblicate, in Italia, le persone con disabilità sono oltre due milioni. Sia per gli stessi che per i loro genitori, le difficoltà quotidiane che ostacolano l’inclusione sono molteplici. Un tratto fondamentale dell’inclusione delle persone con disabilità nella società, soprattutto in età scolare, passa attraverso il supporto alle famiglie delle stesse mediante l’approfondimento di diverse tematiche e la creazione di sinergie positive tra le associazioni e gli enti deputati al supporto e all’erogazione di servizi nei confronti delle persone con disabilità.
L’esperienza di Villa Guardia
In provincia di Como, a Villaguardia, nel 2017, un gruppo di genitori di bambini e ragazzi con disabilità, in particolare affetti da malattie rare, neuro diversità e altre condizioni di fragilità, con l’obiettivo di generare buone pratiche inclusive e aiutare le altre famiglie, ha dato vita all’associazione “Diversamente Genitori”. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione, ha intervistato Francesca Cappello, presidente della stessa.
L’intervista
Come nasce e che obiettivi si pone l’associazione “Diversamente Genitori”?
“L’associazione “Diversamente Genitori” è nata dalla necessità di condividere con altri genitori le fatiche del quotidiano. Quando siamo venuti a sapere della malattia rara di nostro figlio, abbiamo sentito forte il bisogno di sentire altri genitori. In seguito, abbiamo chiesto aiuto ai servizi sociali del nostro paese, i quali ci hanno messo in contatto con la responsabile dell’area disabilità del Consorzio Servizi Sociali dell’Olgiatese, che ha accolto la nostra richiesta. Da quel momento in poi, si è costituito questo gruppo di mutuo aiuto, supportato da due psicologhe che ci seguono ormai da sei anni. Dopo un paio d’anni di percorso insieme, abbiamo deciso di fondare l’associazione per contribuire nonché lavorare alla causa dell’inclusione e da lì abbiamo cominciato a sviluppare progetti per aiutare nel raggiungimento di questo obiettivo”.
Che cosa rappresenta l’inclusione per le persone con disabilità e le loro famiglie?
“L’inclusione per noi è la possibilità di partecipare. Un elemento nel quale crediamo molto è il fatto che non ci sia un luogo dedicato a qualcuno. Siamo tutti allo stesso livello e ognuno di noi, chi più chi meno, ha delle fragilità. Ovviamente, ci sono delle persone che hanno più difficoltà e quindi hanno bisogno di un aiuto maggiore. Però si può coesistere all’interno dello stesso ambiente, ciò vale per la scuola, gli oratori e per tutti gli altri ambiti. Questo per noi vuol dire inclusione e quindi cerchiamo, attraverso le nostre iniziative e progetti, ad aiutare per fare il modo che i nostri figli si sentano accolti e possano partecipare a tutti i contesti”.
Quali sono le attività che ponete in essere? Che auspici avete per il futuro?
“Innanzitutto, da poco abbiamo uno spazio che vuole essere di supporto alla famiglia presso la nostra sede a Villaguardia. Il comune ha messo a disposizione i locali e paga anche le utenze, proprio per aiutarci nelle nostre attività. Questo luogo è a supporto dei genitori e dei figli, ma è aperto a tutti, non solo alle famiglie che hanno un bambino o un ragazzo con disabilità. Ci sono dei momenti in cui i genitori possono accedere allo spazio per una colazione condivisa. Questo aiuta a creare delle amicizie e a sviluppare idee e iniziative per il futuro. Inoltre, si è dato il via a due servizi, uno, al mattino, dedicato ai bambini della fascia di età da uno a tre anni che possono accedere allo spazio con un adulto di riferimento e un educatore li aiuta nell’attività. Il pomeriggio invece, è dedicato ai bambini dai tre anni in su che rimangono da soli con l’educatore, in modo che i genitori possano beneficiare di momenti di relax. Da settembre partiremo con altre due iniziative a sostegno della famiglia, una a sostegno della neo-genitorialità, con una psicologa e una ostetrica che seguiranno le neomamme in un contesto di gruppo. Ci sarà anche un’attività dedicata agli adolescenti, in collaborazione con la consulta agli oratori. Vorremmo coinvolgere tutti i ragazzi, non solo quelli con disabilità, in giochi da tavolo appositamente modificati affinché tutti possano parteciparvi e, in questo clima di gioco e condivisione, decidere di cenare insieme. L’idea è quella di aiutare i ragazzi ad essere inclusi in un gruppo. Speriamo che possano nascere delle belle amicizie perché, soprattutto i ragazzi con disabilità, all’arrivo dell’adolescenza, vengono un po’ isolati poichè la differenza negli interessi si fa più evidente. L’auspicio è quello di aver creato uno spazio che possa essere d’aiuto a tutta la famiglia, ai genitori, neogenitori e ai figli. Speriamo di riuscire in questo intento, abbiamo cominciato da poco e abbiamo bisogno che le persone ci credano e partecipino”.