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Camerun, la luce dell’altruismo che illumina coloro che soffrono

L'intervista di Interris.it a Marco Grieco, direttore di Dokita Onlus, impegnata al fianco degli ultimi in Africa

Si stima che nel mondo siano 240 milioni i minori con disabilità, di cui oltre un terzo in Africa. In particolare, secondo le Nazioni Unite, in Camerun oltre il 20% dei bambini tra i 2 e i 9 anni è affetto da almeno una forma di disabilità, nella maggioranza dei casi conseguenza di malattie infettive come poliomielite, malaria, lebbra o morbillo. Spesso, per un bambino disabile, nascere in un Paese in via di sviluppo equivale il più delle volte a una condanna all’emarginazione. L’assenza di strutture sanitarie e didattiche adeguate, assieme allo stigma sociale, preclude loro la possibilità di integrarsi nella comunità.

L’opera di Dokita Onlus in Camerun

Dokita Onlus opera in Camerun dal 1970 con progetti di formazione sanitaria, alfabetizzazione, sviluppo rurale, riabilitazione fisica e sociale di persone con disabilità e tutela delle minoranze etniche. Dopo i primi progetti volti a offrire sostegno per la sopravvivenza e l’auto-sviluppo della popolazione pigmea di etnia Baka a ridosso della foresta pluviale equatoriale, l’organizzazione umanitaria ha focalizzato la propria attenzione sulle fasce deboli della popolazione, lavorando in stretta collaborazione con l’associazione locale Promhandicam-Association. In particolare, sono stati sviluppati progetti dedicati al recupero di persone con disabilità attraverso l’accoglienza, la riabilitazione e la prevenzione sociosanitaria, con l’avvio di centri di riabilitazione fisioterapica, l’acquisto di attrezzature sanitarie e formazione professionale e fisioterapica. Da oltre dieci anni Dokita sostiene tre centri di accoglienza diurna e residenziale gestiti dai missionari della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione: il Foyer Père Monti di Ebolowa; il Foyer de l’Esperance di Sangmelima e il Centro Prohandicam di Yaoundé.  Nel corso degli anni è stata ampliata l’offerta delle attività erogate e sono state migliorate le capacità e l’autonomia di adulti e bambini nelle loro attività quotidiane, favorita l’integrazione dei bambini nelle scuole, promossa la rimozione di barriere socioculturali e legislative e portate avanti attività di sensibilizzazione per la comunità e le istituzioni locali. Nel 2017 Dokita ha avviato anche un progetto di formazione in sartoria per giovani donne nella città di Sangmelima, con l’obiettivo di affrontare il problema della forte disuguaglianza di genere nelle opportunità formative e lavorative e la conseguente dipendenza economica e socioculturale delle donne.

L’attuale situazione in Camerun

In Camerun, negli ultimi due anni, la pandemia da Covid-19, ha messo a dura prova il lavoro sul campo di Dokita ed ha ampliato la forbice delle disuguaglianze in un Paese lacerato da cinque anni di conflitto civile.  Per rispondere al crescente bisogno di assistenza, è stata messa in campo la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi denominata “Tutti Uguali” con la quale ognuno potrà contribuire – fino al 27 marzo – all’azione di Dokita. Interris.it ha intervistato in merito all’operato della stessa, il direttore Mario Grieco.

La campagna “Tutti uguali” (immagine di Dokita Onlus)

L’intervista

Come nasce e che obiettivi si pone Dokita Onlus?

“Dokita Onlus nasce intorno agli anni ’70 sulle orme di un religioso dei Concezionisti che andò in Camerun a curare i malati di lebbra e, nel fare ciò, veniva supportato da una serie di volontari laici che lo aiutavano in questo percorso di vita e assistenza alle persone più povere ed emarginate, appunto i malati di lebbra. Da allora sono nate una serie di attività di volontariato di queste persone fino a quando, nel 1988, Dokita si è costituita formalmente come associazione ed in seguito è diventata Ong e Onlus seguendo tutti i passi istituzionali. Gradualmente, attorno ai valori dell’assistenza alle persone più bisognose, ha raggruppato una serie di persone che hanno sostenuto la nostra idea. Gli obiettivi di Dokita sono quelli di aiutare le persone più fragili, quindi bambini con fragilità, disabilità, orfani, malati, donne sole ad avere una vita integrata nella società e a dare loro delle opportunità in tutte le parti del mondo senza distinzioni di alcun tipo”.

Qual è l’attuale situazione delle persone con disabilità in Africa? In che modo la pandemia ha mutato la vostra metodologia d’azione?

“Ovviamente le condizioni delle persone con disabilità, in particolare dei minori dei paesi africani, non sono le stesse dei paesi più ricchi e sviluppati. Si conta che, oltre 1/3 dei 250 milioni di persone con disabilità che ci sono nel mondo siano in Africa. Molte volte le stesse non hanno le cure e le assistenze necessarie per potersi integrare nella società, faccio spesso un esempio, in Italia abbiamo delle persone come Bebe Vio che dimostrano – con grande forza di volontà, capacità e abnegazione – che, anche una persona con disabilità può comunque integrarsi nella società. Ovviamente lei vive in un contesto come quello italiano che consente una serie di opportunità anche alle persone con disabilità. In Africa questo non succede, a volte basta una piccola menomazione per essere considerate persone non integrabili dalla società, anche una piccola frattura in giovane età – non curata adeguatamente – fa sì che la persona rimane con una disabilità cronica. Quindi, le opportunità per le persone con disabilità sono diverse, sia dal punto di vista sanitario che per quanto riguarda l’integrazione sociale. La pandemia da Covid-19 certamente ha impattato sui paesi africani ed ha avuto alcune ripercussioni non solo di carattere sanitario, ma anche economico e sociale, le quali si sono avvertite in Africa. Noi abbiamo messo in atto una serie di misure di contenimento del contagio all’interno dei centri che supportiamo in loco. In alcuni contesti ovviamente è più difficile riuscire a rispettare certe misure, però ci siamo attrezzati e, ove siamo presenti, non abbiamo avuto cluster particolari di Covid-19”.

In che cosa consiste la campagna “Tutti uguali”? In che modo chi lo vuole può supportare il vostro operato?

“I bambini con disabilità in Africa non sono uguali a tutti gli altri, non godono delle stesse opportunità garantite ai coetanei nati nei paesi ricchi, mai come in questo caso nascere dalla parte sbagliata del mondo fa la differenza. Quindi lì, a volte, i bambini con fragilità, vengono rifiutati anche dalle stesse famiglie per ragioni economiche e anche culturali. Rimuovere questa ingiustizia è l’obiettivo di Dokita e della campagna “Tutti uguali”. In particolare, dare le opportunità ai ragazzi che assistiamo all’interno di tre centri in Camerun – nel nord, nel sud e nell’ovest del paese – di supportare l’integrazione sociale di questi bambini, a cominciare dalle cure sanitarie, fisioterapiche e ricordando anche l’importanza dell’integrazione scolastica. Dokita offre quindi ai ragazzi che assiste un supporto a 360 gradi per farli rientrare a pieno titolo nella società. Supportare la nostra campagna è molto semplice, basta inviare un sms oppure chiamare dalla rete fissa al numero 45580, è un piccolo contributo molto importante per le opere e le persone che noi assistiamo nel mondo e in particolare in Camerun”.

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