I cambiamenti climatici, negli ultimi anni, stanno mettendo le nostre comunità di fronte a innumerevoli conseguenze che, nella loro complessità, lambiscono ogni aspetto della nostra vita quotidiana, lambendo soprattutto coloro che, purtroppo, vivono già in una condizione di fragilità.
L’azione delle comunità cristiane
La crescente coscienza ecologica, finalizzata al raggiungimento di quello che, Papa Francesco, ha definito con assoluta lungimiranza, “sviluppo umano integrale” ha posto le comunità cristiane di fronte alla necessità di agire per tutelare il bene comune. Interris.it, in merito alle sfide e alle conseguenze che, i cambiamenti climatici, stanno ponendo alla società civile e all’associazionismo di matrice cattolica, ha intervistato l’avv. Delfina Colombo, vicepresidente delle Acli Lombardia con delega alle politiche di welfare.
L’intervista
Avv. Colombo, quali sono le maggiori sfide che i cambiamenti climatici ci stanno mettendo di fronte?
“I cambiamenti climatici rappresentano una delle questioni più importanti della nostra epoca a cui, tutta l’umanità, deve cercare di dare delle risposte adeguate. In particolare, le cause degli stessi sono legate all’uso dei combustibili fossili come il petrolio, il gas e il carbone i cui effetti amplificano il cosiddetto ‘effetto serra’, che contribuisce in maniera determinante al riscaldamento globale. Le conseguenze più gravi che tutto ciò porta con sé sono gli eventi meteorologici estremi, la siccità e i cambiamenti significativi negli ecosistemi, i quali portano con sé il rischio di perdere specie vegetali e animali molto importanti, incidendo in maniera determinante sull’agricoltura e, di conseguenza, sulla possibilità di alimentare una popolazione mondiale in costante crescita”
Quali sono le conseguenze di tutto ciò sul settore primario?
“Il settore primario è quello che, prima di tutti, sta subendo gli effetti più nefasti della crisi climatica in atto, con gravi conseguenze dal punto di vista economico e sociale, pensando soprattutto ai paesi in via di sviluppo. Sul versante europeo, secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’ambiente, le percentuali dell’agricoltura comunitaria, a causa della maggiore siccità, potrebbero vedere una loro riduzione del 16% entro il 2050 e, la produzione dei paesi del Mediterraneo, potrebbe scendere dell’80% entro il prossimo 2100. Questi numeri, dietro ai quali si celano vite di persone e territori, devono farci riflettere. Servono delle risposte urgenti in grado di mettere al centro la nostra ‘Casa comune’ e coloro che la abitano.”
In che modo, Papa Francesco, sta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi?
“Papa Francesco, nel corso del suo pontificato, ci ha ricordato più volte che, i cambiamenti climatici, rappresentano anche un problema sociale globale, intimamente legato alla dignità e alla salvaguardia della vita nella sua interezza. In particolare, attraverso l’esortazione apostolica ‘Laudate Deum’, ha richiamato tutti ad azioni concrete, sottolineando che, la cura per il nostro prossimo e quella per la terra, sono intimamente legate. Quindi, le comunità cristiane, sulla base del luminoso esempio del Santo Padre, devono impegnarsi per trovare modalità più virtuose in grado di contrastare gli effetti peggiori dei mutamenti del clima, volgendo il nostro sguardo soprattutto a coloro che già versano in condizioni di fragilità. La salvaguardia della Terra va di pari passo con quella delle persone, non dobbiamo dimenticarlo e, in futuro, ci servono politiche ambientali più lungimiranti.”