Sos burocrazia, in pericolo il diritto all’inclusione

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L’inclusione inizia nelle aule scolastiche. Compito della scuola è dimostrare attenzione all’inclusione. L’obiettivo è interpretare l’inclusione come modalità quotidiana di  gestione delle classi. Perciò la formazione deve essere rivolta sia agli insegnanti specializzati nel sostegno. Sia a tutti gli altri insegnanti. La diversità pone all’azione didattica ed educativa una grande sfida. Ne deriva l’esigenza di essere capaci di fronteggiarla. Disponendo di adeguate competenze nelle strategie didattiche inclusive. Ciò risponde ai bisogni degli alunni disabili. O con disturbi specifichi di apprendimento. Oppure con altre difficoltà e disturbi evolutivi. O con svantaggio sociale e culturale. E innalza la qualità dell’apprendimento di tutti gli alunni.

Inclusione come presa in carico

Un aspetto chiave è quello della “presa in carico” dell’alunno. Una missione affidata a tutta la “comunità educante”. E che non va quindi delegata al solo docente di sostegno. Da qui la necessità di interventi formativi mirati. Specifici. Modulari. Ossia che tengano conto dei diversi livelli di partenza di chi accede alla formazione. E soprattutto basati su una visione partecipata dell’inclusione. E orientati alla cooperazione. E al “cooperative teaching“. Fondamentale il ruolo delle scuole-polo per l’inclusione. Nelle quali operano docenti con specifiche competenze. Per esempio nel campo delle nuove tecnologie per la disabilità.

Convenzione Onu

Paola Fioroni presiede in Umbria l’Osservatorio sulla condizione delle persone con disabilità. E ha rivolto un invito alle amministrazioni locali. A tenere in considerazione la partecipazione come elemento sostanziale e non solo formale della loro azione politica. “La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità è in vigore ormai da più di un decennio– evidenzia Paola Fiorini-. Descrive e disegna, in modo certo e poco interpretabile, quelli che sono i ‘driver’ assoluti e fondamentali. Per garantire i diritti esigibili delle persone con disabilità. Eppure viviamo in un mondo pieno di contraddizioni“. In cui, prosegue Paola Fioroni, è “alto lo sforzo culturale nella consapevolezza della comunità verso l’inclusione“. In cui “si promuove la partecipazione”. Ma “non si riesce ancora a realizzare pienamente un vero coinvolgimento delle persone con disabilità. Nelle decisioni e negli indirizzi delle azioni che li riguardano da vicino“.

Il segretario Onu, Antonio Guterres

Protagonismo attivo

Puntualizza Paola Fioroni: “La stessa Convenzione Onu specifica chiaramente i termini per un autentico percorso di garanzia dei diritti nella disabilità. Ciò è impossibile senza alimentare un confronto vero con chi è destinatario delle decisioni assunte in merito. E se non si rende qualificante il protagonismo attivo delle persone. E delle associazioni che le rappresentano”. Infatti, sottolinea Fioroni, “il rischio per ogni decisore politico, quando ciò non avviene, è perdere efficacia ed efficienza. Utilizzando risorse ed energie senza conoscere i reali bisogni. E senza individuare gli obiettivi e gli standard da garantire“.

Diritto all’inclusione

Spesso, invece, i risultati di un mancato coinvolgimento portano a un corto circuito. Nella tutela dei diritti. E così si generano reazioni a catena. Con l’erogazione di prestazioni e servizi non commisurati alle esigenze. La co-progettazione, la co-programmazione garantiscono, secondo Paola Fioroni, il confronto fra tutti i protagonisti del sistema socio sanitario. Un progetto personalizzato valutato correttamente. E condiviso per ogni persona disabile con il proprio nucleo familiare. Assicurando gli standard di una presa in carico continuativa in ogni fase della vita.Tutti elementi essenziali per tutelare il diritto all’inclusione“, sostiene la presidente dell’Osservatorio sulla condizione delle persone con disabilità.

Migliorare la condizione

L’Osservatorio svolge la sua funzione di analisi. “Per essere proattivo nell’individuare le possibili correzioni da fare nel sistema. Per migliorare la condizione delle persone con disabilità- precisa Paola Fioroni-. Affinché le politiche e le azioni intraprese siano coerenti con la convenzione Onu”. In questo modo si attua una “concertazione reale a monte”. Con chi conosce e rappresenta le persone con disabilità e le loro famiglie. Un cambiamento di paradigma, quindi. Che appare “imprescindibile e ormai non più procrastinabile“. Anche e soprattutto per “evitare quelle situazioni distorsive messe in evidenza dalla pandemia“.

Giacomo Galeazzi: