L’autismo è un disturbo del neurosviluppo permanente, evidenziabile molto spesso fin dalla prima infanzia, che riguarda principalmente il modo in cui le persone interagiscono con l’esterno. In genere si parla di disturbi dello spettro autistico, poiché non esiste un’unica forma di autismo, ma piuttosto un’ampia varietà, ognuna con caratteristiche diverse.
L’esempio di inclusione di Progettoautismo fvg
L’inclusione sociale e professionale delle persone con autismo ad ogni livello è fondamentale per creare una società più aperta e attenta alle potenzialità di ognuno. In Friuli-Venezia Giulia, seguendo questo presupposto, è nata “Progettoautismo FVG” che, grazie all’impegno di alcuni genitori caregiver, sta portando avanti un modello innovativo di inclusione. Interris.it, in merito a questa esperienza, ha intervistato Elena Bulfone, fondatrice e presidente della fondazione “Progettoautismo fvg” e mamma di Alessandro, un ragazzo con autismo.
L’intervista
Come nasce e che obiettivi ha la Fondazione “Progettoautismo FVG Onlus”?
“Nel 2006 ci siamo costituiti come associazione. Eravamo un gruppo di circa venti genitori di ragazzi con autismo e ci scambiavamo delle buone pratiche quotidiane. Inizialmente ci trovavamo in un piccolo spazio in affitto all’interno di una cooperativa sociale e poi, nel 2016, abbiamo rilevato, a seguito del fallimento di questa, due interi locali di una superficie di 2.700 mq con 5.000 mq di area verde attrezzata come una grande casa, chiamata ‘Home special Home’. Questa attualmente, è un centro accreditato con la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e convenzionato con l’Azienda Sanitaria Locale il quale ospita ben 92 persone, dai bambini agli adulti, in un ecosistema virtuoso di cui fanno parte ben 40 operatori e 50 volontari gestito da un CdA composto esclusivamente da volontari. Il nostro volontariato è puro, non riceviamo nessun rimborso spesa ed è una missione. Abbiamo voluto dimostrare agli enti pubblici che si possono assistere le persone con autismo, riuscendo a dare vita ad una rivoluzione elementare, in cui bambini, adolescenti e adulti, diventano capaci di vivere, di fare e di relazionarsi, aumentando il loro livello di benessere e la qualità della vita. Siamo un sogno che è diventato realtà emergente, inserito nel 2022 tra le migliori buone pratiche del report del già ministro della Disabilità Erika Stefani, come una realtà d’eccellenza italiana per l’inclusione. La nostra intelligenza applicata è fondamentale per combinare armonicamente diverse capacità interconnesse, ottenendo grandi risultati anche sulle persone più gravi”.
Che finalità ha il progetto “For Nothing”?
“Il progetto ‘For Nothing’ nasce dalla nostra scelta di attuare una sharing economy del bene. Abbiamo rapporti con le famiglie, il volontariato e le associazioni, ma anche con gli enti pubblici, la cooperazione sociale e le imprese. Inizialmente ho fatto tutto questo per mio figlio e per gli altri ragazzi, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi che, tutti noi, possiamo offrire loro. Le persone con autismo, quando diventano adulte, sono ormai stanche della parte riabilitativa che viene svolta in età infantile e, di conseguenza, abbiamo ideato sedici laboratori interni in cui si svolgono diverse attività che si avvalgono della collaborazione importante di cinque imprese, sia piccole e medie che due multinazionali, nella fattispecie Carrefour e Decathlon Udine, le quali hanno offerto i loro spazi per essere teatro di attività simil lavorative. Il progetto ‘For Nothing’ nasce attraverso la collaborazione svolta con Enaip Friuli-Venezia Giulia, abbiamo ideato un percorso in stage che ci ha permesso di ideare un percorso breve, di tre ore per cinque mattinate, in cui si fanno delle attività reali. Abbiamo creato una partnership win win win tra aziende, ente non profit e comunità in cui la responsabilità sociale di impresa è fondamentale per il coinvolgimento dei dipendenti attraverso il team building e l’aiuto agli altri. Inoltre, si è creato un format replicabile e innovativo per le possibili assunzioni ai sensi della legge 68/99. Oltre a ciò, attraverso una didattica speciale, rendiamo più facili delle attività complesse. Si verifica poi la capacitazione delle persone con autismo che incrementano le loro abilità mediante l’esposizione a nuovi stimoli in ambienti diversi, sviluppando così le competenze in quelle persone con disabilità che possono essere inserite nel mondo del lavoro. La valenza fondamentale è l’inclusione svolta uscendo sul territorio, facendo valere i loro talenti e crescendo come persone a 360 gradi con una varietà di compiti. Ne acquista la dignità della persona della persona, permettendo uno sguardo innovativo sul futuro e di cui siamo molto orgogliosi. Spero che la nostra esperienza possa essere replicata in altre parti d’Italia”.
Quali sono i vostri auspici per lo sviluppo del progetto? In che modo, chi lo desidera, può sostenere la vostra azione di inclusione?
“Il progetto sta procedendo perché molti enti e aziende ci stanno cercando. Desiderei che, sempre più imprese attenzionassero la nostra realtà e le altre che operano su questo versante perché oggi, molte persone con autismo, sono escluse da occasioni di vita integrata e di benessere personale. Pertanto, auspico che nascano nuovi progetti di questo tipo. Proiettandoci nel futuro stiamo pensando a un cohousing, ossia un contesto protetto per poter vivere in tranquillità con i nostri figli anche quando saremo anziani. Il modello vuole essere quello dei paesi di un tempo, dove le famiglie erano coese e ci si aiutava. Stiamo appunto lanciando una campagna di finanziamento, rivolta sia alle imprese che ai privati, per la costruzione di una club House in uno spazio verde ed ecologico, dove verranno assunte anche persone con autismo abilitate al lavoro. Ci auguriamo che Dio ci dia la forza e ci sostenga in questo percorso di inclusione nell’ottica di San Luigi Scrosoppi, il santo dei poveri, della carità e della competenza, a cui abbiamo intitolato il nostro centro”.