In Italia più di un milione di minori vive in condizioni di povertà assoluta. Alla privazione economica e materiale si aggiunge un’altra povertà, ugualmente grave e drammatica, ma più insidiosa e difficile da misurare. È la povertà educativa, ovvero la “privazione della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni di bambini, bambine e adolescenti”. Questa definizione che si traduce concretamente nella difficoltà o impossibilità di accedere a risorse economiche, cognitive e culturali per la promozione della propria libertà individuale, ossia della possibilità di fare esperienze educative di vario genere offerte dal territorio in cui i ragazzi e le ragazze vivono.
L’esperienza di Stripes
Stripes è una cooperativa sociale di tipo A, nata nel 1989 e con sede a Rho (Milano), che svolge attività di ricerca, consulenza, formazione, progettazione e gestione di servizi nelle aree prima infanzia, minori, disabilità, integrazione stranieri, cultura e new media. In particolare, l’esperienza della cooperativa si è sviluppata negli anni nel contesto dei servizi 0-6 e nell’ambito di progetti e sperimentazioni innovative sui temi del welfare locale e sui percorsi di attivazione di Comunità e coesione sociale. Interris.it, in merito alla nuova esperienza di inclusione per l’infanzia in difficoltà sviluppata a Desio (Monza Brianza), denominata “Hub Paripasso” ha intervistato la dott.ssa Michela Brugali, Responsabile dell’Area Sviluppo e Territorio della Cooperativa Stripes e Project Manager del progetto Paripasso.
L’intervista
Dott.ssa Brugali, come nasce e che obiettivi ha l’Hub Paripasso di Desio?
“L’ Hub Paripasso di Desio nasce all’interno di un progetto più ampio denominato appunto ‘Paripasso’, finanziato dall’impresa sociale ‘Con i Bambini’. L’obiettivo che ci poniamo è quello di rispondere al bando ‘prima infanzia’, dedicato ai bambini dagli 0 ai 6 anni d’età, con una particolare attenzione ai primi mille giorni di vita. La progettualità ha una valenza nazionale e vede la partecipazione di vari partner in diversi luoghi, in particolare a Roma, Napoli, Bari e in Val Trompia. Una delle finalità del progetto era proprio l’apertura di cinque HUB, uno per area. In particolare, in questo territorio, dove abbiamo come partner l’amministrazione comunale di Desio, c’è un focus particolare sul range d’età 0-3 anni e nei confronti delle neomamme”.
In che modo l’hub si connetterà alla rete dei servizi territoriali?
“L’HUB intende essere un centro che comprende in sé molte azioni. Si va dalla consulenza genitoriale per giungere alla parte dedicata alle fragilità e alla disabilità, la quale comprende servizi di home visiting e formazione, rivolti sia ai genitori che agli educatori e agli psicologi del territorio. Il lavoro che abbiamo portato avanti in questo mese è finalizzato alla costruzione di un sistema rete con i servizi sociali, le scuole dell’infanzia territoriali, i nidi, l’amministrazione comunale e l’azienda consortile, in collaborazione con l’ASST. L’obiettivo dell’HUB è proprio la presa in carico delle famiglie e lo sviluppo di spazi in cui, si possa essere un luogo di ascolto dei bisogni e orientamento sul territorio in merito ai servizi presenti. Intendiamo essere uno spazio di interconnessione e raccolta delle necessità”.
In che modo, in base alla vostra esperienza, il welfare culturale può arginare la povertà educativa minorile? Quali sono i vostri auspici per il futuro?
“Nel progetto ci sono due temi: uno maggiormente legato al welfare di comunità, ovvero l’idea che, alla base del benessere delle persone, ci siano i legami sociali, i quali diventano un sistema di welfare. Molto spesso ci rendiamo conto del fatto che, la neo-genitorialità, crea processi di vulnerabilità, pertanto, gli spazi come l’HUB, hanno l’obiettivo di incrementare i sistemi di welfare di comunità. A lato di quest’ultimo c’è anche un sistema di welfare culturale. L’HUB si trova all’interno della storica Villa Tittoni a Desio, ove è presente anche una biblioteca e, il lavoro che intendiamo portare avanti vuole permettere l’accesso a esperienze di tipo culturale. Crediamo che, la bellezza, sia un modo per far crescere le nuove generazioni superando la povertà educativa, la quale è rappresentata anche dalla limitazione all’accesso alle possibilità di tipo culturale ed esperienziale. Entrambi, attraverso l’HUB, vanno a rispondere alla povertà educativa, la quale è un tema molto complesso che va al di là della povertà economica ed è multidimensionale. Auspichiamo che l’HUB possa diventare un punto di riferimento per la città di Desio e possa permettere agli operatori del sociale di ripensare ai servizi in un’ottica multidimensionale, acquisendo una membrana osmotica in cui, operatori e genitori, possano portare delle nuove competenze”.