L’agricoltura biologica è un metodo agricolo che ha l’obiettivo di produrre alimenti con sostanze e processi naturali. Ciò significa che tende ad avere un impatto ambientale limitato, in quanto incoraggia a utilizzare responsabilmente l’energia e le risorse naturali conservare la biodiversità, preservare gli equilibri ecologici regionali, migliorare la fertilità del suolo e mantenere la qualità delle acque. Inoltre, le leggi in materia di agricoltura biologica favoriscono il benessere degli animali e impongono agli agricoltori di soddisfarne le specifiche esigenze comportamentali. Interris.it, in merito alle potenzialità presenti e future di questo comparto per la tutela dell’ambiente e il coinvolgimento dei più giovani, ha intervistato il dott. Claudio Brinati, biologo ed esperto in coltivazioni biologiche.
L’intervista
Qual è il valore del comparto biologico in Italia?
“Il comparto del biologico in Italia, ad oggi, è in crescita. Rappresenta circa il 20 – 25% delle produzioni di agricoltura e comincia ad assumere una veste importante. Ormai c’è una forte richiesta da parte di tutti i consumatori ed è diventato facile trovare in tutte le catene di supermercati ed anche nei negozi specializzati, prodotti biologici sia freschi che trasformati.”
In che modo, secondo lei, si può incentivare ulteriormente l’avvento del biologico e, allo stesso tempo, preservare l’ambiente in questo periodo di grandi cambiamenti climatici?
“Chi attua delle pratiche di agricoltura biologica ha una particolare attenzione all’ambiente. Ciò è insito nel regolamento e nelle leggi che lo regolano, . Partendo dalle fasce attorno ai campi, le colture che vengo curate senza eccesso di concimi o nutrienti in campo. Tutto ciò che viene utilizzato nella concimazione nel biologico è di origine organica, in altre parole non c’è chimica in campo. Non scordiamo che, in riguardo ai trattamenti effettuati, se le colture biologiche si ammalano, è possibile intervenire sia facendo un’azione preventiva attraverso l’utilizzo di presidi di origine organica, derivate da produzioni animali o oli particolari. È consentito anche un piccolo utilizzo di materie chimiche ove non è possibile farne a meno, ma sono ridotte a quantitativi irrisori. Considerata, ad esempio, la difficile annata che ha colpito la coltura di viti, è stato utilizzato il rame che, seppur con quantitativi bassissimi, è consentito anche nell’agricoltura biologica.
Come si può favorire l’avvicinamento dei giovani a questa tipologia di agricoltura e ad un consumo più consapevole?
“L’agricoltura biologica e gran parte degli operatori che lavorano e si certificano nel settore biologico sono giovani. Il ricambio generazionale nella conduzione delle aziende agricole sta portando ad un incremento delle attività certificate in bio. I giovani, in particolare, sono naturalmente attirati da questi nuovi sistemi agricoli e si avvicinano con un approccio culturale diverso rispetto alle vecchie generazioni. Essi si avvicinano a questo settore non solo per seguire il lavoro dei loro padri, ma si formano specificatamente per poi andare a condurre nuove aziende agricole bio oppure certificate con altri sistemi, come quello della produzione integrata. Conseguentemente, queste realtà, hanno un bassissimo impatto sulle risorse”.
Quali sono i suoi auspici per il futuro in merito alla diffusione dell’agricoltura biologica? In che modo si può difendere il pianeta attraverso questa tipologia di agricoltura?
“Auspico una crescita sempre maggiore del comparto biologico. Ciò è portato anche dalla strategia politica comunitaria che sta sempre più interessando questa tipologia di produzione. Nei prossimi anni dovremo raggiungere almeno il 30% della superficie agricola coltivata in biologico. Il consumatore, da queste evoluzioni, trae sicuramente dei giovamenti, in quanto mangia un prodotto più sano. Ciò sicuramente, anche in una prospettiva dell’allungamento della speranza di vita media delle persone è molto importante perché, la corretta alimentazione, rappresenta una componente fondamentale per una dieta equilibrata. Gli alimenti, se prodotti in una maniera rispettosa dei cicli naturali e senza l’impatto della chimica, rappresentano un viatico per la crescita del settore biologico.”