Il termine povertà educativa indica l’impossibilità per i minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Si pensi che, ad oggi, in Italia, un milione e duecentomila bambini e ragazzi vivono in povertà assoluta e, uno su sette lascia prematuramente gli studi. Tutto ciò, molto spesso, per i bambini e gli adolescenti figli di stranieri può avere rischi più elevati, per varie ragioni. In primo luogo, perché le condizioni materiali delle famiglie straniere sono in molti casi peggiori di quelle italiane e permangono barriere linguistiche e culturali che rendono più difficile l’inclusione di queste ultime.
L’esempio di Baranzate
A Baranzate, in provincia di Milano, lo spirito di prossimità alle nuove generazioni in difficoltà propria dell’associazione “La Rotonda”, ha dato vita a un doposcuola innovativo chiamato “Braccio di Ferro” che, oltre all’aiuto didattico, punta all’inclusione a 360 gradi dei giovani, di cui molti di origine straniera, nel tessuto sociale locale. Interris.it, in merito a questa esperienza di prossimità educativa, ha intervistato la dott.ssa Laura Fichera, responsabile dell’area minori dell’associazione “La Rotonda” di Baranzate.
L’intervista
Dott.ssa Fichera, come nasce e che obiettivi ha il doposcuola “Braccio di Ferro”?
“Il doposcuola ‘Braccio di Ferro’ nasce nel 2005 dalla parrocchia su intuizione dell’allora parroco di Baranzate, don Paolo Steffano. Egli aveva notato che, nel paese, non c’erano luoghi di aggregazione ma, all’interno dello stesso, i ragazzi, cominciavano ad avere una serie di necessità. È iniziata allora questa attività con alcuni di loro e una serie di volontari. Da allora ad oggi, molte cose sono cambiate e, allo stato attuale, circa 200 bambini partecipano alle diverse attività ogni settimana. ‘Braccio di Ferro’ vuole essere un luogo di riferimento per i bambini e i ragazzi di Baranzate, con l’obiettivo di dare loro un supporto scolastico e aiutarli nello studio, ma anche e soprattutto creare dei luoghi di confronto e di crescita dove, oltre alle attività già dette, ne vengono proposte altre, come ad esempio l’arteterapia, i laboratori di lettura, video, traduzione di un cortometraggio e di lingua italiana. Inoltre, ogni anno, a seconda dello specifico interesse dei ragazzi, pensiamo a diverse attività. Iniziando dalla didattica ci allarghiamo al contesto sociale in generale, con un’attenzione concreta alla crescita dei ragazzi e alla loro integrazione sul territorio, con la grande finalità di dare loro la possibilità di conoscersi, sperimentarsi e capire meglio i loro interessi”.
In che modo, attraverso questa attività didattica, riuscite a generare una comunità più inclusiva e prossima all’infanzia con fragilità?
“’Braccio di Ferro’ parte da una motivazione molto concreta, ovvero quella dello studio. Molte famiglie e genitori non riescono ad aiutare i loro figli in quest’ambito pertanto, per loro, questo spazio, è molto importante perché, ad esempio, hanno delle difficoltà dal punto di vista linguistico che gli impediscono di seguire i loro ragazzi in quest’ambito. Pertanto, secondo noi, l’aspetto più importante, risiede nella creazione di un senso di comunità, attraverso la proposta di una serie di esperienze ai bambini e ai ragazzi per fare il modo che crescano con una consapevolezza maggiore. Attualmente, il doposcuola è cresciuto e, oltre agli alunni delle elementari e delle medie, seguiamo anche quelli delle superiori e, anche con loro, si cerca di trovare delle attività che li facciano crescere e facciano comprendere il loro ruolo sul territorio. La questione identitaria, in questo momento, è molto importante. Quasi tutti i ragazzi provengono da famiglie con un passato migratorio alle spalle e, di conseguenza, devono comprendere e costruire la loro identità. Cerchiamo di raggiungere questo target facendo fare loro delle esperienze, come ad esempio il laboratorio video, la traduzione di un cortometraggio dalla lingua araba all’italiano, la ciclofficina, l’arte terapia e, per i più piccoli, di lettura. Gli educatori sono sempre a loro disposizione, sia per supportarli dal punto di vista scolastico ma, soprattutto, per le altre dimensioni più relazionali”.
Quali sono i vostri auspici per lo sviluppo di questa attività? In che modo, chi lo desidera, può supportarvi su questo versante?
“Chi lo desidera, può supportarci in molti modi. Siamo sempre alla ricerca di volontari. Abbiamo un’equipe che costruisce il doposcuola anno dopo anno. I volontari hanno un’importanza fondamentale perché supportano gli educatori durante i pomeriggi e, per noi, è un aiuto incredibile per stare più vicini ai ragazzi ed essere per loro dei punti di riferimento. Auspichiamo che, il doposcuola ‘Braccio di Ferro’, possa essere sempre più una presenza significativa sul territorio di Baranzate il quale, sta subendo grandi cambiamenti. Le famiglie che usufruiscono di questo servizio hanno, sempre di più, una storia migratoria alle spalle, fanno fatica a parlare l’italiano e iniziano a provare ad integrarsi sul territorio. Vorremmo quindi che, il nostro doposcuola, possa essere un compagno di strada per chi vuole entrare veramente nel tessuto sociale del nostro territorio, integrandosi al meglio per il bene delle giovani generazioni”.