L’inclusione delle persone con disabilità e delle loro famiglie passa primariamente attraverso la vicinanza, la condivisione e l’aiuto nel superamento delle loro problematiche quotidiane, ma anche nel vivere insieme momenti di felicità.
L’esperienza di Cazzago San Martino
In provincia di Brescia, precisamente a Cazzago San Martino, quest’anno, la locale sezione di A.i.a.s., l’Associazione Italiana Assistenza Spastici, festeggia i quarant’anni di attività sempre al fianco delle persone con disabilità e delle loro famiglie, anche e soprattutto negli ultimi due anni, in cui la pandemia e la guerra in ucraina, hanno inasprito le problematiche preesistenti. Ciò non ha comunque impedito di agire sempre con empatia, altruismo e dedizione nei confronti del prossimo in difficoltà. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione, ha intervistato Angelo Bosio, presidente della sezione Aias di Cazzago San Martino.
L’intervista
Come nasce e che obiettivi ha la sezione Aias di Cazzago San Martino?
“L’Aias di Cazzago San Martino è nata nel 1982, come sottosezione di Aias Brescia. In quel periodo rivestivo la carica di assessore ai servizi e quindi, mi sono preoccupato di dare loro tutti gli spazi necessari. Così, la sottosezione, ha iniziato il suo cammino. Nel 1992/1993, il presidente fondatore, considerato che non rivestivo più la carica di assessore ma mi interessavo sempre di tematiche sociali, mi ha chiamato per chiedermi di dargli una mano. Dopodiché, sono entrato nell’associazione e, dietro suo volere, ho assunto la carica di vicepresidente. Gradualmente, siccome si dipendeva sempre da Brescia, ho proposto al direttivo dell’epoca, di istituire una sezione al fine di autogestirsi. Nel 1997, con l’autorizzazione della sede centrale di Roma, è stato rifatto lo statuto della sezione e il regolamento. Successivamente siamo diventanti una Onlus e abbiamo proseguito la nostra opera, cambiando diverse sedi prima di arrivare a quella attuale”.
Quali sono le attività che svolgete in favore delle persone con disabilità?
“Siamo partiti dando loro aiuto, sostegno e stando al loro fianco nel tempo libero attraverso l’organizzazione di soggiorni climatici al mare e in montagna, partecipazione a specifiche assemblee e alle feste di paese e, in occasione delle festività natalizie organizziamo il “Natale della Solidarietà” con una messa dedicata alle persone con disabilità e alle loro famiglie, feste e doni. Purtroppo, da due anni, a causa della pandemia, abbiamo dovuto tralasciare queste iniziative in presenza, ma non abbiamo mai abbandonato i nostri iscritti, stando loro vicino attraverso le visite e i colloqui con le famiglie. In questi anni, ho lavorato molto, per avere le carrozzine da dare in comodato d’uso, i deambulatori e gli altri ausili necessari. Otto anni fa, ad esempio, l’amministrazione, mi ha invitato ad effettuare dei servizi di trasporto di queste persone, in quanto loro avevano dei mezzi ma non il personale da destinare. Inizialmente ho cominciato io e successivamente, sono riuscito a mettere insieme un ottimo gruppo, tant’è vero che poi, allo stato attuale, siamo 27 persone che svolgiamo il servizio di trasporto dal paese agli istituiti dove queste persone si devono recare. Il servizio è svolto in convenzione con l’amministrazione che ci mette a disposizione i mezzi necessari”.
In questo periodo, l’emergenza dei profughi ucraini, sta assumendo grandi proporzioni, in che modo sta agendo la vostra sezione per aiutare la popolazione ucraina?
“Quest’anno, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, abbiamo partecipato alla richiesta di persone fidate, tra cui una persona di nazionalità ucraina, che mi ha chiesto se avessimo potuto dare una mano per le forniture di medicinali. Dopo aver discusso con il direttivo, abbiamo donato una certa cifra per il loro acquisto, sono stati consegnati nella massima trasparenza e correttezza e, i dieci medici che li hanno ricevuti ci hanno ringraziato”.
Quali sono i vostri desideri per il futuro?
“L’elemento migliore per oggi e per il futuro è lo spirito di solidarietà che si crea stando a contatto con le persone. Così facendo si impara ad approcciarsi alle persone con disabilità e ci si reca volentieri a svolgere le nostre attività. L’auspicio per il futuro è che, il volontariato, aumenti e venga incentivato, in particolare per le persone che vanno in pensione che, una volta superati i dubbi iniziali, sono contenti di essere al servizio delle persone. Il volontariato va aiutato, ma anche gratificato. Ciò significa riconoscere il valore di ciò che queste persone fanno gratuitamente stando loro vicino”.