Depressione, ansia, disturbi alimentari, insonnia e persino tentativi di suicidio. La ricerca medica ha evidenziato gli più effetti nefasti che le misure di distanziamento sociale e l’interruzione delle attività sportive, didattiche e culturali hanno avuto sui giovani e i bambini.
I nuovi “stili di vita” adottati da due anni a questa parte continuano a provocare danni alla strutturazione psicofisica dei bambini e spesso gli allarmi lanciati dalle istituzioni sanitarie e gli organismi per l’infanzia vengono silenziati nel frastuono del dibattitto muscolare sui vaccini e le decisioni politiche.
La pubertà precoce o anticipata
In questo già critico dello stato di salute dell’infanzia si aggiunge l’acuirsi del fenomeno della pubertà precoce o anticipata, osservato da ben 5 Centri di Endocrinologia pediatrica, che indicano fra le cause più probabili lo stress causato dall’isolamento e la sedentarietà. Lo studio osservazionale è stato coordinato dall’Ospedale Bambino Gesù e ha coinvolto i centri di Endocrinologia pediatrica dell’Ospedale Gaslini di Genova, del Policlinico Federico II di Napoli, dell’Ospedale Pediatrico Microcitemico di Cagliari e della Clinica Pediatrica Ospedale di Perugia. Sotto la lente è finito il semestre marzo-settembre 2020, durante il quale in Italia sono più che raddoppiate le pubertà precoci rispetto allo stesso periodo del 2019. In totale sono stati rilevati 338 casi contro i 152 dell’anno precedente, con un aumento pari al 122%.
Lo studio
Il fenomeno ha interessato soprattutto bambine di età intorno ai 7 anni. Lo studio prova a gettare luce sulle cause attraverso interviste telefoniche alle famiglie dei pazienti, che hanno fornito dati necessari per valutare anche i possibili fattori predisponenti. Uno dei fattori comuni che emergono nelle rilevazioni con i genitori dei pazienti è l’aumento dell’uso dei dispositivi elettronici da parte di quest’ultimi (PC, tablet, smartphone) nel 2020 rispetto al 2019. Più della metà delle famiglie delle pazienti osservate nel 2020, infine, ha riferito di cambiamenti nel comportamento (59%) e segnalato un aumento rilevante di sintomi correlabili allo stress (63%).
L’intervista
Per saperne di più abbiamo intervistato la dott.ssa Carla Bizzarri, dirigente medico del Reparto di endocrinologia del Bambino Gesù.
Dott.ssa Bizzarri come nasce questo studio?
“Lo studio è partito nella prima parte della pandemia, quando il lockdown ha costretto in casa milioni di italiani, in quel periodo abbiamo osservato l’aumento del numero di bambini che arrivavano al nostro ospedale con sintomi da pubertà precoce. Abbiamo raccolto i dati, li abbiamo segnalati poi ci siamo coordinati con altri cinque ospedali ed è emerso che il fenomeno, di per sé molto raro, era più che raddoppiato”.
E’ vero che si tratta di una disfunzione che colpisce maggiormente le femmine?
“Sì il fenomeno è presente nelle bambine con un rapporto di 9 casi rilevati su dieci rispetto ai maschi. Questo ci fa pensare che le femmine sono maggiormente suscettibili ai cambiamenti degli stili di vita e all’aumento della sedentarietà. Per i maschi il fenomeno è più legato invece a patologie organiche e predisposizioni genetiche”.
Quali elementi comuni sono emersi nei questionari sottoposti ai genitori di questi bambini?
“Allora le ricerche precedenti correlavano la pubertà precoce ai vari tipi di disagio tra cui l’aumento del peso corporeo ma con il questionario abbiamo visto che durante la pandemia il fattore comune è stato lo spiccato aumento del tempo passato davanti a schermi elettronici di qualsiasi tipo e una diminuzione dell’attività fisica. Il dato del peso in eccesso era già presenta nella letteratura sulla pubertà precoce, noi però abbiamo rilevato un aumento dell’appetito ma non associato ad un reale incremento del consumo di cibo spazzatura, l’indice di massa corporea di questi bambini non ha avuto aumenti consistenti”.
Quindi possiamo dire che le cause di questo boom di pubertà precoci vanno ricercate nella mancanza di attività fisica e di vita passata all’aperto?
“L’attività fisica regolare praticata all’aria aperta è alla base di una crescita fisiologica sana. Non possiamo affermare un sicuro nesso casuale tra l’uso dei dispositivi elettronici e alcune disfunzioni ma abbiamo osservato in tutti i casi in questione un aumento della sedentarietà e un maggior numero di ore settimanali passati davanti a dispositivi elettronici sia a causa della Dad sia per motivi di svago”.
Di quante ore parliamo?
“Almeno setto – otto ore al giorno e in alcuni casi anche di più, ripeto alle ore dedicato ai giochi elettronici, che per alcuni soggetti erano già troppe, si sono sommate quelle richieste dalle attività didattiche. Non possiamo demonizzare i dispositivi elettronici ma c’è sicuramente la necessità di approfondire gli effetti del loro uso prolungati nel tempo. Comunque consigliamo ai genitori di ridurre almeno tempo sui dispositivi dedicato allo svago visto che è impossibile rinunciare alle lezioni in dad”.
Dall’altra parte la dipendenza da dispositivi digitali è stata già dimostrata da molte ricerche…
“Senza dubbio ma qui ha giovato un ruolo chiave anche la situazione di stress legata alla pandemia. I sintomi da stress sono stati quelli che noi definiamo primum movens della patologia nei soggetti già predisposti. Allo stress vanno aggiunte tutte le concause che abbiamo elencato”.
Quando possiamo definire una pubertà precoce?
“Si definisce precoce quando inizia nelle femmine prima degli otto anni e nei maschi prima dei nove. E’ importante che i genitori vigilino sui cambiamenti fisiologici dei loro figli. Il corpo del bambino inizia a trasformarsi in adulto prima del tempo, con un’accelerazione dello sviluppo dei caratteri sessuali e una rapida chiusura delle cartilagini di accrescimento osseo: per effetto di questo processo, i bambini crescono velocemente in altezza, ma poi il picco si esaurisce e da adulti hanno una statura inferiore alla media. Se la diagnosi interviene precocemente è possibile usare dei farmaci per rallentare la pubertà”.