Lo scorso 9 agosto in Bielorussia si sono tenute le elezioni presidenziali le quali ufficialmente hanno confermato alla guida del paese il presidente uscente Aleksander Lukashenko con 80,23 per cento dei voti. Mentre invece la sua principale sfidante Svetlana Tikhanovskaya ha ottenuto il 9,9 per cento dei suffragi, dando avvio a numerose manifestazioni di protesta che hanno coinvolto moltissimi manifestanti. E che, allo stato attuale, continuano con notevole intensità con l’obiettivo di ottenere maggiore democrazia nel paese e contestualmente nuove elezioni.
Il presidente della Bielorussia
Aleksander Lukashenko divenne presidente della Repubblica bielorussa quando nel paese ebbero luogo le prime elezioni democratiche, nel 1994, e ha mantenuto ininterrottamente il potere fino ad oggi. Compiuta questa doverosa premessa è fondamentale ricordare che la storia della Bielorussia e quella del suo attuale presidente sono legate a doppio filo all’URSS, a titolo esemplificativo basti pensare che Lukashenko prestò servizio nell’esercito sovietico dal 1975 al 1977 e dal 1980 al 1982 e, terminato il servizio, venne eletto direttore di un sovchoz, ossia le aziende agricole statali create nei paesi dell’orbita sovietica a seguito della collettivizzazione delle terre, nel 1990 invece mosse i primi passi in politica venendo eletto al soviet della Repubblica socialista sovietica Bielorussa.
L’asse Mosca-Minsk
Allo stato attuale i rapporti tra Russia e Bielorussia sono molto stretti, sia dal punto di vista economico che sociale, si pensi ad esempio a due eventi estremamente importanti verificatesi in questi giorni: la discussione del possibile rifinanziamento di un miliardo di dollari di debito pubblico bielorusso da parte del primo ministro russo, Mikhail Mishustin, con il suo omologo bielorusso Siarhiej Rumas e, successivamente, la formazione – dopo la richiesta ufficiale da parte di Lukashenko a Putin – di un contingente di forze di polizia russe che, sulla base di due Trattati che legano i rispettivi paesi, forniranno assistenza alle forze dell’ordine bielorusse in caso di gravi disordini.
Appello al dialogo
Successivamente, alla luce di quanto precedentemente evidenziato, è fondamentale che in Bielorussia si attui un confronto reciproco tra i manifestanti ed il governo sotto la supervisione delle potenze internazionali con l’obiettivo di raggiungere la pace e dare concreto significato al termine democrazia sulla base delle lungimiranti parole pronunciate da Papa Francesco e ribadite dall’arcivescovo – metropolita di Minsk – Mogliev Mons. Tadeusz i quali hanno fatto un accorato appello al dialogo reciproco, al rifiuto della violenza e al rispetto della giustizia e del diritto.
Le parole-guida del Papa santo
In ultima istanza, per il raggiungimento della democrazia nel senso più alto del termine, è imprescindibile il raggiungimento della pace, a tal proposito è essenziale che, al fine di lasciarsi presto alle spalle questo difficile momento, ogni cittadino ed ogni esponente delle istituzioni bielorusse ed internazionali agisca tenendo ben presente il fulgido pensiero di papa Giovanni Paolo II, il quale era solito dire: “La pace non può regnare tra gli uomini se prima non regna nel cuore di ciascuno di noi”.