“Ognuno di noi ha un amico, un familiare, un parente che o è deceduto o è in malattia. Una generazione, quella più adulta è stata falcidiata. La nostra Università ha reagito con rapidità e con forza di volontà”, queste le parole con cui il Magnifico Rettore dell’Università di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini racconta a Interris.it la reazione della città e dei suoi studenti al Coronavirus.
Val Seriana, una generazione falcidiata
“Nel mio comune in Val Seriana, nel marzo 2019 ci sono stati 12 decessi, nel marzo del 2020 ce ne sono stati 90. Stiamo vivendo con sofferenza estrema quello che sta accadendo perché ci tocca a tutti in profondità. Ognuno di noi ha un amico, un familiare, un parente che o è deceduto o è in malattia. Una generazione, quella più adulta è stata falcidiata. La nostra università ha reagito con rapidità e con forza di volontà. Abbiamo deciso prima dei provvedimento governativi di sospendere l’attività didattica in presenza”.
Il ricordo, le mail degli studenti
“Il ricordo che mi è rimasto più impresso non sono stati i camion militari. Tra l’altro mi hanno detto che ci sono alcuni carri che sono stati portati in altre città ed ora i familiari sono alla ricerca dei propri cari defunti. Come bergamaschi abbiamo osservato tutto questo in profondo silenzio come simbolo di rispetto per quelle persone, vicine, che soffrono. Non abbiamo mai cantato dai balconi. Questo non vuol dire che ci sia polemica, tutt’altro. Però è un modo per far comprendere cosa sta succedendo. L’immagine che mi rimane più impressa sono le mail dei miei studenti. Io ho iniziato con loro un dialogo. Con tutti e 24mila. Ho colto l’occasione per fare delle riflessioni insieme. Quello che mi rimane più impresso, quindi, sono le loro risposte, le quali lasciano ben intendere cosa sta accadendo nelle case di questi ragazzi. Sono mail strazianti. L’ultima di una studentessa che mi ha scritto alle undici di sera dicendomi: ‘Oggi mio padre è morto, glielo volevo comunicare affinché lei potesse fare qualcosa per ricordarlo. Mio padre era un grande padre, un esemplare marito, un grande medico. Oggi sono morta con lui’. Era il medico delle carceri di Brescia, 58 anni. Mi è rimasta impressa la straordinaria capacità di reazione e di speranza nei nostri studenti. Ciascuno a suo modo lo ha espresso direttamente al Rettore. L’Università si è ritrovata al centro di una tempesta e, a fronte di questo limite, di questa tragedia, si è riscoperta una grande comunità”.
Lo studente Luigi e il Presidente Mattarella
“Un altro caso è quello di Luigi che aveva un mese fa il padre in terapia intensiva, mentre lui, la madre e il fratello positivi in quarantena. Mi scrive di stargli vicino, che si sarebbe impegnato nelle lezioni online. Io l’ho chiamato, abbiamo iniziato un dialogo. Il presidente Mattarella ha scritto a questo ragazzo. E il giorno in cui ha ricevuto la lettera del Capo dello Stato, il padre, per una pura e meravigliosa coincidenza, è uscito dalla terapia intensiva. Oggi è in sub-intensiva ed è a letto in recupero. Queste sono le vicende dietro la didattica online. Questi ragazzi mi hanno raccontato le loro storie di vita, le loro angosce, le loro preoccupazioni. Io ho chiesto ai miei professori anche di ridurre le ore di lezioni, perché questi ragazzi stanno attraversando una devastazione. L’università in questo territorio ha anche un responsabilità morale e sociale, quella di colmare un vuoto, riempiendo una giornata all’interno di una famiglia devastata dalla sofferenza”.
La notte prima della lezione online
“Oggi siamo quasi al 100% della didattica in remoto. Perché i docenti hanno raccolto il mio invito ad andare subito online con le lezioni. Ho ricevuto delle confidenze anche da parte dei docenti. Cosa stanno passando gli insegnanti, i quali a loro volta sono genitori, fratelli, figli? Non bisogna dimenticarlo. Si immagini professori ordinari, importanti, nell’ultima fase della loro carriera, che si sono preparati. Nel senso che, un professore ordinario non ha bisogno di altro che di organizzare il materiale. Ma ora, si mettono in discussione. Ricordate ‘La notte prima degli esami’ di Antonello Venditti? Ecco io credevo valesse solo per gli studenti. Invece qualche collega ha vissuto la notte prima della prima lezione online. Avevano timore nel misurarsi con uno schermo. C’è stato un riallineamento delle posizioni tra docente e studente”.
Le lauree online, l’importanza dei familiari
“Io per primo ho imparato la lezione. Ho appreso dai miei studenti moltissimo. Perciò, ho voluto presiedere le tesi discusse online. Mi sono messo la toga, l’ermellino. L’ho fatto per tre motivi. Per dare un messaggio ai colleghi. Per dare una testimonianza agli studenti: manteniamo le scadenza al punto che il Rettore si mette in gioco. Ho letto la formula di proclamazione, ma la hanno dovuta cambiare. Perché il Rettore non agisce in delega. Per ultimo, ritengo che bisogna veder da vicino cosa significa fare una discussione di tesi online. Ho scoperto che non conta la piattaforma, ma come si coglie l’opportunità. Il velo del mio retaggio culturale è caduto perché dopo la discussione di qualche studente, con cui abbiamo discusso in maniera molto formale, ho voluto rendere tutto più normale. Il candidato doveva rispettare dei criteri: essere in una stanza da solo, visibile in mezzo busto etc. Alcuni parenti avevano il link per potersi collegare per la pubblicità dell’esame. Ma, mancava una presenza fisica, quindi ho deciso di far chiamare nella stanza anche i familiari, per vedere la gioia, il calore. Un’aura di normalità”.