Il Papa emerito Benedetto XVI compie oggi 95 anni. “Proprio come nel 1937, il 16 aprile è Sabato Santo. “Joseph Ratzinger, nato nella notte, fu battezzato già al mattino dello stesso giorno. Con la ‘nuova’ acqua, appena benedetta”, sottolinea padre Federico Lombardi. Per la ricorrenza, la Fondazione vaticana Joseph Ratzinger omaggerà il Pontefice emerito nel monastero Mater Ecclesiae con il volume “Cooperatori della verità“. Curato da Luca Azzaro e dallo stesso padre Lombardi. E che raccoglie i contributi offerti dalle personalità che negli ultimi cinque anni sono state insignite del Premio Ratzinger.
La testimonianza di Benedetto
Il Papa dell’enciclica “Caritas in veritate” l’11 febbraio del 2013 ha rinunciato al ministero petrino. Di fronte a un evento così clamoroso, la reazione dei mass media
e il riflesso pavloviano dell’opinione pubblica si orientarono spontaneamente a immaginare un Ratzinger fragile. Incapace di andare fino in fondo. Malgrado questa raffigurazione contraddicesse la sua autentica fibra di difensore della Verità. Una determinazione testimoniata fino al gesto più estremo e radicale. Ossia l’abbandono del pontificato. Furono immediatamente riproposti da giornali e televisioni, come presagi dell’abdicazione, due interventi solenni di Joseph Ratzinger. Quasi fossero segnali anticipati di un’attitudine a non portare a termine la propria missione. Il primo discorso era una meditazione per l’ultima Via Crucis di Giovanni Paolo II al Colosseo. Nella solennità del venerdì Santo.
Contro la “sporcizia nella Chiesa”
“Quanta sporcizia c’è nella Chiesa. Quanta superbia. Quanta autosufficienza!“, tuonò il cardinale teologo. Al quale Karol Wojtyla aveva affidato l’elaborazione dei testi. E che da lì a poco sarebbe asceso al Soglio di Pietro. Parole che, dopo la rinuncia al pontificato, a molti suonarono come un segnale rivelatore. Per la cupa disamina della situazione ecclesiale. Per il fosco quadro di un contesto deteriorato. E quindi da risanare. Bonificare. Riformare. Interrogativi pesanti come macigni. “Quanto Cristo deve soffrire nella sua stessa Chiesa? Quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza. In quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante
volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui!
Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è
in tante teorie. Quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa. E proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione. Nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli. La ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è il più grande dolore del Redentore. Quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo,
il grido: Signore, salvaci“.
Aggrappato al Crocifisso
E, ancora, in un crescendo di preoccupazione e inquietudine, la preghiera rivolta direttamente a Cristo. Mentre il suo Vicario Giovanni Paolo II, giunto quasi al termine dei suoi giorni, ascoltava dalla cappella del Colosseo, aggrappato al crocifisso. Disse Joseph Ratzinger: “Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare. Una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta. Dopo tutte le nostre grandi parole. I nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa. Anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra. E Satana se la ride. Perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta. Spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato. Sei risorto. E puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi“.
L’autocritica coraggiosa di Benedetto
Un’autocritica coraggiosa. Che, poco dopo la Via Crucis, Joseph Ratzinger ribadì.
Condannando la “dittatura del relativismo” nella “Missa pro eligendo Pontifice“. La celebrazione in apertura del conclave. Stigmatizzò le “correnti ideologiche” che hanno agitato “la piccola barca dei cristiani”. E le elencò. “Marxismo. Liberalismo. Libertinismo. Collettivismo. Individualismo radicale. Vago misticismo religioso.
Agnosticismo. Sincretismo”. Non fece sconti il cardinale bavarese. E forse proprio questa franchezza spinse molti, dopo appena una manciata di votazioni, a eleggerlo Papa il giorno dopo la proclamazione del “fuori tutti”. In realtà, al di là delle fumose e dietrologiche interpretazioni ex post, la condanna ratzingeriana della sporcizia nella Chiesa è stata una lettura spirituale. Le cui ricadute sul modo di governarla di Benedetto XVI si riusciranno a valutare in tempi più lunghi. Così come l’intera portata del suo intenso pontificato.