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Una banca dati per non abbandonare nessuno

Un modello scientifico compara le caratteristiche delle voci: è lo stesso metodo biometrico utilizzato per confrontare le tracce di Dna

Voce e dati “in banca”. L’Intelligenza artificiale al servizio dei tribunali, con addestramento di una rete neurale a riconoscere se la voce dell’indagato è la stessa voce fra quelle intercettate durante le indagini. Il modello scientifico che compara le caratteristiche delle due voci e lo stesso metodo biometrico utilizzato per comparare le tracce di Dna presenti sulla scena di un crimine hanno dato vita a Intrepido, un sistema di nuova generazione sviluppato presso il Centro di ricerca interdisciplinare sul linguaggio (Cril) dell’Università del Salento (Dipartimento di studi umanistici), diretto dal professor Mirko Grimaldi. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista internazionale Speech Communication. “Nel sistema attuale la figura del perito fonico non è prevista dal legislatore e la riforma Cartabia non ha colmato la lacuna”, commenta il professor Grimaldi, “l’identificazione del parlante in ambito forense è spesso lasciata al fai da te, assegnata cioè a figure che non hanno nessuna formazione specifica. Per questo, ogni perito si sente libero di usare il metodo che preferisce (raramente basato su presupposti scientifici), e la sorte dell’indagato può finire nelle mani del caso. Ciò non dovrebbe mai avvenire nelle aule dei tribunali, dove invece sono richieste evidenze oggettive, al di là di ogni ragionevole dubbio.

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Foto di Kaleb Kendall su Unsplash

Risultati

I risultati ottenuti dal sistema che abbiamo sviluppato sono migliori di tutti gli altri attualmente in uso. Pertanto, Intrepido si propone come il sistema più affidabile di identificazione del parlante in campo forense e, grazie a questo strumento, magistrati, avvocati e periti hanno ora uno strumento in più per applicare i principi del giusto processo”. L’idea dei ricercatori salentini è stata quella di utilizzare una rete neurale, già scientificamente testata per altri scopi e a disposizione della comunità scientifica internazionale: SpeechBrain. La rete è stata “addestrata” a identificare le voci, estratte da YouTube, di oltre 7000 parlanti diversi (uomini e donne di età differente), i quali hanno prodotto oltre 1 milione di frasi, per circa 2.000 ore di registrazioni audio-video. Le lingue utilizzate sono state prevalentemente l’inglese (britannico e americano), il tedesco, il francese e l’indiano. I segnali audio utilizzati per addestrare la rete neurale sono stati degradati introducendo disturbi (rumore) caratteristico del mondo reale, come voci di sottofondo, risa, parlato sovrapposto, e altre tipologie di rumore. In questo modo le performance del sistema sono state migliorate. Gli studiosi del Cril hanno aggiunto una banca dati di voci rappresentative dell’italiano, ma anche di alcune varietà dell’arabo. Francesco Sigona e Mirko Grimaldi hanno testato il loro sistema seguendo un modello di validazione internazionale sviluppato da Geoffrey Morrison (Aston University, Birmingham) e da Ewald Enzinger (Stanford Research Institute, Silicon Valley). Sulla base di questo modello, la rivista Speech Communication ha pubblicato nel 2016 un numero speciale dedicato alla validazione di tutti i software attualmente disponibili a livello internazionale.

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Foto di maslme da Pixabay

Aiuto

Una banca dati per non dimenticare nessuno. L’associazione Penelope affianca le famiglie e gli amici delle persone scomparse con il suo supporto. E’ costituita da volontari che offrono il loro aiuto gratuitamente.  Raccoglie attorno a sé famiglie provate dal dolore per la scomparsa di un proprio caro. Le banche dati sono archivi di informazioni organizzate in modo tale da poter essere recuperate utilizzando specifiche tecniche di ricerca.”La banca dati del Dna è uno strumento che renderebbe possibile una più efficace risoluzione di taluni reati. Oltreché uno strumento davvero indispensabile per affrontare i casi delle cosiddette ‘persone scomparse’ – avverte Nicodemo Gentile-. La banca dati del Dna non si presenta come strumento a sé stante”. Infatti è concepita in modo da essere in sintonia con le banche dati degli altri paesi europei. La banca dati può anche ricevere dai laboratori della polizia scientifica e dei Ris dei carabinieri profili del Dna ottenuti dai reperti biologici acquisiti sulla scena del crimine e delle persone scomparse, consanguinei, cadaveri o resti cadaverici non identificati”. La Banca dati nazionale del dNA avrà al suo interno tre distinti e indipendenti database. Uno per il Dna proveniente da scene del crimine, uno per le persone scomparse e i resti cadaverici e uno per i soggetti previsti dalla legge. Da qui si capisce l’importanza di una banca dati del Dna aggiornata per consentire l’identificazione degli oltre 2000 corpi senza nome che giacciono negli obitori di tutta Italia.Foto di Julius Drost su Unsplash

Dati-verità

Il fenomeno delle persone scomparse è una piaga internazionale. Il 25 maggio 1979, Etan Patz, un bambino di 6 anni, sparì a New òYork. L’evento diede luogo alla nascita di un movimento per le persone scomparse, che portà allo sviluppo di nuovi metodi per favorire le ricerche, come le foto sui cartoni del latte, a metà degli anni Ottanta. In tributo alla scomparsa di Etan, il 25 maggio è stato dedicato alla Giornata internazionale dei bambini scomparsi, cui la Polizia di Stato ha partecipato anche quest’anno con tutta una serie di iniziative dedicate. La Direzione centrale anticrimine ha messo a disposizione di ragazzi e genitori un pieghevole informativo e un segnalibro, realizzati in collaborazione con la Direzione centrale per la Polizia scientifica e la sicurezza cibernetica, distribuiti dalle questure nelle scuole e nell’ambito di eventi pubblici. Insieme alla Fondazione Amber Alert Europe, attiva sui temi dei bambini scomparsi e a rischio, quest’anno la Polizia di Stato ha realizzato la campagna “Controlla. Rifletti. Denuncia… e non perdere tempo, chiama il numero di emergenza 112″ per diffondere consigli utili per i genitori che sperimentano il trauma della scomparsa di un bambino.

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Foto di Leon Seibert su Unsplash

App

In momenti così delicati, sapere quali passi intraprendere può fare la differenza. Per entrare in contatto con la Polizia di Stato è attiva l’App Youpol, che consente una diretta richiesta di assistenza alle sale operative delle questure, per episodi di violenza di genere, bullismo e spaccio di droga. L’App è attivabile su smartphone, tablet e computer e consente di trasmettere messaggi agli operatori delle sale operative. Ma non sostituisce in alcun modo i numeri di emergenza (112 Nue e 113) in caso di pericolo imminente. Per favorire le ricerche dei minori è disponibile il sito italiano per i bambini scomparsi https://it.globalmissingkids.org (accessibile anche da https://globalmissingkids.org/), gestito dal Servizio centrale anticrimine della Polizia di Stato, che è parte di una rete internazionale di 31 Paesi, coordinata dalla statunitense Icmec – International center for missing and exploited children. Per i casi di minorenni di cui si sono perse le tracce da lungo tempo, è possibile inserire le immagini age progression degli scomparsi. La Polizia ricorda che è anche attivo il numero unico europeo 116000 – Linea telefonica diretta per i minori scomparsi, affidato dal ministero dell’Interno alla gestione della Fondazione “Sos Il Telefono Azzurro Ets“. 

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