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Avanzato (Aias Partinico): “Il valore dell’inclusione e della legalità”

L'intervista di Interris.it a Francesca Avanzato, direttore amministrativo di Aias Partinico

Le terapie di riabilitazione per le persone con disabilità costituiscono un mezzo fondamentale per la cura e il miglioramento delle condizioni di salute e di ogni aspetto della quotidianità di ognuno, favorendo nello stesso tempo, il processo di inclusione.

L’esperienza di Aias Partinico

L’A.I.A.S., acronimo di Associazione Italiana Assistenza Spastici, è un’associazione privata senza scopo di lucro che svolge attività di riabilitazione e progetti di integrazione sociale per le persone con disabilità. È presente sul territorio italiano con oltre 150 sedi. A Partinico, cittadina siciliana dell’area metropolitana di Palermo, la locale sezione Aias, al cui vertice c’è la presidente Grazia Attardo, grazie a uno staff qualificato e alla valorizzazione del volontariato, realizza un’azione nell’ambito della prevenzione e alla cura dei disturbi legati al comportamento, all’apprendimento, ai deficit logopedici e a tutti gli aspetti esistenziali delle persone affette da disturbi del neurosviluppo, in una proprietà confiscata alla criminalità organizzata. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione e legalità, ha intervistato Francesca Avanzato, direttore amministrativo di Aias Partinico

© Aias Partinico

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha la sezione Aias di Partinico?

“La sezione Aias di Partinico si pone l’obiettivo di creare quanti più servizi possibili per le persone con disabilità del territorio. Siamo nati nel 2010 e, inizialmente, non avendo nessuna economia per dare avvio a un centro di riabilitazione, avevamo pensato di acquistare un pulmino per accompagnare i ragazzi ove necessitavano. Però ci siamo resi conto che c’era la necessità di aprire un centro sul territorio e abbiamo iniziato l’attività di fundrasing, chiedendo a diverse aziende e realtà del territorio delle donazioni che, con grande generosità, ci sono state date. Nel 2014 spinti dalla volontà di dare vita ad un centro di riabilitazione in quanto, prima, coloro che ne avevano necessità, dovevano recarsi a Palermo, distante 40 km da qui. Nel 2015, dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni sanitarie e dell’assessorato regionale competente, è arrivata la convenzione con l’Asp di Palermo e, da quel momento, eroghiamo le terapie riabilitative alle persone con disabilità sia nell’età evolutiva che adulti sul territorio. Questo è stato un risultato grandissimo. Le Aias sono un patrimonio per il territorio che tutti si devono tenere caro”.

Recentemente avete inaugurato un centro di riabilitazione in un bene confiscato alla criminalità organizzata. Quali attività svolgete? Che valore ha avuto per voi utilizzare questo bene per una finalità sociale?

“Il bene confiscato alla mafia l’abbiamo ottenuto dopo un lunghissimo percorso. Aias, che si pone un obiettivo etico importante sulla disabilità, ha sollecitato le istituzioni affinché venisse assegnato il centro diurno in un bene confiscato alla criminalità. Il percorso nasce nel 2013 e nel 2019, dopo la partecipazione a un bando ad evidenza pubblica dopo essere stati inizialmente esclusi ed aver fatto ricorso Tar, siamo stati riammessi alla gara. L’assegnazione di questo bene ha quindi un valore doppio, sia sotto il profilo della legalità che sociale. In riguardo alla valorizzazione della legalità facciamo molto; ad esempio, da quando il bene ci è stato assegnato, abbiamo iniziato una rete con gli istituti scolastici. In particolare, uno tra questi, ha partecipato a un bando inerente la pubblicazione dei beni confiscati alla mafia e gli alunni sono venuti a fare delle interviste e dei report in quanto, ogni anno, vengono fatti degli specifici bandi al fine di educare i ragazzi alla legalità. All’interno di questo percorso bellissimo, le studentesse e gli studenti vengono a visitare il centro e a conoscerlo. C’è poi il grande valore sociale che è fondamentale. Le famiglie vengono sgravate da un peso importante. Gli utenti che accedono al nostro centro hanno un’età media di quarant’anni e, di conseguenza, nella maggior parte dei casi, i genitori hanno dagli ottanta ai novant’anni. Alleviare le fatiche di queste famiglie è bellissimo. Inoltre, la parte più bella, è costituita dalla creazione delle attività per le persone con disabilità, che si sentono appagati e felici del fatto di essere inseriti in un contesto sociale. Nelle mura del centro diurno abbiamo scritto una frase del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a cui teniamo molto ed è la mission che ci poniamo, la quale recita: ‘Il livello di civiltà di un popolo e di uno Stato si misura anche dalla capacità di assicurare alle persone con disabilità inclusione, pari opportunità, diritti e partecipazione a tutte le aree della vita pubblica, sociale ed economica.’ I ragazzi del centro, in ossequio a questo pensiero, escono e partecipano alla vita pubblica, insieme alla gente del territorio. Qualche tempo fa, ad esempio, hanno partecipato all’inaugurazione della locale caserma dei Carabinieri, fanno attività di educazione stradale e all’interno di un maneggio avvicinandosi agli animali. In altre parole, entrano nelle aziende del territorio e le vivono, come si fa nella normalità e nessuno rimane escluso”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione di inclusione?

“Il nostro auspicio per il futuro è continuare a lavorare e cambiare la visione e l’approccio nei confronti della disabilità. Vogliamo fare il modo che ci sia un punto di vista più inclusivo. Nell’ambito lavorativo, ad esempio, quando portiamo i ragazzi all’interno di una pasticceria, sarebbe bello far sperimentare loro un’esperienza lavorativa e non più solamente dal punto di vista assistenziale. Molte delle persone che si rivolgono a noi hanno delle doti speciali e belle, ma spesso non c’è nessuno che da loro la possibilità di esprimerle”.

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