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Autismo e discriminazione: c’è ancora tanta strada da fare

Un episodio scioccante, che ha coinvolto un gruppo di ragazzi affetti da autismo e che, necessariamente, deve farci riflettere

Risale a pochi giorni fa un triste fatto di cronaca occorso nell’area di servizio Rubicone est sulla A14, all’altezza di Savignano sul Rubicone, in provincia di Forlì. Qui alcuni ragazzi affetti da autismo, di ritorno da un periodo di vacanza in Molise con i loro educatori, dopo essersi accomodati negli appositi tavolini all’aperto per consumare il pranzo al sacco, sono stati allontanati in malo modo da un addetto al distributore di benzina il quale asseriva che tali posti fossero riservati ai clienti che effettuavano una consumazione nell’autogrill, a tal punto gli educatori hanno insistito per acquistare qualcosa per ognuno dei ragazzi all’interno del sopracitato esercizio commerciale ma, purtroppo, l’addetto si è dimostrato inflessibile e i ragazzi si sono dovuti allontanare.

Autismo, la necessità d’inclusione

Tanto premesso, alla luce di quanto descritto, urge una riflessione profonda sul tema della disabilità e della necessità di attuare componenti connotati da profonda empatia, in quanto è fondamentale ricordare che – specialmente in questo periodo segnato dalla pandemia da Covid-19 – abbiamo il dovere morale di diventare una società maggiormente inclusiva nei confronti delle persone con fragilità affinché le stesse possano esprimere appieno le proprie attitudini e ispirazioni e si possa neutralizzare nel contempo la cosiddetta stigmatizzazione aprioristica che – sovente – è dettata da una scarsa conoscenza della disabilità nel suo complesso.

Un insegnamento da trarre

In particolare, per quanto riguarda la vicenda in oggetto, le scuse del gestore dell’area di servizio correlate alla volontà di effettuare una donazione all’associazione protagonista di questa spiacevole vicenda rappresentano un passo avanti. Ma, per trarre un insegnamento maggiormente proficuo da questo episodio, sarebbe oltremodo proficuo e arricchente dal punto di vista morale e umano se il dipendente che ha attuato questa condotta svolgesse del volontariato con questi magnifici ragazzi. Ciò permetterebbe di generare un processo di conoscenza reciproca che eviterebbe senza dubbio il ripetersi di certi comportamenti in futuro e nel contempo conferirebbe maggiore e più concreta attuazione al pensiero di Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la Pace nel 1980: “La grande ricchezza dell’umanità sta nella solidarietà”.

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