Più attenzione sull’autismo in tempo di pandemia

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Il 2 aprile si celebra la Giornata Mondiale della consapevolezza dell’Autismo che è stata istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2007.  Obiettivo, far luce su questo tipo di disabilità e contestualmente promuovere la ricerca, contrastare la discriminazione, l’isolamento ed incentivare il miglioramento dei servizi destinati all’uopo.

In particolare – secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio Nazionale Autismo che funzionalmente afferisce all’Istituto Superiore di Sanità – si stima che questa patologia colpisca in media 1 bambino su 77 con un trend in aumento.

Rispetto a quanto precedentemente esemplificato è utile ricordare che quest’anno, questa importante iniziativa, si celebrerà in concomitanza con l’emergenza sanitaria da Covid-19 in atto la quale ha fortemente penalizzato i diritti delle persone con disabilità nel campo dell’assistenza medica e sociale. E’ per questo imprescindibile che le stesse possano continuare ad avere accesso alle forme di assistenza necessaria e contestualmente possano realizzare i propri diritti, anche e soprattutto in questo frangente, denotato dal distanziamento sociale attraverso l’incentivazione all’utilizzo di una tecnologia totalmente accessibile ed inclusiva.

Successivamente, alla luce di quanto precedentemente esemplificato è fondamentale che – vista la diversità dei quadri clinici delle persone affette da autismo – le istituzioni preposte diano vita ad un modello diverso di medicina, maggiormente in grado di coniugare le varie caratteristiche delle persone con le evoluzioni del sapere medico – scientifico. Ciò attraverso una proficua sinergia con le famiglie, al fine di porre in essere una presa in carico a 360 che consenta la piena autodeterminazione della persona con autismo nella società.

In ultima istanza, per realizzare quanto sopra detto è fondamentale che il Sistema Sanitario Nazionale potenzi enormemente l’organizzazione dei servizi per l’età evolutiva attraverso soprattutto una omogeneità dei servizi offerti dai diversi Servizi Sanitari Regionali. Questo nell’ottica di una maggiore inclusione sociale, lavorativa e umana che consenta alle persone affette da autismo di realizzare i propri sogni e le proprie abitudini senza alcun ostacolo, facendo così crescere moralmente e umanamente la società intera ricordando sempre il fulgido pensiero di San Francesco d’Assisi che disse: “E’ nel dare che riceviamo”

 

Christian Cabello: