“L’armonia degli sguardi”, l’importanza di incontrare il prossimo autenticamente

Le sfide del nostro tempo, dalla crisi economica alla passata pandemia, dalle guerre al cambiamento climatico, affrontati nell’intervista di Interris.it a Emiliano Manfedonia, presidente nazionale delle Acli e autore del libro “L’armonia degli sguardi”

Foto di Moshe Harosh da Pixabay

Le sfide che la contemporaneità lancia ad ogni cittadino richiedono risposte articolate da parte della società civile la quale, ogni giorno, deve dare dimostrazione tangibile del significato dell’essere prossimi verso coloro che stanno attraversando un momento di difficoltà. La pandemia globale vissuta negli anni scorsi, le guerre alle porte d’Europa e gli effetti dei cambiamenti climatici ci richiamano ad un’azione globale, imperniata sulla fraternità, in grado di mettere al centro le persone e i loro volti. Interris.it, in merito a questi temi, ha intervistato il dott. Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli e autore del libro intitolato “L’armonia degli sguardi”, con prefazione di padre Giacomo Costa ed edito da Edizioni San Paolo.

“L’armonia degli sguardi” di Emiliano Manfredonia (@ Acli)

L’intervista

Presidente, recentemente ha dato alle stampe il libro “L’armonia degli sguardi”. Che messaggio ha voluto lanciare?

“Ho voluto lanciare molteplici messaggi ma, quello principale, è di speranza. Essa nasce dal riconoscersi: sguardo a sguardo e volto a volto. Ho trovato questa chiave di lettura con l’intento di interpretare le difficoltà che viviamo nel nostro tempo, in uno scenario di guerre e instabilità internazionale. Ad oggi, spesso, il noi, soccombe all’io e, il lavoro, a volte, fa rima con lo sfruttamento. Il mondo è complesso, ricco di nuove sfide, come ad esempio l’Intelligenza Artificiale e in cui, la politica, fatica ad avere uno sguardo lungo. Dobbiamo guardare a tutto questo con speranza, gioia e fede. Ho voluto scriverlo nel libro, molto intimo, in quanto parte dai miei sguardi e da quelli che ho la fortuna di ricevere nelle Acli, le quali mi permettono di incontrare molte persone, realtà diverse e anche fragilità”.

L’epoca che viviamo è fortemente segnata dall’emergere di nuove fragilità. In che modo, attraverso lo sguardo dell’altro, possiamo lenirle?

“Il pensiero di Don Italo Mancini, che è stato un teologo molto importante dell’Università di Urbino, mi ha ispirato. Egli diceva: ‘non dobbiamo guardare l’altro per farlo soccombere, nemmeno con sguardo compassionevole perché lo vogliamo aiutare. Dobbiamo metterci volto a volto’. Quest’ultimo è la parte più scoperta e vulnerabile di ognuno di noi. Dobbiamo usare gli occhi per guardare, le orecchie per ascoltare e la bocca per parlare con il nostro prossimo. Questa armonia ci dona la possibilità autentica di incontrarci con l’altro”.

Papa Francesco, nel corso del suo pontificato, ha esortato più volte ad uscire e a “consumare le suole delle scarpe” per incontrare il prossimo. In che modo si può fare ciò?

“Mi rifaccio al messaggio che, Papa Francesco, ci ha donato in occasione degli 80 anni delle Acli. Non occorre guardare alla quantità di ciò che si fa, ma allo stile sinodale, connotato dal camminare insieme, dalla democrazia e dalla pace. Questi valori racchiudono lo stile Aclista”.

Che messaggio vorrebbe lanciare ad un lettore che si accinge a leggere il suo libro?

“Premetto che, quello che i lettori andranno a leggere, è un testo particolare ed è composto da capitoli molto vari. Spero che possa essere gradito e lasciare loro il gusto di aprirsi allo sguardo dell’altro”.