L’area giochi per l’inclusione sociale alla Kalsa di Palermo

© Addiopizzo

Nella piazza dove sono cresciuti i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino altri due giochi arrivano ad arricchire l’area attrezzata per i bambini alla Kalsa di Palermo. Nell’antico quartiere arabo della città siciliana il nuovo scivolo e il nuovo bilico, un’altalena basculante composta da una trave oscillante che funziona grazie a un meccanismo di leve, a disposizione dei più giovani sono il frutto della generosità delle donazioni di dieci imprenditori e commercianti che hanno deciso di dire no al racket delle estorsioni e di dire sì invece all’implementazione dell’area giochi realizzata già sei anni fa in piazza Magione, nel cuore della Kalsa. Uno spazio rigenerato si rigenera quindi ancora, in un processo a cui hanno preso parte anche i giovani impegnati in attività di giustizia riparativa in carico all’Ufficio di servizio sociale per i minorenni di Palermo, a cui è spettata la manutenzione dei giochi installati nel 2016. “I luoghi di aggregazione sono fondamentali per la garanzia dei diritti, lo spazio pubblico rigenerato dal basso è un potente strumento politico”, spiega a Interris.it Lorenza Strano, operatrice di Addiopizzo, l’associazione di volontariato palermitana nata per la promozione della cultura antimafia e per il contrasto alle estorsioni.

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Addio pizzo

Come siamo arrivati al parco giochi alla Kalsa di Palermo è il risultato di un processo che questo movimento nato dal basso 18 anni fa percorre ampliando il suo sguardo, il suo raggio d’azione, le sue aree d’intervento e la sua rete sul territorio, che coinvolge le istituzioni, il tessuto economico-produttivo-commerciale, altre realtà del terzo settore e soprattutto le persone del posto. Tutto ha avuto inizio nell’estate del 2004, quando un gruppo di giovani palermitani tappezza le strade centrali del capoluogo dell’isola con degli adesivi che recitano “un intero popolo che paga il pizzo è  un popolo senza dignità”. Un gesto forte e coraggioso, in una città che ha pagato un elevato prezzo di vite umane nella lotta alla mafia. L’anno seguente il Comitato Addiopizzo diventa un’associazione di volontariato impegnata nell’assistenza alle vittime di estorsione e nella promozione della cultura della legalità sia andando a parlare nelle scuole che lanciando la pratica collettiva del consumo critico. Coinvolge i cittadini nell’acquisto dei loro beni presso quegli esercizi commerciali e a rivolgersi a quegli imprenditori che si sono opposti, che hanno resistito, che non si sono piegati alle ingerenze criminali. L’iniziativa “Pago chi non paga” coinvolge all’inizio un centinaio di commercianti di Palermo e della provincia che dichiarano pubblicamente di non pagare il pizzo e di essere pronti a denunciare qualora gli venisse chiesto. “Si tratta di aderire a un modello di economia pulita, etica”, illustra Strano, “per combattere il fenomeno delle estorsioni abbiamo capito che dovevamo pensare a nuove azioni, oltre che pensare all’accompagnamento delle vittime, aprendoci così sempre di più alla cittadinanza”.

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Giochi, rigenerazione e inclusione sociale

Addiopizzo arriva per la prima nel quartiere Kalsa nel 2006, con la festa/fiera pizzo-free per fare incontrare gli imprenditori della rete di consumo critico e le persone del posto. L’associazione comprende come poter far progredire ancora la prima strategia di lotta all’illegalità. “Abbiamo allargato il nostro sguardo e il nostro impegno anche all’inclusione sociale, andando ad agire all’interno dei territori per evitare che i giovani finiscano in situazioni di criminalità, di devianza o di povertà educativa”, continua l’operatrice. Nel 2014 viene lanciata l’“Addiopizzo card”, una “carta fedeltà” utilizzabile presso i negozi aderente alla rete che offra la possibilità di ottenere uno sconto “etico” – cioè una percentuale della spesa va in un fondo condiviso destinato a un investimento collettivo. Questo diventa l’area giochi in piazza Magione, dove dieci anni dopo esserci stato per la prima volta Addiopizzo inaugura lo spazio realizzato grazie a un processo di progettazione partecipata fatta da studenti e insegnanti della scuola Amari-Ferrara-Roncalli, in collaborazione con le associazioni che sostengono la campagna “Sport popolare in spazio pubblico” e il Comune di Palermo. “Era la prima volta che ci impegnavamo in questa attività e ci inorgoglisce che il territorio ci abbia dato la sua risposta in un luogo dal portato simbolico molto grande, la piazza dove sono cresciuti i giudici Falcone e Borsellino”, racconta Strano. L’intervento di rigenerazione urbana ha permesso di creare uno spazio adatto ai più piccoli, ma che è anche luogo di ritrovo per i ragazzi del quartiere, per le mamme che vanno a prendere i figli a scuola o per le nonne che escono con i nipotini.

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“L’area giochi non è mai stata danneggiata in nessun modo, probabilmente perché la comunità si è sentita parte del progetto fin dall’inizio, avendo partecipato al processo in maniera inclusiva, ma le strutture si erano usurate per via di una scarsa manutenzione da parte del Comune e dall’uso improprio da parte degli adulti che vanno lì ad allenarsi perché manca una parte destinata allo sport”, prosegue l’operatrice. “Ora abbiamo inaugurato altri giochi, uno scivolo e un bilico, realizzati grazie alle donazioni degli imprenditori della rete”, aggiunge Strano. L’iniziativa è stata inoltre resa possibile dalla collaborazione con la cooperativa Rigenerazioni Onlus e l’associazione Lisca Bianca (fautori del progetto “Svolta all’Albergheria!” sostenuto da Fondazione con il Sud), i partner del progetto “Sport popolare in spazio pubblico” (anche questo sostenuto da Fondazione con il sud), la cooperativa Palma Nana e il prezioso ruolo dell’Istituto comprensivo “Rita Borsellino”. “Tutto questo però non può essere sufficiente”, sottolinea l’operatrice di Addiopizzo, “se la pulizia e la cura di piazza Magione da parte del Comune non vengono rilanciate, come sta accadendo nelle ultime tre settimane, dando loro continuità per superare le condizioni di incuria che hanno caratterizzato tale spazio negli ultimi anni”.

Lorenzo Cipolla: