Anziani: la società è cambiata, ma il loro valore resta

Le parole Francesca Francia di Atla - Associazione Tempo Libero Anziani, in  occasione della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani

francesca francia - anzia
A sinistra Francesca Francia. Foto a destra di John Moeses Bauan

Il tema “Nella vecchiaia non abbandonarmi” scelto da Papa Francesco per la V Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, indica come molto spesso accada che la nostra società non riconosca la funzione degli anziani, quali portatori di un prezioso patrimonio, sia culturale, sia di esperienza.

L’intervista

Interris.it ne ha parlato con Francesca Francia di Atla – Associazione Tempo Libero Anziani,  realtà nata per le persone della terza età, per farli sentire “giovani ed attivi” e per combattere la solitudine.

Francesca, la condizione dell’anziano all’interno della società è cambiata. Che cosa è accaduto per arrivare a pensare che gli anziani siano uno scarto?

“Al giorno d’oggi i figli sono schiavi di ritmi frenetici e le esigenze dei genitori diventano un impegno extra che, con l’allungarsi dell’età media, è diventato faticoso e oneroso, e di conseguenza l’anziano può diventare un peso. Si tratta di un approccio culturale sbagliato e che non tiene conto che gli anziani invece, desiderano condurre una vita dignitosa e partecipare alla vita sociale e culturale del Paese”. 

L’estate è un periodo in cui la solitudine si amplifica. Che cosa fate voi come associazione per stare vicini agli anziani? 

“Offriamo ai nostri soci la possibilità di partecipare a soggiorni marini e gite in cui gli anziani possono socializzare e le famiglie si possono alleggerire. Inoltre, siccome la solitudine non ha stagioni,  da settembre a maggio ogni domenica pomeriggio organizziamo feste danzanti perché crediamo che il ballo, oltre ad essere un valido esercizio fisico, dona anche uno stato di benessere”.

“Quali sono le lamentele maggiori che le persone anziane avanzano nei confronti della famiglia?

“Vorrebbero essere chiamati più spesso e trascorrere con i figli più tempo. Noto sempre una forte dignità nella persona anziana, che nella maggior parte dei casi non chiede per non essere di peso. Inoltre, la burocrazia si è digitalizzata, diventando fuori portata per un over 75, ma il Paese in cui viviamo non si chiede, quante persone anziane sono in grado per esempio, di seguire le segreterie telefoniche automatiche, di fare prenotazioni via internet e di svolgere pagamenti on line”. 

Gli anziani di oggi in cosa sono diversi rispetto a quelli di qualche ventennio fa?

“Mi chiedo che cosa accadrebbe se un 75-80enne di trenta o quaranta anni fa incontrasse un suo coetaneo di oggi. Il primo rimarrebbe di certo esterrefatto dalla vitalità del secondo. L’alimentazione più attenta, un servizio sanitario migliore, una quantità maggiore di conoscenze scientifiche ha allungato l’età media, tanto che possiamo parlare di ringiovanimento senile. Inoltre, gli over 75 odierni hanno una reattività mentale superiore a quanto accadeva ai loro coetanei di qualche ventennio fa e sono più svelti nel dialogare e nel ragionare. Penso che vent’anni fa le persone fossero molto concentrate sul lavoro e la famiglia e una volta andati in pensione percepissero un certo grado di smarrimento nel non avere più un ruolo sociale, dato dal lavoro, Le giornate della meritata pensione venivano vissute con monotonia e grigiore, facendo scivolare l’anziano verso una certa passività, che si trasformava, poi, in forme di depressione e di emarginazione. I nuovi anziani invece, coltivano interessi già prima di andare in pensione, oltre che ad avere una maggior attenzione sull’importanza dell’attività motoria per un invecchiamento più sano”. 

Quale è il valore degli anziani nella nostra società e come si può far emergere?

“Da un lato aiutano figli, sia a livello economico e sia pratico a gestire la vita quotidiana, dall’altro, le persone anziane rappresentano una risorsa di memoria e di esperienza inestimabile, che può formare le giovani generazioni. Gli anziani hanno un valore enorme e loro stessi devono avere il coraggio di mettersi in gioco e di proporsi nelle associazioni per prestare volontariato. Inoltre, anche la scuola dovrebbe aprire le porte a progetti che facciano incontrare le generazioni, chiedendo per esempio ai ragazzi di insegnare l’uso del computer ai nonni e agli over 75 di mostrare come si giocava una volta”.