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Annalisa Minetti, una donna fuori dal comune

L’intervista alla vincitrice di Sanremo nel 1998, sportiva e non vedente in procinto di condurre il programma “Io Talent Europe”

È la voce più cristallina del panorama musicale italiano. Nel 1998 il pubblico la consacra vincitrice del Festival di Sanremo con il brano “Senza te o con te”: da allora Annalisa Minetti si fa conoscere per le sue doti artistiche e per la splendida persona che è, conquistando tutta Italia. La Minetti si contraddistingue anche per un’altra delle sue passioni: lo sport. Infatti la cantautrice è un’atleta paralimpica delle Fiamme Gialle, ottenendo anche varie medaglie. Una donna fuori dal comune, dotata di autoironia e innamorata della sua famiglia: di suo marito Michele Panzarino, noto ricercatore scientifico e fisioterapista, e dei suoi due figli Fabio ed Elena. Adesso, Annalisa è pronta per nuove avventure: sta per partire con suo nuovo tour in giro per l’Italia: l’anteprima, a Roma, è stata un successo. Ma le sorprese non finiscono qui, perché la cantautrice è pronta per la presentazione di Io Talent Europe e si sta preparando per la nuova competizione paralimpica del 2024, a Parigi.

Da qualche giorno è finito l’Eurovision. Quando ha vinto Sanremo, lei però non partecipò. Come mai?

«L’Eurovision è uno show che fa tanti ascolti e all’epoca la Rai non mi ha mandata perché non volle l’Italia in gara, però sono contenta perché il pubblico mi ha premiata e mi è bastato quello. Poi l’anno scorso sono stata contenta della vittoria dei Maneskin e quest’anno con la Pausini alla conduzione l’Italia è stata degnamente rappresentata al meglio, perché considero Laura la regina della musica italiana».

A proposito, che ricordi ha di quel periodo in cui ha vinto il Festival?

«Ricordo la mia ingenuità, ero spavalda e non avevo paura di nulla. Direi che mi sono buttata a occhi chiusi».

Le  piacerebbe ritornare sul palco del Teatro Ariston?

«Non lo so».

E partecipare ad un reality come ha fatto ultimamente Manuel Bortuzzo?

«Personalmente non sono d’accordo che la disabilità debba essere sinonimo di normalità. Mi piace tutto ciò che è specialmente abile. Ho apprezzato molto Manuel perché ha un cuore grande e sinceramente non ho visto nessuna disabilità».

Che mamma è Annalisa Minetti?

«Ho avuto sempre l’istinto materno e all’inizio mi sono ben allenata con le mie sorelle e i miei fratelli. Mi considero capace, competente e autorevole, mai autoritaria perché secondo me non si addice al ruolo di madre. L’unica cosa che mi da fastidio è che i ragazzi non studiano a scuola e portano una valanga di compiti a casa: questo sottrae molto del loro tempo libero che potrebbero sfruttarlo, a mio parere, investendo nello sport. Vorrei che ci fosse una scuola come i college americani»

Durante il lockdown come ha vissuto la convivenza a tempo pieno con la sua famiglia?

«Artisticamente, come tutti i miei colleghi, ho sviluppato dei progetti e presto li metterò in atto. Come madre, amo stare a casa e condividere con la mia famiglia il quotidiano, amo cucinare, fare sport con loro. Devo dire che questa pausa dalla vita sociale mi ha fatto riflettere molto sul concetto di famiglia che spesso perdiamo e trattiamo male».

Come descriverebbe la sua famiglia?

«Come una canzone, senza stonature. La mia famiglia è coesa, intonata e armoniosa. Quando siamo discordanti cerchiamo di venirci in contro dicendoci belle parole. Ci occupiamo l’uno dell’altro e soprattutto la cosa fondamentale è avere tanto rispetto, aspetto fondamentale per l’educazione dei ragazzi. Insomma è una famiglia comune e semplice»

E il rapporto con i suoi figli?

«Fabio ha ormai quattordici anni, fa il liceo artistico ed è un omone alto un metro e ottanta, Elena ha compiuto da poco quattro anni. Lui è nella fase critica dell’adolescenza perché si sta approcciando a essere un uomo, ha un carattere chiuso e riservato, ma nonostante tutto ha sempre bisogno di me. La più piccola è l’opposto, estroversa e già ha un’attitudine pazzesca per lo spettacolo: canta e balla tantissimo».

È una mamma chioccia?

«Assolutamente. Voglio che facciano le loro scelte, a volte siamo in contrasto ma voglio che i miei ragazzi si assumano le proprie responsabilità e capiscano bene come prendere le giuste decisioni».

Mentre di suo marito cosa dice?

«Lui è la radice della nostra famiglia, ha un impostazione militare e universitaria e quello che mi piace di lui è la sua sensibilità nel farmi capire cose che a me sfuggono o che non percepisco immediatamente. È molto protettivo e capace di tutelare quello che abbiamo fatto insieme».

Come riesce ad essere madre, artista e pure una professionista nello sport?

«Già essere madre è la più grande palestra del mondo. Io mi alleno tre ore al giorno e sono seguita dal mio team, finisco vado a casa mi faccio aiutare dalla tata che per me è una sorella, passo il tempo con i miei figli e nel pomeriggio mi dedico alla musica. Quando loro non vanno a scuola mi seguono in tour. Adesso mi sto allenando per rappresentare l’Italia nelle Fiamme Gialle al Triaton di Parigi nel 2024.

Per i suoi familiari la sua disabilità ha mai rappresentato un problema? 

«Per nulla, anzi sono stata io la prima a dirgli di poter scherzare su questo. Infatti, loro mi prendono in giro e io allo stesso tempo mi faccio prendere in giro. Ho sempre voluto che in casa ci fosse dell’autoironia sulla mia problematica».

Ora però grazie a degli occhiali riesce a vedere.

«Sì, al momento porto degli occhiali soprattutto in casa per essere un po’ più autonoma. Durano circa due ore e si possono ricaricare. Finalmente posso leggere qualche fiaba a mia figlia Elena, anche se crescendo le piace più l’horror. Prima facevo finta di leggere e inventavo qualche storia, lei se ne accorgeva e mi faceva notare che avevo il libro girato sottosopra. Adesso è tutto diverso».

Si parlava anche di un microchip. 

«In realtà è più il mio oculista che lo vuole, si devono fare ancora delle  prove più accurate prima di poterlo impiantare. Questa non è la cosa primaria per me in questo momento. Io ormai ho raggiunto un equilibrio con me stessa: vedere è come vedo io. Oggi mi farebbe paura aprire gli occhi e vedere la realtà, diventerei meno attenta a ciò che mi colpisce nelle persone. Per questo dico sempre che la fortuna è cieca».

Che progetti ha per il futuro?

«Partirò presto con i miei musicisti. Da Salerno andremo poi in tutta Italia proponendo vecchi miei brani e nuovi ma anche delle cover in versione acustica. È tutto un po’ più sofisticato: un modo di raccontare la mia vita nel dolore. Poi presenterò per la prima volta un talent in giro per l’Europa alla ricerca di nuovi artisti. E sto lavorando ad un programma Tv, mio, in cui voglio raccontare che la vita è un diritto di tutti».

C’è altro ancora che dobbiamo sapere?

«Beh sto studiando per prendere un’altra laurea, questa volta in Psicologia dello Sport. Mio marito ha quattro lauree e un dottorato e io non voglio essere da meno. Lui studia sempre, io sono un po’ più lenta, mi piacciono le sfide».

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