Angelo 2.0: la pizzeria inclusiva grazie al linguaggio dei segni

L'intervista di Interris.it a Luca Vagnini, responsabile della pizzeria Angelo 2.0 di Fano, un progetto innovativo che valorizza l'inclusività attraverso un menù nella Lingua dei Segni Italiana (LIS) e dà lavoro a persone diversamente abili

Foto: Cooperativa Contatto

Un menù nella lingua dei segni, un’idea innovativa che ha preso vita nella pizzeria Angelo 2.0 di Fano. Gestita dalla cooperativa Contatto, attiva nel supporto e inserimento lavorativo per situazioni socialmente disagiate, la pizzeria accoglie persone con diverse fragilità, tra cui Ion, un giovane sordo che ha contribuito significativamente alla realizzazione di questa iniziativa. Il menù tradotto in LIS e accessibile tramite QR code rappresenta un passo concreto verso l’inclusività nel settore della ristorazione. Ma non è l’unica proposta inclusiva in programma! Interris.it ne ha parlato con il responsabile della pizzeria, Luca Vagnini, del comitato direttivo della Cooperativa Contatto di Fano.

L’intervista a Luca Vagnini della pizzeria Angelo 2.0

Come è nata l’idea di aprire una pizzeria che utilizza la lingua dei segni?

“La pizzeria è un progetto della cooperativa Contatto, attiva da cinque anni, che si occupa di inserimento lavorativo per situazioni sociali disagiate. Accogliamo diverse forme di fragilità tra i nostri collaboratori, inclusa quella di Ion, un ragazzo sordo. Ion ha iniziato con noi presso l’Emporio, una nostra attività che offre prodotti tipici e alimentari biologici locali. Grazie a un progetto di alternanza scuola-lavoro con l’Istituto d’Arte di Fano, abbiamo deciso di valorizzare Ion, esperto di lingua dei segni, traducendo il menù della pizzeria in LIS (Lingua Italiana dei Segni)”.

Come gestite concretamente le ordinazioni nella lingua dei segni?

“Nei nostri menù è stato inserito un QR code, accessibile a chiunque, incluso chi è sordo. I clienti sordi possono inquadrare il QR code con il loro cellulare e accedere a una serie di video, dove Ion spiega ogni piatto in LIS. Questo approccio ha avvicinato la nostra realtà a quella dei sordi, offrendo loro un’esperienza inclusiva e personalizzata nel nostro ristorante”.

Quale risposta avete ricevuto dai clienti sordi e dai clienti normodotati?

“Abbiamo ricevuto numerosi feedback positivi sia da associazioni di sordi sia da privati cittadini che hanno riconosciuto il valore dell’inclusività dell’iniziativa”.

Quali sono i vostri progetti futuri?

“Stiamo lavorando per ampliare questo approccio inclusivo redigendo un menù in BRAIL per i clienti non vedenti. Viviamo costantemente di progetti: siamo stati il primo ristorante in Italia a integrare l’attività di ristorazione con l’inclusione sociale. Attualmente, siamo un team di 13 persone, tra cui diversi individui con fragilità. Gestiamo un ambiente inclusivo che accoglie diverse forme di fragilità, tra cui difficoltà cognitive, fisiche e sociali”.

Hai vissuto momenti particolarmente significativi in questi anni?

“Ogni giorno ci sono momenti commoventi e significativi. Lavorare con ragazzi che affrontano sfide personali e professionali è un impegno che va oltre il semplice lavoro di ristorazione. La soddisfazione arriva quando raggiungiamo i nostri obiettivi mensili e vediamo i clienti soddisfatti, dimostrando che è possibile unire l’imprenditorialità con l’inclusione sociale. Un esempio il nostro che potrebbe essere esportato anche ad altre realtà che si occupano di ristorazione”.