Giovani e politica, un binomio conciliabile? A settembre si voterà per il referendum e in alcune regioni e comuni, per me sarà la prima volta e così sto cercando di informarmi e orientarmi per esprimere un voto consapevole. Nel farlo mi sono domandata quanti ragazzi siano realmente interessati alla politica e soprattutto quanto la politica prenda in considerazione la mia generazione che poi è quella che vivrà sulla propria pelle le decisioni che si stanno prendendo in questo momento e che sarà chiamata a sua volta a guidare il Paese. Su tutto questo interris.it ha intervistato Andrea Borello, un ventenne appassionato di politica e attivista del movimento fridaysforfuture.
Quanto oggi i giovani si interessano di quel che accade nel mondo?
“Dipende. Secondo me esistono dei temi a cui i giovani si sentono vicini, come hanno dimostrato le proteste contro il razzismo e per l’ambiente, ma su molte altre tematiche c’è un disinteresse generale e una disaffezione verso la cosa pubblica che è difficile da colmare”.
Sono i ragazzi a non interessarsi alla politica o la politica a non considerare i giovani?
“Entrambe le opzioni sono vere. I giovani non vanno dalla politica e la politica non va dai giovani. Credo si tratti di un circolo vizioso.
Mi sento di evidenziare una generale pigrizia giovanile nel cercare informazioni, ma bisogna riconoscere che la politica e l’attualità ci vengono raccontate sovente in modo complicato e poco comprensibile. Inoltre la politica spicciola risulta spesso sporca, poco attraente, con protagonisti di un’età media superiore ai 65 anni, cose che non spingono noi giovani ad avvicinarci. La battaglia di #fridaysforfuture o quella di #Blacklivesmatter invece hanno dimostrato che tematiche di grande attualità raccontate nel modo giusto, spesso attraverso i social, possono coinvolgere un enorme numero di giovani”.
Cosa consiglieresti a un politico per arrivare veramente a parlare ai giovani?
“Gli consiglierei molte cose. In primis di lasciar più spazio nella politica ai giovani, che più facilmente riescono a comunicare con i loro coetanei. Poi gli consiglierei di parlare più spesso e con più serietà di tematiche giovanili, come la scuola o l’ambiente, con un linguaggio meno politichese e con proposte più coraggiose. E infine di parlarne ovviamente anche sui social. Salvini, piaccia o meno come idee politiche, su questo aspetto ha lungimiranza”.
L’ambiente si è imposto come tema mondiale grazie anche al fridaysforfuture. Qual è stata la forza di questo movimento?
“Secondo me la sua forza è stata di essere un movimento di giovani, senza molto da perdere, ma con molto da guadagnare. Senza secondi interessi, ma con un unico grande ideale, con un entusiasmo e una perseveranza diversi da quello che si può ottenere da molti adulti, e con una capacità digitale impossibile da sottovalutare. Pochi movimenti nella storia sono scesi in piazza in tutte le maggiori città del mondo in maniera continuativa ogni settimana per più di un anno, senza mai disertare. Infine la figura di Greta Thunberg, attivista di soli 16 anni, ha contribuito enormemente alla notorietà e alla forza del movimento”.
Sei molto attivo su tik tok, un social di cui si discute molto ultimamente… cosa ti piace e cosa ti permette di fare?
“Sì, è vero. Quasi per sbaglio mi sono trovato a fare il “tiktoker”. Inizialmente credevo che parlare di politica su un social in cui imperversano video di balletti e canzoni in playback non avrebbe avuto molto successo, ma la realtà mi ha smentito. Per me è stata la dimostrazione del fatto che tematiche serie, complicate, da tutti definite “da adulti”, se proposte in un format giovanile, come quello che provo a realizzare su TikTok, possono arrivare a centinaia di migliaia di ragazzi. È questo il bello: mi permette di fare la mia piccola parte nell’informare ed educare politicamente tanti piccoli cittadini che altrimenti non guarderebbero nemmeno un telegiornale e che, chissà, forse anche grazie ai miei video, un domani saranno cittadini ed elettori più consapevoli”.