La difesa dell’ambiente come ponte fra fede e scienza. Suor Roberta Vinerba dirige l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi. “Dobbiamo rispondere a delle domande, che sono quelle che ci rivolge Papa Francesco – sottolinea la teologa-. Nell’enciclica Laudato Si’ e nell’esortazione apostolica Laudate Deum, Jorge Mario Bergoglio chiede un ossequio, un’obbedienza. La questione che pone non è solo sull’ecologia ma quella della gestione del potere. Cosa è e come si esercita il potere e quanto impatta sul creato”. Il problema, aggiunge suor Roberta, è l’individualismo: “Dio crea tutto e attraverso l’uomo e il suo lavoro. Crea le condizioni per mantenere in equilibrio il creato. La terra va fatta fruttificare. Non va sfruttata come vorrebbe la cultura cresciuta nel mondo industrializzato. L’uomo è come il fattore, deve amministrare il campo. Ma poi deve rendere contro al Padrone, a Dio, creatore del giardino in cui viviamo”. L’uomo è parte del creato: “Il problema è la frattura che si è creata nelle relazioni fra umanità e natura. L’uomo di oggi si ritiene illimitato. Considera il potere come un paradigma tecnocratico. Consiste nel pensare il bene e la verità sboccino dal potere stesso della tecnologia. Legandosi al mito del progresso che lo considera come l’unica possibilità di sviluppo. Questa attività rischia di portare all’autodistruzione. Al cuore della relazione fra l’uomo e il creato deve esserci un cambiamento culturale delle persone”.
Tutela dell’ambiente
Un tema che unisce riflessione etica e mobilitazione civile. “L’adozione definitiva della Nature Restoration Law è un passo fondamentale per il futuro del Green deal europeo, frutto anche di una mobilitazione italiana ed europea di associazioni, ricercatori, società civile per una grande campagna per la tutela della natura”, affermano 32 associazioni italiane. Legambiente, Wwf Italia, Greenpeace, Lipu, Italia Nostra e altre sigle hanno aderito alla campagna promossa da oltre 300 realtà del volontariato per l’approvazione della legge europea (o regolamento) per il ripristino della natura. “Sette milioni di cittadini raggiunti in Italia”, evidenziano le ong. Un milione di cittadini firmatari della petizione europea, 6mila scienziati, oltre 100 grandi imprese europee e centinaia di organizzazioni non governative. Sono alcuni dei numeri della mobilitazione che ha contribuito all’approvazione della legge. Evento paragonabile per importanza a quella delle direttive Habitat e Uccelli. “Ci sono almeno due aspetti di questa vicenda – dichiarano le associazioni – che vanno evidenziati. Il primo è il segnale dato dalla società civile, che ha espresso fortemente il bisogno di centralità della natura e dell’ambiente in genere rispetto alle politiche europee come dimostrano le percentuali schiaccianti di cittadini dichiaratisi a favore della legge (con il 75% in Europa e ben l’85% in Italia)”.
Crisi ecologica
“Il secondo aspetto è il valore del provvedimento approvato- aggiunge il ‘cartello’ pro ambiente-. L’opera di ripristino prevista dalla nuova legge è vastissima. Interessando almeno il 20% del territorio europeo terrestre e marino e, in ultima analisi, il 90% degli habitat minacciati, dalle zone umide al mare agli ambienti agricoli, alle città, oltre che agli insetti impollinatori, agli uccelli, alla biodiversità in genere, in un arco di tempo che va da qui al 2050“. La crisi ecologica, al pari di quella climatica, mette seriamente a repentaglio la stabilità dell’economia mondiale, condizionata dallo stato di salute dei sistemi naturali. Nasce in questo scenario il Nature Positive Network, primo network italiano di imprese impegnate concretamente in azioni a favore della natura, su iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Po. Al network in Lombardia ha aderito Simbiosi. Azienda leader italiana nello sviluppo di tecnologie e soluzioni per trasformare le filiere industriali e il territorio in una risorsa per la lotta ai cambiamenti climatici. L’idea è di contribuire alla diffusione in Italia di un’economia nature positive, capace di migliorare lo stato di conservazione degli ecosistemi e l’adattamento del nostro territorio ai cambiamenti climatici. Creando le condizioni per una economia più resiliente e competitiva.
In rete
“Giugno 2024 è un mese che ricorderemo per il fatto che è stata approvata una legge della comunità europea Nature Restoration Law. Uno dei pilastri portanti dello European Green Deal – spiega Piero Manzoni, amministratore delegato di Simbiosi -. In questo contesto è importante sottolineare che i territori sono caratterizzati da quello che ci sta sopra. Cioè dalle attività umane e antropiche. Questi attori solitamente sono disconnessi gli uni dagli altri. E vivono senza poter mettere a fattor comune le risorse che tutti utilizzano. Il territorio così non beneficia di questa comunanza. In questa direzione lavora Simbiosi. Mettendo in rete tutti gli attori con l’unico obiettivo di restituire al territorio inteso come risorsa. Lottando contro i cambiamenti climatici e per la sostenibilità economico-finanziaria“. La Nature Restoration Law allargherà l’azione in questa direzione. L’innovazione del regolamento Ue è il passaggio dalla tutela degli ambienti naturali europei di valore naturalistico, al garantire una nuova funzionalità agli ecosistemi degradati e ai territori. Anche attraverso la tecnologia. “Noi la definiamo circolarità sistemica. In questo senso partecipiamo al Nature Positive Network, iniziativa lanciata dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e dall’autorità di bacino del Po, una delle zone più produttive al mondo nell’agroalimentare e tra le zone in cui i sistemi sono più a rischio – puntualizza Manzoni -. Da qui l’importanza di dare resilienza idrogeologica e naturale ai territori. Le direzioni sono due: adattarsi alla nuova condizione climatica e la mitigazione degli aspetti di impatto dell’uomo sulla natura”.
Circolarità
Anche il presidente nazionale di Terra Viva, Claudio Risso commenta il via libera della Ue alla legge sul ripristino della natura. “L’approvazione finale da parte del Consiglio europeo della Nature restoration law, legge sul ripristino della natura, sorprende nella tempistica e nei contenuti – sostiene Risso-. Nonostante i miglioramenti introdotti rispetto alle versioni iniziali, ancora una volta sembra sia stata fatta una scelta ideologica che vede contrapposti ambiente e agricoltori. Un’ambiguità di principi e norme che sembra mettere in contrapposizione il Green Deal con il mondo della produzione agricola. E ciò non è tollerabile. Gli agricoltori sono custodi e alleati dell’ambiente, non avversari”. Questa approvazione di fatto, secondo Risso, costituisce positivamente uno degli elementi chiave della strategia europea sulla biodiversità. Ma al contempo richiede obiettivi troppo vincolanti, come quelli che pongono ai Paesi membri gli obiettivi di ripristinare entro il 2030 almeno il 30% degli habitat. Così come indicati nel regolamento. Portandoli da cattive a buone condizioni, come foreste, praterie, zone umide, fiumi e laghi, e il 90% entro il 2050. Controllando la continuità sul ripristino“. La natura è “in allarmante declino”. Ma il lavoro degli imprenditori agricoli può e deve contribuire proprio alla sfida della transizione ecologica. Per farlo serve un’Europa con una governance più partecipata e senza approcci ideologici. Che sappia ascoltare con maggiore costanza le parti sociali. E riconosca più potere negoziale alle associazioni agricole.