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Sos ambiente. Ecco perché non bastano più le “mezze misure” nella protezione della natura

L’ambiente non può più attendere. La protezione delle natura è a un bivio. Federico Spadini è il responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace Italia. “L’Europa ha un disperato bisogno di decarbonizzare il settore dei trasporti- spiega Spadini-. Ma l’Unione Europea ha perso un’occasione d’oro. Ora sta ai singoli Paesi impegnarsi. Per ridurre l’uso dell’automobile. Potenziare il trasporto pubblico. E rendere più vivibili le città in cui potersi spostare in modo sostenibile”. Dunque, “ripensare il sistema dei trasporti significa andare verso una vita migliore. Dove la salute del Pianeta si muove di pari passo con quella di tutti noi che lo abitiamo.

Impegni climatici

Aggiunge Federico Spadini: “Dobbiamo innanzitutto elettrificare i trasporti. E abbandonare i combustibili fossili se vogliamo rispettare gli impegni climatici presi dall’Italia. I motori elettrici dovranno essere più efficienti. Così come le batterie”. E dove l’energia elettrica non basterà a soddisfare i consumi? “Dovremo fare affidamento su quote più piccole di biocombustibili sostenibili e combustibili sintetici. Ricavati da energia rinnovabile- precisa Spadini-. Il grosso del risparmio in termini di emissioni, inoltre, arriverà da interventi per aumentare l’efficienza energetica del settore”. Ad esempio producendo auto più piccole e leggere. Convertendo quote significative di trasporto su strada e aereo in trasporto su rotaia .E investendo su forme di mobilità pubblica, condivisa e attiva (bici e piedi) a zero emissioni

Emergenza-ambiente

Martina Borghi è la responsabile della campagna Foreste di Greenpeace Italia. Afferma Borghi: “Chiediamo una normativa ambiziosa. Per intervenire sul mercato comunitario. Affinché non venga venduto o finanziato da istituzioni Ue alcun prodotto legato alla deforestazione. Al degrado forestale. Alla distruzione della natura. O alle violazioni dei diritti umani  L’obiettivo è contrastare davvero la crisi climatica in corso. Perciò non è il momento di adottare mezze misure nella protezione della natura”. L’Italia ha tra i tassi più alti di immatricolazione di veicoli a livello europeo. Con 64,4 veicoli ogni 100 abitanti. Greenpeace si chiede, quindi, che senso abbia questo primato. Dal momento che questi veicoli rimangono per la maggior parte del tempo fermi. E sono spesso usati da una sola persona alla volta. A livello mondiale, poi, il 50% della superficie delle città è occupata da strade e parcheggi. “Passiamo il tempo imbottigliati nel traffico. Con Roma al terzo posto di questa sfortunata classifica. In media 166 ore all’anno perse in coda?”, sottolinea Spadini.

Corsa contro il tempo

“Troppo tardi” lo stop alle auto diesel e benzina. E “debole” il testo della normativa contro la deforestazione. Questo il pensiero di Greenpeace sull’esito del Consiglio Ambiente dell’Unione europea. L’accordo per mettere fine alla vendita di automobili a motore endotermico nel 2035 arriva troppo tardi. Questa operazione “dovrebbe invece avvenire entro il 2028”. Ciò per consentire all’Europa di rispettare gli obiettivi dell’accordo di Parigi. I governi, inoltre, hanno aperto la porta a “un’ulteriore promozione di carburanti sintetici costosi e inefficienti”. E “hanno previsto eccezioni sul phase-out delle auto di lusso”. In Italia alcuni segnali sono incoraggianti. Ad esempio l’impegno dei sindaci a costruire “bike lane”. O il bonus mobilità per l’acquisto di biciclette anche elettriche. “Purtroppo però sono molti di più i provvedimenti e i soldi pubblici impegnati a favore di chi inquina- precisa Spadini-. C’è ancora a livello governativo chi propone di offrire incentivi per comprare auto a diesel e benzina”.

Ambiente e salute

La Germania è la “vera patria dell’automotive europeo”. E “persino lì questi veicoli inquinanti sono stati esclusi dagli incentivi quando si rottama un vecchio mezzo“, evidenzia Spadini. E tutto ciò considerando che la vendita di queste auto andrebbe interrotta entro il 2028. Per “contribuire davvero alla lotta contro la crisi climatica“. Il 2035, quindi, è “troppo tardi“. Una corsa contro il tempo. Mentre “siamo ancora impegnati a uscire dalla crisi sanitaria una volta per tutte“. Perciò “non dimentichiamoci che i trasporti hanno un grande impatto sulla nostra salute. Oltre che su quella del clima”. Lo confermano, ad esempio, i dati sul biossido di azoto. Prodotto soprattutto dalle auto. In particolare dalle vetture diesel. “Contribuisce a più di 14.000 morti premature all’anno“, conclude il responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace Italia.

 

Giacomo Galeazzi

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