I passi del cammino sinodale per salvare l’Amazzonia

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La foresta amazzonica si estende per oltre 6 milioni di km quadrati e lambisce la superficie di nove paesi sudamericani: Venezuela, Perù, Brasile, Colombia, Ecuador, Suriname, Guyana, Guyana francese e Bolivia. Questa area naturale è una delle più importanti della Terra in quanto possiede una ricchissima biodiversità correlata ad una encomiabile varietà di culture che comprende anche numerose comunità indigene.

Amazzonia, terra di conflitto

Tanto premesso, questo bellissimo polmone verde del Pianeta, negli ultimi anni è assurto sovente agli onori delle cronache per il cosiddetto agro – business – ossia le monoculture intensive finalizzate all’esportazione e l’allevamento intensivo di bestiame – che hanno portato ad un conflitto tra le comunità autoctone e coloro che praticano l’agro – business.

In particolare, secondo i dati riportati nell’Atlante dei Conflitti Socio Territoriali presentato nella cornice del IX forum sociale panamazzonico da un gruppo di studiosi egregiamente coordinati dalla Commissione per la Pastorale della Terra, nei soli anni 2017 e 2018, vi sono stati nell’area amazzonica 167.559 conflitti socio territoriali che hanno provocato 118 omicidi, 351 arresti, 400 casi di sfratti che spesso hanno portato alla distruzione delle abitazioni della popolazione autoctona per far posto a impianti minerari e petroliferi che, sovente, hanno portato ad una contestuale deforestazione.

Al fianco del popolo

Alla luce di quanto precedentemente esemplificato, pochi giorni fa, durante la prima riunione della Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia, magistralmente presieduta dal cardinale Claudio Hummes, sono stati posti alcuni obiettivi, in proficua sinergia con il Coica – Coordinamento delle organizzazioni indigene del bacino amazzonico. La necessità di essere al fianco del popolo delle diverse etnie e delle comunità in quanto le stesse sono la base della sinodalità.

E oltre a ciò sono stati affrontati i diversi problemi che attanagliano quest’area del Pianeta in particolare l’emergenza Covid-19 che ha causato oltre 1700 morti e 58 mila casi e contestualmente a ciò la drammatica incidenza dei cambiamenti climatici, dell’agricoltura e degli allevamenti intensivi in questo territorio con l’auspicio che, con il contributo di tutti, si possa ripristinare l’equilibrio e l’armonia tra gli esseri umani e la foresta amazzonica in questo difficile frangente segnato dalla pandemia da Covid-19.

Un fulgido esempio

In conclusione, è utile ricordare che in questo territorio, dal 1988 al 2017, ogni anno sono stati persi oltre 12 mila km quadrati di foresta ed è quindi fondamentale ed imprescindibile preservare la biodiversità con il contributo di tutti in ossequio al fulgido pensiero di Papa Francesco espresso nell’Enciclica Laudato Sì: “Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”.

Christian Cabello: