Durante il periodo di isolamento sociale forzato dovuto alla pandemia da Covid-19 le persone con disabilità e le relative famiglie sono stati sottoposti a una prova estremamente dura, in quanto, al fine di limitare il diffondersi di ulteriori focolai di contagio, è stata disposta la chiusura di CSE, CDD e la riduzione dei servizi di assistenza domiciliare, questo fattore ha portato al venir meno di molti contatti sociali e punti di riferimento al di fuori del contesto familiare, ma, nonostante ciò, questo ha comportato in moltissimi casi all’attuazione di una rete di sostegno informale, che, grazie al contributo di tanti volontari generosi ha reso il cosiddetto lockdown meno gravoso per le persone con disabilità e le rispettive famiglie.
Allo stato attuale, nel pieno della cosiddetta Fase 2, è imperativo perpetuare i proficui esempi di solidarietà informale e, nel contempo, procedere alla graduale riattivazione dei servizi educativi e di cura che venivano garantiti precedentemente, ovviamente garantendo rigorosi standard di sicurezza, quali ad esempio: un minore afflusso di utenti, utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, il mantenimento della distanza sociale e lo screening degli utenti e degli operatori sanitari addetti attraverso l’esecuzione a tappeto di test sierologici e tamponi al fine di prevenire nuovi focolai di infezione da Covid -19.
Alla luce di questa premessa, è fondamentale che le istituzioni preposte – in primis stato e regioni – unitamente a tutti gli operatori pubblici e privati del cosiddetto terzo settore devono attuare delle strategie condivise unitamente a dei protocolli operativi congiunti al fine di procedere alla celere rimodulazione dei servizi di assistenza e cura alla luce delle emergenze sanitarie in atto, quali ad esempio: istituzione in ogni provincia italiana ove non già presenti i tavoli tecnici di confronto permanente tra ATS, ASL, Uffici di Piano dei Comuni coinvolti ed enti del Terzo Settore al fine di raccogliere le istanze pervenute dalle persone con fragilità e procedere al conseguente sinergico miglioramento dei servizi erogati, in seconda istanza, considerato l’approssimarsi della stagione estiva.
Sarà fondamentale, al fine di coadiuvare le famiglie nel processo educativo, procedere celermente alla riattivazione dei cosiddetti centri estivi, ponendo particolare attenzione ai bambini con disabilità che devono essere inclusi in una graduale ripresa della socialità, come peraltro previsto dalle linee guida del DPCM emanato il 17 maggio 2020, successivamente – vista la situazione emergenziale – sarebbe propedeutico provvedere ad un incremento del fondo per le non autosufficienze, il quale allo stato attuale è stato incrementato di 90 milioni di euro per l’anno in corso, ciò costituisce un primo passo importante, ma sarebbe necessario un maggior stanziamento di risorse, al fine di migliorare ulteriormente la qualità della vita delle persone con disabilità e delle rispettive famiglie dopo questo periodo connotato da forti difficoltà, in terza istanza, in questo particolare frangente, sarebbe auspicabile che le istituzioni preposte fornissero gratuitamente – o quantomeno a prezzi calmierati – dispositivi di protezione individuale alle persone con fragilità, in quanto gli stessi, in questo particolare periodo sono comparabili agli ausili necessari per l’espletamento della vita quotidiana, in particolare per quanto concerne le disabilità sensoriali e, a titolo esemplificativo si segnalano le persone non udenti, che, per poter continuare a condurre una normale quotidianità in questo frangente necessitano di dispositivi di protezione individuale in materiale trasparente per poter comunicare ed essi sono di difficile reperibilità, per questo è auspicabile un ulteriore sforzo corale al fine di sopperire a queste carenze.
In conclusione, è fondamentale che, in questa fase due, si creino i presupposti fondativi di un nuovo modello di società ove l’altruismo, l’empatia e l’inclusione divengano valori fondamentali e imprescindibili, nella quale vi sia concreta attuazione al pensiero di Albert Einstein, il quale era solito dire: “Soltanto una vita vissuta per gli altri è una vita che vale la pena vivere”.