“Agricoltura e allevamento per il futuro”: una storia di inclusione in Uganda

Senghor

Foto © Africa Mission

L’Uganda è un Paese dell’Africa orientale senza sbocchi sul mare e si trova all’Equatore. Per merito delle sue bellezze naturali e della sua biodiversità, il Paese viene anche descritto come “Perla d’Africa”. La capitale del paese è Kampala e i suoi abitanti sono 37,6 milioni.

I cambiamenti climatici in atto

Negli ultimi anni l’Uganda sta vivendo sulla propria pelle i devastanti effetti del cambiamento climatico, che, come sottolinea anche l’Indice Globale della Fame 2023, ha un impatto diretto e significativo sull’insicurezza alimentare. Sebbene l’Uganda sia meno colpito dalla siccità prolungata che caratterizza i Paesi del Corno d’Africa, negli ultimi anni le regioni settentrionali e orientali del Paese stanno sperimentando un andamento delle piogge imprevedibile e scostante. Questo porta con sé diverse problematiche dal punto di vista della sicurezza alimentare nella regione, in quanto la popolazione – prevalentemente dipendente dall’agricoltura – si ritrova con raccolti insufficienti a garantire un’alimentazione adeguata durante la stagione secca.

L’impegno di Africa Mission

La situazione del paese, soprattutto nel nord est a causa dei repentini cambiamenti climatici, è contrassegnata da una grande povertà economica e sociale, nei confronti della quale, diverse Ong, cercano di agire. Una di queste è “Africa Mission”, fondata da Vittorio Pastori, segretario laico dell’allora vescovo di Piacenza, mons. Enrico Manfredini e operante in Uganda dall’inizio degli anni ’70 in favore della popolazione in difficoltà, attraverso svariate attività. Interris.it, in merito a questa esperienza di solidarietà e al progetto denominato “Agricoltura e Allevamento per il futuro: costruire la resilienza climatica per la sicurezza alimentare nelle comunità delle regioni della Karamoja – Uganda”, ha intervistato il dottor Carlo Ruspantini, direttore generale di “Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo”.

Un villaggio ugandese (© David Mark da Pixabay)

L’intervista

Dottor Ruspantini, come nasce e che obiettivi ha il progetto “Agricoltura e Allevamento per il futuro”?

“In qualità di ‘Africa Mission cerchiamo di mettere a frutto una presenza pluriennale in Uganda, ove siamo presenti da cinquant’anni e, da trenta, operiamo con la popolazione Karimojong che, in questo periodo, da seminomade sta diventando stanziale. Il progetto intende favorire una prospettiva di futuro a questa popolazione che, in totale, ammonta a un milione e trecentomila persone. Migliorare la capacità di coltivazione significa incrementare la capacità di gestione delle famiglie, dare loro una possibilità di far crescere i propri figli e, di conseguenza, donare loro una prospettiva. La progettualità nasce da una lunga collaborazione con le autorità locali, finalizzata ad intercettare i bisogni reali e più sentiti dalla popolazione. Insieme a loro cerchiamo soluzioni, al fine di introdurre le novità necessarie per garantire un futuro a questo popolo”.

Quali sono i vostri auspici futuri per lo sviluppo di questo progetto? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione in Uganda?

“Le nostre prospettive per il futuro sono che, le famiglie che stiamo aiutando e con le quali si sta facendo un cammino insieme, possano migliorare la capacità di coltivare, sia nei campi che negli orti. Vogliamo offrire qualcosa di sostenibile da trasmettere ai loro figli, come hanno fatto in precedenza con le colture proprie del seminomadismo e dell’allevamento. È possibile aiutarci diventando volontari in Italia, per sostenerci nell’opera di sensibilizzazione e solidarietà che, partendo da vicino, può arrivare lontano. Inoltre, sul nostro sito, sono riportate tutte le modalità possibili per supportarci. Abbiamo bisogno di far crescere una cultura della responsabilità e della riconoscenza. Quelli che noi mettiamo a frutto sono talenti che ci ha dato Dio e dobbiamo metterli a disposizione degli altri”.

Christian Cabello: