L’Africa, con quasi duecento milioni di fedeli in rapida crescita, costituisce ormai il 17% della cattolicità. Si chiama Africa Mission Cooperazione e Sviluppo ed è il Movimento caritativo presieduto dal parroco piacentino don Maurizio Noberini. A fondarlo è stato don Vittorio Pastori. Figura fondamentale nell’impegno solidale della Chiesa in Africa. Nato a Varese nel 1926, nei primi anni Cinquanta aveva avviato un ristorante nella sua città. E proprio lì aveva conosciuto nel 1966 monsignor Enrico Manfredini. Che poi diventerà vescovo di Piacenza. Don Vittorio fu nominato prima amministratore della basilica. Della tipografia diocesana. E delle opere parrocchiali. E poi segretario amministrativo della mensa vescovile, economo del seminario e direttore di una casa di esercizi spirituali. Visitò in quegli anni diversi Paesi africani. Dal Kenya alla Tanzania fino all’Uganda.
Africa come vocazione
Dai viaggi in Africa scaturì l’urgenza di portare un aiuto immediato a quelle popolazioni. E così nel 1972, insieme ad alcuni amici, don Vittorio fonda l’associazione Africa Mission. A cui si affianca, dieci anni dopo, l’ong Cooperazione e Sviluppo. Si tratta del “braccio operativo” del Movimento. Che fin da subito realizza nuovi pozzi di acqua potabile in Uganda e ripara quelli esistenti. Ordinato sacerdote nel 1984 dal vescovo di Gulu, monsignor Cipriano Kihangire, don Vittorio fa progredire il Movimento. Migliaia di pozzi realizzati e riabilitati nella regione poverissima del Karamoja, in Uganda. A cui si affiancano numerose altre attività realizzate. Nell’ambito dell’educazione. Della formazione. Del settore socio-assistenziale. Dell’emergenza. E dell’accoglienza.
Il grido della povertà
“L’insegnamento di don Vittorione è sempre forte. Anche a 28 anni di distanza dalla sua scomparsa”, spiega il direttore di Africa Mission Cooperazione e Sviluppo. Aggiunge Carlo Ruspantini: “il suo esempio ci richiama a non essere sordi al grido di chi nel mondo è condannato a diventare sempre più povero. Di chi è ultimo nel diritto ad avere una vita dignitosa. Da guadagnarsi attraverso un lavoro che gli garantisca non un reddito di sussistenza, ma un’esistenza degna. Di chi non ha le stesse opportunità di cura e di tutela della salute per sé e per la sua famiglia. Don Vittorione ci ha insegnato ad ascoltare tutti loro. Ma ci ha insegnato anche che solo il rispetto. La non violenza. E la condivisione portano la vita”. Per questo don Vittorione viene ricordato in tutto il mondo. Oltreché a Piacenza. Dove Africa Mission Cooperazione e Sviluppo è iniziata e ha la sua sede principale. E nelle ramificazioni del Movimento.
L’appello di Francesco
Papa Francesco nella presentazione della biografia in uscita di don Vittorio lancia un appello ai lettori. “Lasciatevi ferire dalla sua testimonianza”. Vittorio Pastori (1926-1994), faceva il ristoratore a Varese. A un certo punto della sua vita smise di dare da mangiare ai ricchi. Per andare a sfamare i poveri del Karamoja in Uganda. Ora esce la sua biografia, in italiano e in inglese. Si intitola ”Don Vittorione l’Africano”, alludendo alla straordinaria stazza del personaggio, 250 chili. Ordinato sacerdote a 58 anni dal vescovo di Gulu Cipriano Kiangire. Il libro è stato scritto dal giornalista Gianni Spartà (Editore Macchione). Ed esce per i 50 anni di Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo. La ong fondata a Piacenza da don Vittorione. E dal vescovo di allora Enrico Manfredini, poi arcivescovo di Bologna.
Africa nel cuore
Immensa l’eredità del personaggio, popolarissimo per le partecipazioni televisive. In programmi condotti da Mike Bongiorno, Enzo Tortora, Raffaella Carrà. 1500 pozzi d’acqua scavati nella savana ugandese. Migliaia di tonnellate di cibo scaricate da aerei e navi-cargo. Quando laggiù infuriavano colpi di stato, stragi nei villaggi, guerre civili. Furono determinanti gli aiuti dei governi italiani guidati da Giulio Andreotti. ”Lasciatevi ferire dalla testimonianza di don Vittorione che diceva chi ha fame, ha fame subito”, scrive Papa Francesco nella presentazione del libro. Il volume racconta “la predestinazione alla santità di uno dei numerosi cavalieri della civiltà cristiana. La cui epopea non può restare cristallizzata nell’alto dei cieli”. Quindi “per dare frutti deve essere narrata sulla terra”.