La Repubblica dell’Afghanistan – Paese con oltre 38 milioni di abitanti con capitale Kabul – ormai da oltre 40 anni è dilaniato da conflitti interni ed esterni che hanno minato la sicurezza della popolazione civile e precluso qualsiasi tipo di crescita economica e sociale duratura a cui purtroppo quest’anno si è sommata la pandemia da Covid-19 che ha causato ulteriore instabilità e vittime.
Tanto premesso, è utile ricordare che – dall’ormai lontano colpo di stato del 1973 – con la presa del potere da parte di Mohammed Daud Khan, si giunse alla nascita della Repubblica Afghana a cui seguì la successiva entrata del paese nell’orbita sovietica con la Rivoluzione d’Aprile del 1978 la quale diede vita alla Repubblica Democratica di Afghanistan guidata da Nur Mohammad Taraki che attuò diverse riforme di stampo socialista in opposizione alle autorità tribali a cui seguì infine l’omicidio dello stesso per mandato del vice presidente Amin. Questi fatti cruenti portarono all’invasione sovietica dell’Afghanistan e alla conseguente reazione degli Usa che, attraverso il finanziamento ed supporto operativo ai mujaheddin, diedero inizio ad una guerriglia su larga scala che portò al ritiro dei sovietici dal paese nel 1989.
Successivamente, dopo gli attentati del 11 settembre 2001, gli USA attaccarono l’Afghanistan – finito nel frattempo sotto il duro giogo del regime integralista talebano – e dopo una lunga presenza nel Paese di contingenti facenti parte della NATO, nonostante i molti attentati terroristici perpetrati dai talebani, nel gennaio 2020 l’amministrazione americana decide di ritirare gratuitamente il proprio contingente militare dal Paese.
Purtroppo, allo stato attuale, i grandi conflitti armati interni ed esterni uniti alla pandemia da Covid-19, hanno portato la popolazione afghana ad un punto di insostenibile sofferenza e – secondo i dati pubblicati da Azione contro la Fame, oltre 18 milioni di persone dipenderanno dall’assistenza umanitaria nel 2021 di cui 5,5 milioni di bambini sotto i cinque anni e una donna in gravidanza su quattro saranno colpiti da malnutrizione e, a tal proposito, la pandemia in atto ha reso molto più difficoltoso il già difficile accesso al sistema sanitario – soprattutto nei mesi invernali e nelle aree rurali del paese – incrementando di molto il numero delle vittime.
Il necessario impegno del G8
In conclusione, alla luce di quanto precedentemente esemplificato, è fondamentale ed imprescindibile che i Paesi facenti parte del G8 incrementino il sostegno all’Afghanistan attraverso l’invio di aiuti umanitari, personale sanitario e mediante l’edificazione di strutture sanitarie d’avanguardia che permettano a tutti l’accesso ad un sistema sanitario di qualità ricordando sempre il fulgido pensiero di Martin Luther King: “Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti”.