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Afghanistan: l’appello di Emergency ai Paesi occidentali

Mentre i Talebani assicurano di essere cambiati e di voler rispettare le donne e le minoranze la gente scappa in massa dalla capitale. Migliaia gli sfollati. E l’ospedale di Emergency è già in affanno: si accettano solo pazienti gravissimi

Caos di sfollati in Afghanistan con l’aeroporto di Kabul intasato dalle folle che tentano la fuga in ogni modo. Mentre l’ONU convoca il Consiglio di Sicurezza, Emergency resta a curare i malati. Senza distinzioni di razza o di schieramento militare. Intanto tutti i voli commerciali sono stati cancellati lunedì 16 agosto all’aeroporto internazionale Hamid Karzai di Kabul, mentre migliaia di afgani si sono accalcati sull’asfalto nella speranza di prendere un volo dopo la presa della città da parte dei talebani nel fine settimana. Continuano invece i rimpatri degli occidentali nei paesi di appartenenza. In mezzo a scene di panico dove sia afgani che stranieri si sono lanciati verso i gate aeroportuali, è stata segnata la fine di un esperimento occidentale ventennale volto a ricostruire l’Afghanistan. Il caos regna sovrano nell’aeroporto della capitale afghana, tenuto “sotto controllo” dagli Americani che hanno dovuto sparare in aria colpi di avvertimento per mantenere la folla lontano dagli scali.

L’appello di Emergency

Da giorni Emergency, prima e dopo la tragedia che ha colpito direttamente l’associazione umanitaria che ha perso all’improvviso il suo fondatore Gino Strada lo scorso 13 agosto, si è spesa per ricordare proprio a quei paesi occidentali di non pensare solo al proprio orticello, ma di aiutare attivamente la popolazione di un Paese in preda al panico e allo sbaraglio. Perché mentre in Afghanistan si combatteva (e si combatte ovunque) il pensiero di alcuni Sati europei è stato quello di rimpatriare i profughi afgani e riportarli indietro, in un Paese che è meno sicuro che mai.

Questa la reazione di Emergency dopo che Austria, Danimarca, Belgio, Grecia, Paesi Bassi si sono ribellati allo stop dei rimpatri dettato dalla Commissione Europea per i richiedenti asilo afgani che hanno visto rifiutata la propria domanda. “Di quale Afghanistan stanno parlando questi Paesi? – dichiara Alberto Zanin, medical coordinator dell’ospedale di EMERGENCY a Kabul –. Quello che conosciamo noi continua, soprattutto negli ultimi mesi, a essere dilaniato da scontri quotidiani in quasi tutte le province del Paese. Dai nostri ospedali, il nostro staff impegnato a curare le vittime è testimone di un Paese al collasso, in preda alla violenza, all’insicurezza e alla paura. La crisi umanitaria è già in atto, vediamo i civili coinvolti nei combattimenti, gli sfollati stanno già uscendo dalle città ammassandosi dove possono: è il momento di essere solidali con un popolo che vive da quarant’anni la guerra“.

La situazione ad oggi: ospedali già in tilt

Emergency ha riferito di aver ricevuto 80 feriti a Kabul nelle ultime ore. “Ricevuti circa 80 feriti. In questo momento il nostro ospedale è pieno, abbiamo aggiunto 13 letti in più e possiamo prendere solo i casi più gravi: i pazienti che necessitano di cure urgenti salvavita“, ha scritto l’organizzazione su Twitter. Mentre secondo il report UNAMA, gli sfollati interni sono oltre 200mila dall’inizio dell’anno: le persone hanno abbandonato le proprie case e sono rimaste senza niente. Molte altre sono rimaste intrappolate nei distretti occupati e non sanno se riusciranno a fuggire. Oltre al Consiglio di Sicurezza dell’ONU domani ci sarà anche la riunione dei ministri degli Esteri europei per valutare la situazione. Mentre i Talebani che hanno preso Kabul – molto prima delle previsioni USA – hanno annunciato che “Non ci sarà vendetta” e che faranno del loro meglio per migliorare la vita delle persone. Proclamando la nascita dell’Emirato Islamico e decretando la fine dell’occidentalizzazione del Paese, con il rischio che si torni a 20 anni fa.

La presenza di Emergency in Afghanistan

Emergency è presente in Afghanistan dal 1999 con due Centri chirurgici per vittime di guerra nelle località di Kabul e Lashkar-gah, un Centro chirurgico e pediatrico, un Centro di maternità ad Anabah, nella Valle del Panshir, e una rete di 44 Posti di primo soccorso. Nei primi quattro mesi del 2021, i suoi ospedali hanno già ricoverato 1853 pazienti vittime di guerra. Si tratta di un aumento del 202% rispetto al 2011, quando la guerra era in corso da 10 anni.

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