La Repubblica Federale di Somalia è uno Stato dell’Africa orientale ubicato nel corno d’Africa con capitale Mogadiscio ed una popolazione di 11 milioni e 800 mila abitanti.
Purtroppo, dall’ormai lontano 1991, dopo la caduta di Siad Barre, il Paese è precipitato in una lunga guerra civile tra gruppi armati di varia natura e i diversi governi susseguitesi nel corso del tempo a cui nel 2006 si è aggiunto il gruppo terroristico di matrice jihadista denominato Al – Shabaab che, attraverso svariati attentati, allo stato attuale, ha causato oltre 21 mila vittime.
Tanto premesso, questa lunga guerra civile, ha causato lo sfollamento, nei campi profughi dei paesi confinanti di molti cittadini somali privati di ogni cosa.
In particolare, nel vicino Kenya, nei campi di Kakuma e Dadaab, risiedono oltre 400 mila persone in fuga dal conflitto somalo e dalla conseguente povertà; a tal proposito nei giorni scorsi ha destato preoccupazione la decisione del governo del Kenya di chiudere i suddetti campi per supposti motivi legati a problemi di sicurezza.
Contestualmente alla predetta decisione, la Repubblica del Kenya ha concesso formale autorizzazione all’Alto Commissariato ONU per i rifugiati – UNHCR – che gestisce l’assistenza umanitaria in loco, quattordici giorni per stabilire un programma di chiusura dei sopracitati centri di accoglienza.
In ultima istanza, alla luce della decisione presa dal governo kenyota, è fondamentale che le istituzioni internazionali deputate portino avanti un proficuo dialogo intergovernativo. Obiettivo quello di scongiurare la chiusura di Dadaab e Kakuma e contestualmente migliorare le condizioni di vita dei profughi ivi residenti già provati da indicibili sofferenze, affinché gli stessi possano vivere in maniera più dignitosa in ossequio al fulgido pensiero di Martin Luther King che sovente ripeteva: “Un’ingiustizia commessa in un solo luogo è una minaccia per la giustizia in ogni luogo”.