Antonella Falugiani, presidente di CoorDown, presenta un “progetto globale su un tema che riguarda ognuno di noi“. Ossia “dare un nome e rendere visibile un fenomeno che le persone con sindrome di Down e i loro genitori, fratelli, sorelle e caregiver sperimentano quotidianamente“. Sembrano forse piccoli eventi, in realtà sono “vere e proprie discriminazioni fatte spesso con un sorriso di circostanza o di inconsapevolezza che segnano però le vite e i cuori di chi le subisce”. Dunque “è arrivato il momento di abbattere anche questo muro e smascherare le false ‘buone intenzioni’ di chi per pigrizia o mancanza di comprensione ancora esclude le persone con disabilità intellettiva”. Aggiunge Falugiani: “Con questa campagna daremo spazio e voce a ragazzi, ragazze, bambini e adulti con le loro famiglie che ci racconteranno quante scuse ridicole hanno dovuto ascoltare. E come hanno reagito per affermare il diritto a partecipare e a decidere su ogni aspetto della loro vita”.
Progetto globale
Luca Lorenzini e Luca Pannese (Small): “Siamo molto felici di tornare a collaborare con CoorDown. Quando abbiamo sentito che tipo di scuse ricevevano le persone con sindrome di Down e i loro familiari per essere esclusi, ci siamo detti che queste scuse meritavano di essere portate alla luce e ridicolizzate. Ci siamo inventati un jingle che sottolineasse quanto davvero questi argomenti fossero assurdi. Non sarebbe bello se tutti coloro che vengono discriminati imparassero questo jingle e lo cantassero come risposta a chi, con un sorriso di circostanza, si inventa scuse per escludere? Non sarebbe bello se lo imparassero persone con sindrome di Down, sì, ma anche persone con altre disabilità, o qualunque altra persona che viene discriminata?”.
Originalità
Giacomo Lev Mannheimer (TikTok) osserva: “Abbiamo spesso avuto prova di come i creator della nostra community, grazie alla loro originalità, riescano a superare barriere linguistiche, culturali e sociali, creando consapevolezza e prese di posizione su tematiche tabù, di nicchia, oppure non particolarmente ‘cool’. Il loro successo dimostra come l’autenticità possa essere un incredibile veicolo di campagne di sensibilizzazione. Megafono globale, nonché catalizzatore per coinvolgere e far riflettere milioni di persone su tematiche socialmente indispensabili. Il tutto partendo da storie di “straordinaria” quotidianità. Data questa affinità di intenti e mondi, siamo stati entusiasti di abbracciare il progetto di CoorDown: la campagna è innovativa e toccante e non vediamo l’ora di vedere cosa la community creerà e l’impatto positivo che le storie condivise genereranno”.
Iconografia
Karim Bartoletti (Indiana Production): “Quest’anno l’insight e la strategia di comunicazione necessitavano di un progetto produttivo che facesse capire attraverso un linguaggio legato ad una iconografia televisiva, le “ridiculous excuses” che mettevamo in scena in maniera forte, chiara, vera, perfino al limite del comico, provocando però un sorriso amaro nel nostro pubblico che viene chiaramente sottolineato dal jingle orecchiabile alla fine di ogni scena. L’iconografia delle sitcom e di quella televisione alla quale ci stavamo ispirando ci ha condotto a produrre il progetto negli Usa. Affidando la regia ad un regista e autore di comedy del calibro di Stoney Sharp, che abbiamo coinvolto sul progetto grazie a Tinygiant, una casa di produzione basata a New York. Credo che le situazioni perfettamente costruite nelle quali abbiamo inserito un cast attoriale accuratamente scelto, hanno permesso al trattamento registico della creatività di esplodere in una campagna di grande impatto e, speriamo, di grande successo per le persone con sindrome di Down e con disabilità che ogni anno contiamo di sostenere nell’attività di advocacy attraverso le nostre produzioni”.
Stop alla discriminazione
Progetto CoorDown per l’inclusione e contro l’abilismo. Stop, quindi, alla discriminazione nei confronti delle persone disabili che presuppone che tutti abbiano un corpo abile. Il Coordinamento delle associazioni delle persone con sindrome di Down promuove azioni di comunicazione. Condivise tra le diverse organizzazioni italiane impegnate nella tutela e nella promozione dei diritti delle persone con sindrome di Down. E’ l’organismo ufficiale di confronto con tutte le istituzioni. CoorDown promuove la Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down. E il World Down Syndrome Day. Anche attraverso la produzione di campagne internazionali di comunicazione che in questi anni hanno collezionato un totale di 22 leoni, di cui 9 d’oro, al Festival Internazionale della Creatività di Cannes.
Progetto CoorDown
CoorDown ha lanciato la nuova campagna globale “Scuse ridicole per non essere inclusivi“. Nel video bambini e giovani con sindrome di Down danno vita a episodi realmente accaduti di discriminazione e abilismo. Le “scuse ridicole” sono raccontate anche dalla community di TikTok, che ha lanciato il video nella giornata mondiale della sindrome di Down. Con storie di quotidiana discriminazione. In un mondo sempre più attento all’inclusione. infatti, c’è ancora chi tira fuori scuse ridicole per non essere inclusivo. CoorDown riafferma il diritto alla piena partecipazione alla vita sociale e all’inclusione delle persone con disabilità intellettiva. Libere da ogni forma di discriminazione e abilismo. Negli ultimi mesi, con l’aiuto di associazioni di tutto il mondo, CoorDown ha chiesto alle persone con sindrome di Down e alle loro famiglie quali fossero le scuse più frequenti. Quelle cioè che si sono sentiti dire per essere esclusi da istruzione, sport, lavoro e altre opportunità.
Episodi di abilismo
Da qui nasce il film che con un tono di voce comico, anche se amaro, racconta appunto le scuse più utilizzate. Per negare l’accesso e il legittimo spazio alle persone con disabilità in cinque scene. Episodi di abilismo quotidiani, dall’esclusione dalla gita di classe, al mondo del lavoro, alla scuola, nello sport, nei campi estivi e nella vita sociale. “Non è colpa tua, siamo noi a non essere preparati per portarti in gita!”, “Abbiamo già una bambina come te nel gruppo”, “Non abbiamo abbastanza sedie per invitarti alla riunione”, “Abbiamo chiuso le iscrizioni proprio dieci minuti fa!”, sono alcune delle scuse ridicole con cui viene spesso negata la piena partecipazione alla vita. Ma non ci sono scuse accettabili per non essere inclusivi. Così il canale TikTok di @CoorDown si popola delle testimonianze reali di persone con sindrome di Down. E delle loro famiglie provenienti da ogni parte del mondo e le scuse ridicole che hanno dovuto sentirsi dire. A queste si aggiungono le storie della community di TikTok. Una delle più vivide del momento composta da oltre un miliardo di utenti mensili al mondo. Ispirate dal jingle della campagna e da uno sticker creato appositamente, oltre all’hashtag ufficiale #RidiculousExcuses.
Disabilità
In quasi due decenni di attività, CoorDown è stata testimone di molte conquiste in termini di diritti e di inclusione. Ma le persone con sindrome di Down affrontano ancora ogni giorno episodi di discriminazione e esclusione. Le persone con disabilità intellettiva, infatti, devono ancora lottare per ottenere un posto a scuola, nei campi estivi, nello sport, sul posto di lavoro e nella vita sociale. L’esclusione oggi non è quasi mai diretta ed esplicita, spesso vengono addotte scuse ridicole che nascondono una verità più cruda e un atteggiamento discriminatorio. Le persone con disabilità subiscono svantaggi sistematici in tutti gli ambiti della loro vita per un meccanismo pervasivo, insidioso e invisibile, dato “per scontato”, quello che viene definito vero e proprio abilismo. Abilismo è una parola dal significato ampio che riguarda le norme, il senso comune e i codici, spesso inconsapevoli e non riconosciuti, che modellano le nostre idee e le rappresentazioni che abbiamo sulla disabilità. Parlare di abilismo ha l’obiettivo di denunciare come le discriminazioni siano un tema trasversale che riguarda anche le persone con altre disabilità o neurodiversità, ma non solo. È necessario anche porre l’attenzione verso altre diversità e gruppi sociali svantaggiati che vivono le stesse esperienze.