Si riempe alla spicciolata la piazza di San Giovanni. Quasi senza accorgersene, dagli archi di Viale Castrense al sagrato della Basilica è praticamente tutto sold out. E dopo un paio d'ore dall'appuntamento delle 15, continua ad arrivare gente, giovani e anziani, ragazzi e addirittura bambini. Obiettivo raggiunto, perché di obiettivo si trattava: riempire la piazza di Roma non solo di idee ma anche di persone, per dare un segnale concreto, forse quello definitivo, che le Sardine sono riuscite ad aggregare laddove la politica ha finito per dividere, radunando sotto un simbolo comune i sentimenti antirazzisti, antifascisti e contro i populismi. In realtà, ad ascoltare la voce dei trentacinquemila, lo scopo che emerge non è solo coltivare ideali alti ma, molto più concretamente, far prevalere i sentimenti positivi, smorzando le tensioni e i toni alti della politica italiana. E allora a San Giovanni, come a Bologna, a Modena, a Palermo e anche a Milano, con la benevolenza del meteo, sventolano sardine colorate, striscioni anti-Lega, anti-odio e anti tutto quello che ostacola il dialogo, l'accoglienza e la solidarietà.
Toni sobri
Preso atto di un tale successo, diventa difficile ipotizzare la prossima tappa. Lo sa anche Mattia Santori che, dal palco, si limita a dire che da “domani lavoriamo di nuovo per capire quale è il modo migliore per partire verso nuovi traguardi”. Del resto, le Sardine non hanno una struttura politica e se la piazza di Roma mirava a far capire che i sentimenti buoni aggregano più del dissenso e dell'esasperazione, l'obiettivo è abbondantemente raggiunto. San Giovanni si riempie alla maniera del Primo maggio, senza un palco mastodontico ma il classico camioncino con amplificatore (che a volte nemmeno basta per soddisfare tutta la piazza). Si avvicendano il leader Santori, il presidente dell'Anpi Carla Nespolo, il medico di Lampedusa Pietro Bartolo, interventi che mirano a stimolare nei giovani e nei meni giovani gli stessi sentimenti che animarono la Resistenza e che, oggi, si incarnano nei volontari che operano nell'accoglienza dei migranti che arrivano dal mare. Si appella a una politica più sobria Santori, che sappia moderare i linguaggi e che comunichi solo attraverso i canali istituzionali. Traccia cinque punti il leader delle Sardine, solo uno dei quali inquadrato su un tema strettamente politico: “Abrogare il decreto sicurezza, servono leggi che non mettano al centro la paura”.
Dialogo e partecipazione
Arrivano da tutta Italia le Sardine ma a San Giovanni si scorre senza problemi. Nessuna traccia di tensione né di bandiere che non siano quelle della pace. Ed è multiforme ila folla tra chi, più avanti con l'età, sfoggia un cartello “Sardina vecchia fa buon brodo“, e chi, ancora nel pieno dell'infanzia, avanza mano nella mano con i genitori. Si cantano, come ormai da prassi, Bella ciao e il Canto degli italiani, in rigorosa scaletta. Entrambi i temi alzano il coro del melting pot generazionale di Piazza San Giovanni: “Secondo me l'obiettivo è raggiunto – racconta una partecipante a Interris.it -, se una partenza c'è vedremo con quale sviluppo perché i promotori non parlano di partito per fortuna. La cosa importante, secondo me, è il fatto che ci sia una presenza in piazza di dissenso su questo tipo di politica e di linguaggio che non ha precedenti. Su questo ci dissociamo, tutti da punti di vista diversi. E' importante che ci sia espressione della persona. Poi quale sarà il futuro lo decideranno i giovani”. Un futuro che, secondo le Sardine, andrà oltre tutti i movimenti. L'importante “è pensare di costruirlo sul dialogo, l'incontro e la partecipazione”.