Il quadro politico è ancora molto incerto. Dal Quirinale ieri è uscita una fumata nera. In attesa di nuove consultazioni, sono intensi i colloqui tra le maggiori forze politiche per trovare una soluzione di Governo. Si guarda già ad ipotesi di alleanze e all’occupazione di ruoli chiave. Uno dei candidati a diventare ministro degli Esteri è Guglielmo Picchi, deputato del Carroccio, membro italiano all'Osce e consigliere di Matteo Salvini per la politica estera. In Terris lo ha intervistato per approfondire la posizione del Carroccio su alcuni temi preminenti.
On. Picchi, quale dovrebbe essere l’impegno concreto per aiutare i cristiani perseguitati?
“La persecuzione dei cristiani in alcune aree è sotto gli occhi di tutti. Per un Paese con la tradizione religiosa dell’Italia è inaccettabile che ciò avvenga. Tuttavia è molto complicato intervenire, perché certi episodi si verificano spesso in situazioni di conflitto oppure all’interno di Stati sovrani, su cui non è possibile svolgere ingerenza. Ciò che si può fare è dare voce alle vittime di queste persecuzioni, per sensibilizzare tutti gli attori presenti sullo scacchiere e convincere gli Stati che la protezione delle minoranze e la libertà religiosa sono imprescindibili per il pacifico svolgimento della vita politica”.
Quanto è legato il tema del sostegno ai cristiani in Medio Oriente a quello dell’immigrazione?
“Dai tempi dei crociati in poi, nei Paesi di quell’area c’è sempre stata convivenza religiosa. Ma oggi, anche a causa dell’oppressione delle minoranze, siamo di fronte a un fenomeno nuovo, quello migratorio, che è destabilizzante, perché porta a conseguenze violente non solo dal punto di vista fisico, ma anche sotto l’aspetto dello sradicamento dei popoli. Faccio l’esempio della fuga dei cristiani in Siria, che hanno da sempre dato un contributo importante al loro Paese e spesso ricoprivano ruoli chiave nei gangli del potere. E l’effetto migratorio è doppio, perché i flussi si spostano verso l’Europa ma anche all’interno della stessa area mediorientale, andando a scombinare degli equilibri di convivenza etnica e religiosa”.
A proposito di immigrazione, tiene banco il problema dei ricollocamenti dopo la questione dei 16mila eritrei e sudsudanesi che Israele, secondo alcune notizie poi smentite, avrebbe voluto mandare in Italia. Qual è la posizione della Lega sul tema?
“Pur ribadendo la nostra grande amicizia con lo Stato d’Israele e la volontà di cooperare a tutti i livelli, credo che l’Italia abbia già svolto la propria parte nell’accoglienza dei rifugiati. Non so se sia venuto in mente a qualcuno nel Governo israeliano o a qualche funzionario italiano ‘pro-migranti’ dell’Onu di ricollocare questi profughi in Italia, ma è al di fuori delle nostre capacità di accoglienza. Le smentite della Farnesina e di Netanyahu dimostrano comunque che è un’ipotesi di pura fantasia”.
Perché sarebbe utile sospendere gli sbarchi?
“La prima fase del fenomeno migratorio per l’Italia è stata la più devastante: non riuscivamo nemmeno a prendere le impronte digitali dei migranti. Dunque abbiamo accolto chiunque, senza nemmeno conoscerne il nome, e un Paese che non sa controllare i propri confini non può definirsi sicuro. Per noi è prioritario far valere la legalità e lo Stato di diritto ai confini. In Italia deve arrivare soltanto chi ha diritto secondo le nostre leggi e i profughi clandestini che viaggiano sui barconi, senza documenti, non rientrano in questa tipologia. È ciò che avviene, ad esempio, negli Stati Uniti, dove chi si presenta senza un visto rimane in aeroporto e viene rimandato indietro”.
Dopo quella che ha chiamato “prima fase”, la gestione del fenomeno migratorio da parte dell’Italia è migliorata? È cambiato, ad esempio, l’atteggiamento nei confronti delle ong…
“Esatto. Siamo soddisfatti di ciò che ha fatto il Governo italiano nell’ultima fase. All’inizio del fenomeno migratorio, invece, è stato accertato che le navi delle ong agivano nelle acque territoriali libiche, prendevano la telefonata dallo scafista di turno, conoscevano le coordinate del barcone, lo raggiungevano, caricavano i migranti e li portavano in Italia. È un modo di operare inaccettabile. Per noi è oggi necessario, per evitare il ripetersi di questo fenomeno, l’attuazione di un regolamento stringente nei confronti delle ong, affinché si sappia chi sono, chi le finanzia e se chi sale sulle loro navi abbia competenze marittime. E deve esserci pugno duro laddove si accerti che le ong, in nome di un astratto ‘umanitarismo’, operano in acque libiche, colluse con i trafficanti, per portare immigrati irregolari sulle nostre coste”.
Sul tema dell’immigrazione, c’è affinità tra la Lega e i Paesi del Gruppo di Visegrad. In un ipotetico Governo del Carroccio, Visegrad si arricchirebbe di un altro tassello con l’Italia?
“Crediamo nell’Europa dei popoli e nella sovranità nazionale, perciò siamo disponibili a dialogare con tutti coloro che la pensano come noi: i Paesi del Gruppo di Visegrad sono nostri interlocutori. Oggi nell’Ue è preponderante l’asse franco-tedesco, con noi si lavorerebbe per equilibrare la politica europea dando più voce a chi propone politiche alternative a quelle che si prediligono a Parigi e a Berlino. L’Italia comunque non sarebbe un nuovo tassello di Visegrad, perché per il peso politico del nostro Paese saremmo noi a fare da traino ai Paesi di Visegrad e non viceversa”.
Sul tema delle sanzioni alla Russia, Salvini ha più volte ribadito la posizione contraria della Lega. Secondo lei come andrebbero cambiate le relazioni diplomatiche con la Russia?
“In passato è stato ridicolo che il presidente del Consiglio Renzi incontrasse Putin di lunedì e gli dicesse che l’Italia è contraria alle sanzioni alla Russia, e il giorno dopo il ministro degli Esteri Gentiloni votasse all’Ue per prorogare quelle stesse sanzioni per altri sei mesi. Queste ‘figuracce’ non vogliamo più farle: se si dice una cosa, va fatta. Secondo noi l’Italia dovrebbe far sentire la propria voce, porre il problema ai partner europei e votare contro le sanzioni, che sono dannose per la nostra economia e per i rapporti con la Russa. Poi, se l'Italia fosse messa in minoranza, accetteremmo il processo democratico, ma almeno avremmo una posizione chiara sul tema”.
Come giudica l’atteggiamento dell’Italia nel caso Skripal?
“L’Italia ha sbagliato nel metodo e nei tempi: ha espulso due diplomatici russi con un Governo in carica per gli affari correnti e ricoprendo la presidenza di turno dell’Osce, che dovrebbe responsabilizzarci in un ruolo di mediazione. La Russia fa parte dell’Europa da mille anni, è antistorico e controproducente metterla ai margini. Con i russi è fondamentale collaborare su temi concreti come l’immigrazione, il terrorismo, le sfide energetiche mondiali. Lavoriamo su dossier che ci uniscono, piuttosto che scontrarci su questioni quanto mai confuse come il caso Srkipal: la pistola fumante non s’è ancora vista. E ricordo che il Regno Unito in passato ci aveva spiegato che c’erano prove certe contro l’Iraq, ma dopo dodici anni un primo ministro si è presentato alla Camera dei Comuni per dire che si erano sbagliati. Non vorrei che si usasse l’arma della russofobia, tipica del Regno Unito, per coprire problemi interni legati alla gestione del processo della Brexit”.
Non le chiedo se è disponibile a diventare ministro degli Esteri, sarebbe una domanda retorica…
“Esatto, sarei certamente disponibile. Ma bisogna prima creare le condizioni per creare un Governo. Se così non dovesse essere, qualcuno si prenderà le proprie responsabilità e si tornerà al voto. Se, invece, si dovesse fare un Governo con la Lega, quello degli Esteri sarebbe un ministero molto importante: porremmo come priorità un ritorno dell’Italia a una politica estera assertiva, cioè a una presenza vivace nell’Unione europea, nella Nato, nell’Osce e negli altri organismi internazionali multilaterali cui partecipiamo”.
C’è affinità sul tema della politica estera tra Lega e M5S?
“Ieri ascoltando Di Maio dopo la consultazione in Quirinale, ho scoperto che il M5S è diventato europeista e filo-atlantico. Ne prendo atto, ricordando che in passato esponenti pentastellati simpatizzavano per Hamas e per Maduro, invocavano lo scioglimento della Nato, l’uscita dall’Europa… Nell’ultima legislatura non hanno avuto linearità di comportamento, presentando atti parlamentari molto diversi tra loro. Pertanto, finché non mi riunirò con il M5S, per mettere nero su bianco la loro posizione precisa in politica estera, non crederò alle loro opinioni che finora cambiano in maniera opportunistica”.