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Casellati (Fi): “Subito la riforma della legittima difesa”

Giustizia, burocrazia e fisco. Tre temi sui cui Forza Italia conduce battaglie storiche, nell'ottica di quella “rivoluzione liberale” che Silvio Berlusconi considera imprescindibile per far ripartire il Paese. Argomenti che rappresentano il cuore del programma azzurro, confluito in quello del centrodestra federato. Per parlarne abbiamo contattato Maria Elisabetta Alberti Casellati, componente laico del Consiglio superiore della magistratura, già senatrice per il Popolo della Libertà e Fi, che si candida per Palazzo Madama

Quali sono oggi i problemi della giustizia italiana e come pensate d’intervenire?

“Vogliamo una giustizia efficiente e certa, che significa tempi brevi nei processi. Le disfunzioni attuali del processo civile allontanano gli investitori e costano ai cittadini 16 miliardi di euro all’anno. Un danno pesante per l’economia e per le famiglie, che andremo ad eliminare. Vogliamo che siano perseguiti realmente i reati che provocano allarme sociale e vogliamo che le pene siano certe e scontate fino in fondo, perché nessuno possa pensare che il nostro sia il Paese dell’impunità, dove chi delinque comunque se la possa cavare”.

Prevedete anche una depenalizzazione dei reati meno offensivi? 

“Bisogna intendersi su quali siano i reati meno offensivi. Spesso sento parlare di microcriminalità per reati che 'micro' non sono. Se una pensionata viene derubata della sua pensione sociale, perde la sua sopravvivenza”.

Parlate di difesa sempre legittima. Come si concilia l’esigenza di sicurezza dei cittadini all’interno delle mura domestiche con la necessità di evitare eccessi?

“La difesa, lo voglio dire con forza, è sempre legittima. Chi viola una proprietà privata deve sapere che rischia una reazione sempre legittima. La legge attuale è insufficiente, va cambiata. Questo sarà il primo disegno di legge che presenterò, ove eletta, in Senato, perché è inaccettabile che la nostra sia una giustizia capovolta, nella quale chi è aggredito, chi è vittima e si difende in casa, chi lavora per proteggerci, debba poi difendersi anche in Tribunale. Avere giustizia significa attuare il primo dei diritti perché se la libertà è il maggior bene individuale, la giustizia è il maggiore bene sociale”.

Quella contro la burocrazia è una lotta particolarmente cara a Berlusconi, dove va smussata la macchina dello Stato per incrementarne l’efficienza?

“Dobbiamo liberarci non solo dall’oppressione giudiziaria, ma anche da quella fiscale e burocratica. Dobbiamo riorganizzare la macchina dello Stato secondo il principio della pari dignità fra la Pubblica Amministrazione e il cittadino, tagliando tutti gli adempimenti inutili, inserendo l’autocertificazione preventiva delle iniziative in ambito privato, evitando le lungaggini che disincentivano gli investimenti e tagliando le lunghe catene burocratiche, troppo spesso fonte di clientela e di corruttela”.

La Flat tax è il cuore del vostro programma. E’ sostenibile per la casse dello Stato?

“La Flat Tax sarà il volano per la nostra economia e per lo sviluppo del nostro Paese. Ovunque è stata applicata ha prodotto occupazione, nuovi posti di lavoro, ricchezza e ha aumentato l’introito per l’erario, disincentivando in maniera decisa l’evasione. La Flat tax non è un costo, bensì un guadagno per le casse dello Stato. Sono stati fatti tutti i conti e la copertura c’è”.

Conferma che questa misura sarà accompagnata, come ha detto Berlusconi, da un inasprimento delle pene  per l’evasione fiscale sul modello americano?

“La Flat tax riduce e disincentiva l’evasione, perché tasse oneste producono contribuenti onesti. E per chi violerà le norme ci saranno pene severissime”.

In cosa consiste il Piano d’emergenza per gli italiani in stato d’indigenza?

“Il reddito di dignità è la nostra risposta. Lo Stato pagherà una somma mensile per permettere ai meno abbienti di vivere dignitosamente. Inoltre, ci occuperemo della loro formazione con corsi specifici per inserirli nel mondo delle imprese. Aiuteremo anche i pensionati, abbandonati da questo governo, innalzando tutte le pensioni minime a 1000 euro”. 

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