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Boom dell’Intelligenza artificiale

Ache punto siamo con l’artificiale? In ambito scientifico, accademico e aziendale ad interrogarsi in Italia sulle opportunità dei nuovi scenari socio-economici e i necessari paletti etici all’innovazione sono università pontificie, convegni internazionali, meeting di “artigiani digitali”. Ora un ampio studio realizzato nel comparto hi-tech prova a quantificarne gli effetti sul prodotto interno lordo. “In Italia l'intelligenza artificiale potrebbe valere un incremento del Pil pari al 13% da qui al 2030. Che tradotto in moneta vuol dire 228 miliardi di euro – riferisce l’Agi. La stima arriva dalla società di consulenza McKinsey & Company e dal suo istituto di ricerca economica McKinsey Global Institute. 

Sfida globale

L’Europa può contare su una comunità di ricercatori più ampia di quella degli Stati Uniti o della Cina. Il numero di programmatori software europei è cresciuto del 4-5% negli ultimi due anni e oggi raggiunge 5,7 milioni (negli Usa sono 4,4 milioni). “Buoni segnali ma non sufficienti”, commenta l’Agi, perché “la concorrenza per i tech-talenti è mondiale” E l’Europa deve tornare a essere un polo di attrazione, richiamando i suoi cervelli in fuga e attraendo le migliori menti dalle altre parti del mondo.

Il nodo della competitività

“Per l'Europa, l'aumento del Pil potrebbe essere del 19%, per un valore pari a 2700 miliardi di euro nel prossimo decennio – spiega all’Agi Massimo Giordano, managing partner McKinsey Mediterraneo -. L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità unica per la competitività e la crescita del nostro continente, che può puntare su diversi punti di forza: un settore industriale all’avanguardia; un ampio bacino di talenti nella ricerca e nel tech; un numero di startup in continua crescita”. Sarebbe quindi un peccato perdere questa occasione: “Non si tratta infatti di un tema astratto, ma di ricchezza concreta”.

Offerta formativa da aggiornare

Quando si guarda al prossimo decennio, l'evoluzione tecnologica è come sempre accompagnata da mutamenti profondi. A partire dal mondo del lavoro. Il tempo impiegato in mansioni che richiedono competenze tecnologiche elevate aumenterà del 40% e quello impiegato facendo fruttare competenze di base del 65%, evidenzia l’Agi. Per soddisfare questa fame di “skill” ci sono due modi: aggiornare l'offerta formativa per chi arriverà nel mondo del lavoro e riqualificare chi ci sta già dentro. In Europa il numero di startup che si occupa di intelligenza artificiale è triplicato negli ultimi tre anni e gli investimenti sono a livelli record, con 21 miliardi di euro investiti nel 2018 (+360% rispetto agli ultimi 5 anni). Ma, ricorda McKinsey, il numero di “unicorni” europei (ossia startup che hanno una valutazione superiore a 1 miliardo di dollari) è cresciuto a una velocità dimezzata rispetto agli Stati Uniti. Colpa anche, precisa l’Agi, di un mercato del venture capital europeo meno sviluppato e troppo concentrato: il 90% di questi finanziamenti è destinato a soli otto Stati dell’Unione Europea. Tra le leve indicate dalla società di consulenza ci sono il Business-to-Business (cioè le attività di imprese che guardano ad altre imprese). I confini tra i settori sono sempre più labili ed è quindi fondamentale pensare e agire in ottica sinergica, di ecosistema. Un esempio virtuoso è rappresentato dalla European Automotive Telecom Alliance, un’alleanza tra operatori del settore delle telecomunicazioni e il mondo dell’auto per promuovere la diffusione della guida connessa e automatizzata.

Scenari di sviluppo

Anche il settore pubblico potrebbe fare da volano per lo sviluppo dell’innovazione in Europa: la spesa europea per i prodotti e servizi pubblici ammonta a circa 2.000 miliardi di euro l’anno (pari al 14% del Pil). Se una parte rilevante di questa spesa fosse destinata all’innovazione “il settore pubblico, innovando esso stesso, potrebbe innescare un circolo virtuoso di cui beneficerebbe anche il settore privato. E anche di quanto possa valere in Italia e nell’Ue il mercato dell'intelligenza artificiale in termini di prodotto interno lordo e di occupazione si discuterà a Roma da venerdì a domenica alla Maker Faire, la maggiore fiera europea dell’innovazione tecnologica. Con un’attenzione particolare alla salvaguardia ambientale e al miglioramenti della qualità  di vita quotidiana. Tra centinaia di progetti in fiera nella tre giorni nella capitale, un piano di disinfestazione ecocompatibile contro la zanzare tigre, responsabile della trasmissione di molte malattie e un sistema di compostaggio domestico in cui le varie fasi di sviluppo possono essere monitorate e gestite attraverso sensori in collegamento wireless.

Roboetica: l’etica applicata alla robotica

Un convegno a Roma su “Intelligenza artificiale e computer quantistici” è stato  promosso dalla Pontificia Università Salesiana e dalla Federazione relazioni pubbliche italiana (Ferpi). “Il rapporto tra l’uomo, la cosiddetta intelligenza artificiale ed i computer quantistici, appena sdoganati all’uso commerciale e scientifico: un tema di scottante attualità non più rinviabile nel dibattito pubblico – riferisce Vatican News -. Da questa urgenza è nata l’idea di dedicare una Giornata, in ambito accademico e professionale, per fare il punto sull’evoluzione tecnologica in atto, sulle conseguenze che ha già comportato nella vita individuale e sociale delle persone e sulle prospettive a breve, medio e lungo termine di una trasformazione che rimette in gioco tutte le discipline del sapere umanistico e scientifico”. Anche il mondo cattolico, infatti, si interroga sulla necessità di fornire strumenti utili alla comprensione e alla riflessione circa l’impatto sociale e culturale dell’intelligenza artificiale, oltre ai grandi cambiamenti che questa ha già portato e progressivamente porterà nella vita professionale e umana di tutti. A fine maggio era stato papa Francesco a lanciare un appello nella lettera inviata al World Economic Forum (Wef) di Davos: “Le innovazioni tecnologiche siano impiegate per la protezione della nostra casa comune”. In particolare, “l’intelligenza artificiale e i robot devono essere a servizio dell’umanità”. Quindi “l’uomo va riportato al centro dell’economia”. E così “l’intelligenza artificiale, la robotica e altre innovazioni tecnologiche devono essere impiegate per contribuire al servizio dell’umanità e per la protezione della nostra casa comune piuttosto che il contrario, come purtroppo prevedono alcune valutazioni”. E “se vogliamo un futuro più sicuro, che incoraggi la prosperità di tutti, allora è necessario tenere il compasso sempre orientato vero i valori autentici”.

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