Il ministero della Salute, a partire dallo scorso luglio e a seguito delle indicazioni di EMA sulla vaccinazione anti-Covid-19, ha raccomandato la somministrazione di una seconda dose booster, detta “quarta dose”, per le persone con più di 60 anni e le categorie fragili. La somministrazione di una seconda dose di richiamo è fondamentale per la protezione dei soggetti più fragili, più esposti al rischio di malattia grave da covid-19. L’obiettivo principale è quello di aumentare il numero dei vaccinati con “quarta dose” per proteggere gli over 60 e la popolazione più fragile e ridurre il numero dei ricoveri. Le categorie destinatarie della seconda dose booster sono soggette di età pari o superiore a 60 anni, soggetti fragili di qualunque età popolazione generale.
La quarta dose riporta la protezione al livello più alto. Non sappiamo se e quando potremmo essere contagiati e il vaccino ci protegge dalla malattia grave. Quelli che hanno più di 60 anni sono più a rischio. Eppure “meno di 7 italiani su 100 si sono sottoposti alla quarta dose booster di vaccino anti-Covid: la media a livello nazionale per la quarta dose è pari al 6,63%”. È quanto emerge dalla 98ma puntata dell’Instant Report Covid-19, iniziativa dell’Atems, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-CoV-2 a livello nazionale. La pandemia da Covid-19 è un problema complesso, che ha una soluzione semplice: vaccinarsi.
Siamo ancora alle prese con una minaccia alla salute globale con un impatto senza precedenti negli ultimi 100 anni. Bisogna infatti risalire alla pandemia di influenza “spagnola” del 1918-1919, che provocò fra 50 e 100 milioni di morti, per trovare un evento epidemico infettivo di gravità paragonabile in termini di morbosità e di letalità. Tuttavia, i due eventi sono difficilmente raffrontabili perché lo scenario sociale, economico e sanitario è da allora profondamente mutato. “Gli over 80 sono la fascia di età con una copertura maggiore (29,83%), seguiti dalle persone di età compresa tra 60-79 anni, con una copertura pari al 12,93% – evidenzia il rapporto -. Tra gli over 80 la regione con la copertura maggiore è il Piemonte (61,74%), mentre la copertura minore si registra in Calabria (15,49%). Nella fascia di età 60-79 anni, la regione con la copertura maggiore è l’Emilia-Romagna (23,34%) mentre la copertura più bassa si registra in Sicilia (6,36%)”.
“La copertura della quarta dose vaccinale anti-Covid 19 è al 7% nella popolazione italiana – sottolinea Americo Cicchetti, direttore dell’Altems – con una grande variabilità tra le fasce di età e le regioni alle quali, dopo lo scioglimento dello stato di emergenza, va la piena responsabilità della continuazione della campagna vaccinale oltre che la gestione degli approvvigionamenti. È uno scenario non semplice quello che si prospetta – continua Cicchetti – con un leggero rialzo di tutti gli indicatori mappati da Altems in merito alla diffusione del contagio: sono stati registrati circa 1 milione di nuovi casi negli ultimi 30 giorni”. La COVID-19 (coronavirus disease –year 2019) si è manifestata nella provincia cinese di Hubei, con epicentro nella città di Wuhan, negli ultimi mesi del 2019. Il 31 dicembre 2019 la Cina ne ha notificato ufficialmente la presenza all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS; WHO). È stato identificato come agente causale un nuovo Coronavirus strutturalmente correlato al virus che causa la sindrome respiratoria acuta grave (severe acute respiratory syndrome, SARS) e pertanto denominato SARS-CoV-2.
I Coronavirus, considerati a lungo alla stregua di banali virus respiratori stagionali (virus “del raffreddore”), in realtà negli ultimi 18 anni sono stati responsabili di patologie gravate da elevata mortalità: la SARS appunto (nel 2002), epidemia apparentemente risoltasi nel 2003, e la sindrome respiratoria mediorientale (Middle East respiratory syndrome, MERS), manifestatasi nel 2012 e tuttora presente con casi sporadici. L’apparente scomparsa in due anni della SARS e la limitata diffusione geografica della MERS hanno fatto sì che inizialmente l’epidemia da COVID-19 sia stata sostanzialmente sottovalutata, ritenuta limitata alla Cina e ad alcuni Paesi asiatici prossimi (Corea, Taiwan, Giappone, Thailandia, Vietnam e Singapore) e prontamente estinta da appropriate misure di confinamento (lockdown), isolamento e quarantena adottate in quei Paesi, con strategie differenti ma tutte efficaci, almeno nel fronteggiare la “prima ondata”.