In Italia, secondo i dati Istat, oltre il 31% delle donne, ha subito qualche forma di violenza. Dietro a questi numeri, apparentemente distanti, si celano vite spezzate, per le quali, i maltrattamenti, determinano spesso gravi conseguenze, come ad esempio: casi di isolamento, impossibilità di lavorare e di prendersi cura di sé stesse e dei figli.
In particolare, questi ultimi, quando assistono a dei fenomeni di violenza perpetrati in famiglia, subiscono dei danni al loro processo di crescita il quale, in molti casi, può essere minato da disturbi emotivi e di comportamento. Tutto ciò quindi, nella sua estrema durezza, ricorda a tutti noi che, il contrasto ai maltrattamenti nei confronti delle donne, è un dovere per tutti noi, non solo delle istituzioni competenti, ma delle comunità nella loro interezza.
Nella nostra penisola, sono stati messi in campo diversi esempi virtuosi da parte della società civile su questo versante, al fine di dare una nuova opportunità di vita alle donne che hanno subito maltrattamenti. Uno di questi, che mi onoro di aver contribuito a creare, in qualità di responsabile del Coordinamento Donne Acli della Calabria, insieme ad altre persone di buona volontà, è rappresentato dalla sartoria sociale “Mettiamoci un punto” che, a Santa Domenica Talao, in provincia di Cosenza, consente alle donne in difficoltà di ripartire attraverso l’apprendimento di un nuovo lavoro, i cui nobili frutti, sono destinati a iniziative di solidarietà sul territorio. Non possiamo lasciare sole queste donne valorose: abbiamo il compito di mettere in pratica, senza scuse, quell’essere prossimi che, con assoluta lungimiranza, Papa Francesco ci ha indicato. Così facendo creeremo i presupposti di una società migliore in cui, la violenza sulle donne, sarà solo un bruttissimo ricordo.