Il Papa, nei giorni scorsi, all’inizio del suo viaggio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo, parlando nel giardino del Palais de la Nation dopo l’incontro con il presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, ha sottolineato l’importanza della custodia del Creato, ricordando che “c’è soprattutto bisogno di modelli sanitari e sociali che rispondano non solo alle urgenze del momento, ma contribuiscano a una effettiva crescita sociale: di strutture solide e di personale onesto e competente, per superare i gravi problemi che bloccano sul nascere lo sviluppo, come la fame e la malaria.” Queste parole di Papa Francesco richiamano la necessità di un umanesimo integrale, in grado di generare uno sguardo omnicomprensivo e innovativo che scuota le coscienze dei fedeli, degli studiosi e dei politici, rivolgendosi a tutti gli uomini di buona volontà che abbiano a cuore le sorti di quella che, nell’enciclica “Laudato Sì”, viene chiamata “casa comune”.
Oltre a ciò, in un altro passaggio del suo discorso, Il Santo Padre ha ricordato la necessità di “ricercare il bene comune e la sicurezza della gente anziché gli interessi personali o di gruppo”. Questa affermazione ricorda, in una prospettiva etica, la “Laudato Sì”, che indica il percorso da compiere verso la rigenerazione dei beni comuni, condannando, allo stesso tempo, la sottrazione di terre alle popolazioni, o le attività speculative finanziarie sui beni di primaria necessità, a cui conseguono il fenomeno sociale dei migranti ecologici. Infine, Papa Francesco, ha esortato tutti a “una ripartenza sociale coraggiosa e inclusiva” e, per fare questo è fondamentale rifondare l’economia sulle basi dell’umanesimo cristiano, partendo dal concetto di ambiente come bene comune, con l’obiettivo di risanare le ferite della terra e dell’umanità sofferente, mettendo così al primo posto il benessere e lo sviluppo del Continente africano che, fino ad ora, è stato, troppo spesso, in secondo piano.