Ci sono date marcate in rosso sul calendario, da ricordare e da celebrare. Come quella del 6 aprile, giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace. Ne abbiamo parlato a più riprese, e dal mio personale punto di vista, penso che non sia il paradigma ideale, perché ricordare è sempre bello, mettere in pratica è tutt’altra cosa. In un mondo come il nostro, dove l’apparire vince sempre sull’essere, preferisco andare contro corrente. Ben vengano queste giornate, ma solo per sintetizzare concetti primari di vita prima e di sport poi. Lo sport ha un valore essenziale, perché è amicizia, fratellanza, unione tra popoli, religioni, modi di vivere di pensare. Personalmente fare del bene, avvicinare le culture, non può e non deve essere ristretto al breve volgere di una giornata, dove siamo tutti più buoni per poi accapigliarsi il giorno seguente. Inaccettabile. I valori dell’amicizia, della Pace, sono forti se rinsaldati ogni giorno, se alle parole che spesso sentiamo dai palchi di tutto il mondo, facessero seguito atti concreti in ogni momento della nostra vita.
Sviluppo e Pace si intersecano perfettamente con lo sport, soprattutto quando quest’ultimo è veicolo di passione e amore. Dallo sport, quello vero, dove si piange per una medaglia per la sola partecipazione, abbiamo tutto da imparare. Non certo da chi ha nulla da insegnare. Dallo sport possiamo apprendere molto e ne ho avuto la riprova nei giorni scorsi. A Miami, durante la doppia amichevole della Nazionale Italiana di calcio, ho avuto modo di vedere da vicino Jannik Sinner, il nostro tennista di punta, numero due al mondo con l’obiettivo di salire sul tetto più alto. Ragazzo semplice, dalla faccia pulita, senza barriere divistiche. Accanto a lui una cerchia di bambini che se lo mangiavano con gli occhi. Sinner in questo momento, rappresenta il meglio del nostro sport, ma non solo perché vince, ma per come si rapporta con il mondo estero. Abbracciato a quei bambini, spiegando loro come si tiene in mano una racchetta, come si arriva a diventare famosi. Lui la fama se l’è conquistata con il lavoro e con il sudore degli allenamenti, con la parola sacrificio. Da ragazzi come Sinner, abbiamo tanto da imparare. Per lui il lusso è un optional, la sua pace interiore è quel campo in terra rossa dove poter sprigionare tutta la sua gioia per essere arrivato. Esempi da seguire che fanno bene soprattutto al cuore.
Come quello di Luciano Spalletti, l’allenatore del momento. Ha vinto uno scudetto storico con il Napoli e ora guida la Nazionale di calcio, ma non dimentica. Spalletti è uno vero, che non si nasconde mai dietro l’ipocrisia dettata dalle circostanze. Per lui, nemico giurato dell’apparire, conta solo l’essere. Nei giorni scorsi ha fatto visita alla Comunità Servizi Abilè di Schio in provincia di Vicenza, una cooperativa che da 35 anni offre alloggio e sostegno a persone con disabilità. Ha voluto salutare uno a uno gli ospiti e le sue parole sono la sintesi della giornate del 6 aprile: “La felicità – ha detto Spalletti – è quello che riesci a donare agli altri. Non saremo niente fino a che non capiremo questa cosa”. Applausi per l’uomo che viene da lontano, che ama la natura, gli animali, che conosce la parola rispetto per il prossimo. Ha vinto tanto e dovrà vincere ancora, ma queste parole, questa sua vicinanza ai più deboli, rappresentano la più bella vittoria per Spalletti e per lo Sport, che deve riconoscersi nelle persone che sanno trasmettere determinati valori.
Ben venga il 6 aprile di tutti gli anni, ma facciamo sì che sia 6 aprile tutti i giorni. Ne ha bisogno il nostro mondo che sul sentiero della fede, deve saper abbracciare i veri valori che anche lo sport sa trasmettere, quando si abbattono le barriere del divismo, per abbracciare quelle del sociale. Non saremo mai tanto felici, se non riusciamo a capire tutto questo.