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Le vacanze: tempo utile per apprendere oltre il sistema scolastico

Foto di Perfecto Capucine su Unsplash

Subito dopo la fine degli esami di maturità e dei corsi di recupero, i temi caldi e polemici relativi alla scuola ogni anno si ripetono: i risultati negativi delle prove Invalsi, i tre mesi di ferie dei docenti, i compiti per le vacanze, gli istituti chiusi d’estate. Alle prove Invalsi bisognerebbe dedicare un articolo a parte, dunque qui basta dire soltanto che da almeno un decennio e anche più gli esiti sono sempre gli stessi; nasce di conseguenza il dubbio che qualcosa non vada non tanto negli studenti quanto nei test stessi e nell’impostazione generale! In merito alle vacanze eccessive degli insegnanti posso dire di aver concluso l’anno scolastico il 10 giugno, avuto gli scrutini e il collegio docenti lungo tutta la settimana successiva, entrato in commissione di Esame di Stato il 19 giugno ed esserne uscito l’8 luglio, iniziato ufficialmente le ferie il 17 luglio, che si concluderanno il 23 agosto, poi subito gli esami di recupero e gli scrutini; ognuno faccia onestamente i conti togliendo le domeniche e Ferragosto! Poi ci sono i compiti delle vacanze, troppi, pochi, nessuno, diverse le scuole di pensiero.

Secondo me e la mia esperienza più che ventennale, le vacanze sono vacanze per tutti, dunque andrebbero liberate dai compiti, persino dai libri obbligatori da leggere (diverso è suggerirli) che ottengono l’effetto contrario oltre a far odiare la lettura nella maggior parte dei casi. Ai miei alunni chiedo di non dimenticare quanto di fondamentale abbiamo studiato e di arrivare pronti all’inizio del nuovo anno su quegli aspetti condivisi prima della conclusione, ripassando o approfondendo dove e quando vorranno, e soprattutto per loro, non per me. Sugli istituti scolastici aperti a luglio e agosto non capisco la polemica, considerato che in media le sedi centrali non chiudono sebbene non ci siano lezioni e in alcuni si svolgono pure dei progetti; per non parlare della variante climatica nel nostro Paese e dell’impossibilità a stare nelle aule o nelle palestre in molte regioni a causa del forte caldo, a cui si aggiunge spesso la mancanza di spazi adeguati e ombrosi all’aperto.

Infine, c’è chi si preoccupa dell’apprendimento degli studenti – che in effetti godono di tre mesi di vacanza – ritenendo che dimenticheranno, che compiranno passi indietro, che diventeranno oziosi. Ecco allora il cuore della riflessione: solo la scuola è un luogo di apprendimento e i docenti i responsabili? Credo che le vacanze debbano essere utili per apprendere oltre il sistema scolastico e dovrebbero crederci pure le famiglie e le altre Istituzioni. Se non è stato assegnato un libro da leggere, possibile che in casa non ve ne sia uno o non ci sia un familiare che stimoli il bambino o il ragazzo a dedicarsi? Inoltre, ovunque o senza spostarsi troppo è ormai possibile visitare un museo, una chiesa storica, un parco protetto, oppure vedere spettacoli teatrali all’aperto, monumenti significativi, film al cinema. E che dire di quante opportunità di crescita gioiosa, relazionale, culturale offrono le parrocchie, gli oratori, le associazioni, alcuni enti attraverso i Grest, l’Estate Ragazzi, i campi estivi (fede, musica, sport, scoutismo, tempo libero, cura del creato), le settimane all’estero per imparare una lingua, gli stage per i più grandi, le esperienze di volontariato?

Molte di queste attività hanno costi non eccessivi, spesso sono gratuite per chi non può permetterselo e suppliscono per un certo periodo ai limiti che diverse famiglie hanno nell’accompagnare in questo senso l’estate dei figli per motivi di lavoro, per stile di vita, per assenza di mezzi, per ignoranza. Mi piacerebbe, infine, che non si parlasse di “compiti per le vacanze” bensì di “vacanze come compiti”, magari consigliando di raccogliere ogni volta o alla fine su un quaderno, un diario, un blog, il meglio di quanto ascoltato, visto, toccato, vissuto. Tutto ciò naturalmente non si improvvisa, ed ecco il ruolo delle Istituzioni e, perché no, dei mezzi di comunicazione con campagne mediatiche forti sulla possibilità che si possa apprendere in vacanza mentre ci si riposa, non sempre, solo e per forza in classe.

Marco Pappalardo: