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Utero in affitto: il dramma per il bambino che nascerà di cui nessuno parla

“Gestazione per altri” è il termine gentile con cui si cerca di eludere la crudezza del termine più diffuso e più sincero di “utero in affitto”. Ho sempre pensato che dietro a questa pratica, che molto spesso e giustamente è stata condannata perché approfitta della debolezza di donne in difficoltà, non riconoscendone la dignità e nemmeno la profondità emotiva, psicologica e fisica del loro generare, si nasconda un dramma per il bambino che nascerà. Dietro ad una decisione da parte di almeno tre adulti, si nasconde un abbandono “deciso a tavolino”. Un abbandono che non è frutto consapevole e responsabile di una donna che riconosce di non poter prendersi cura del figlio che cresce in lei, donandolo ad una coppia che potrà renderlo dignitosamente figlio. Un abbandono deciso ancor prima che il seme della vita germogli.

Si parla poco del dramma dei milioni di bambini abbandonati nel mondo, bisognosi di una mamma e di un papà che non si vedono il riconoscere il sacrosanto diritto ad avere una famiglia tutta per sé. Come poco si parla del fatto che anche quando una minima parte di questi bambini riescono a crescere in una famiglia che li ama e che loro amano, comunque qualcosa di spezzato, una ferita curata ma sempre dolorosa, rimane: è la ferita di chi è stato abbandonato dai propri genitori biologici. Non è mai ingratitudine nei confronti dei genitori adottivi, non è mai mancanza di amore nei loro confronti. È un dolore più o meno gestibile, un tarlo che solo la certezza del fatto che il loro abbandono è stato un gesto di amore estremo può far sopportare.

Quindi cosa potrà mai accadere quindi quando un figlio della GpA si chiederà perché? Perché sono stato pensato già abbandonato? Basterà giustificare tale azione come gesto di profonda generosità di una donna nei confronti di una coppia desiderosa ed impossibilitata nel diventare genitori? Basterà quando verrà spiegato a quel figlio che quel gesto “generoso” è costato cifre immense?

In queste settimane poi abbiamo tutti seguito la vicenda della piccola “Serenella”: bimba “commissionata” da una coppia italiana ad una donna ucraina e non “ritirata” (nel contratto stipulato ci sarà stato il diritto di recesso?). Abbiamo tutti ammirato la responsabilità e la naturalezza del poliziotto che con la sua famiglia ha accolto in affido la piccola. Un grande insegnamento: essere genitore significa accogliere ogni bimbo, ogni vita che ha il diritto di essere amata, curata, educata. Ogni bimbo è figlio e il mondo è pieno di bambini che figli non sono. Troppo grave questo per pensare a mettere al mondo degli abbandonati.

Cristina Riccardi, vice presidente del Forum delle Associazioni Familiari

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