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Uniti nella scienza e nella coscienza

Attualmente la situazione riguardo ai malati del COVID-19 in Italia è di 5061 positivi, 233 deceduti, 589 guariti; 1843 si trovano in isolamento domiciliare, 2651 ricoverati con sintomi, 567 in terapia intensiva

Riguardo alla carenza di posti in rianimazione prevista in base all’evoluzione dell’epidemia, fanno riflettere le recenti Raccomandazioni di Etica Clinica per l’Ammissione a Trattamenti Intensivi e per la loro Sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili proposte dalla SIAARTI ( Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva).

Da tali indicazioni si evince che in caso di squilibrio tra necessità cliniche della popolazione e disponibilità effettiva di risorse intensive, varrebbero dei criteri di accesso o (di dimissione) in base ad una giustizia distributiva e ad una appropriata allocazione di risorse sanitarie limitate. Tale “selezione “, perchè di questo si tratta, sarebbe operata fondamentalmente in base ad alcuni criteri di valutazione quali : pazienti anziani, fragili o con patologie associate; in buona sostanza si tratterebbe di negare assistenza rianimatoria prevalentemente ai soggetti fragili (ventilazione invasiva o non) in presenza di complicanze polmonari; si avvalorerebbe in tal modo quanto da sempre condannato da Papa Francesco, la cosiddetta “cultura dello scarto”

Di fatto in tale evenienza così come pronunciata dalla SIAARTI ci troveremmo di fronte, pur se in una situazione di estrema emergenza, ad una eutanasia da omissione che necessiterebbe perdipiù anche di Sedazione profonda per alleviare la gravosa sintomatologia da ipossemia, pur in assenza di DAT (disposizioni anticipate di trattamento) e quindi contro la volontà del paziente che evidentemente è quella di vivere.

Nell’ottica di aumentare i posti di rianimazione crediamo che, sospendendo nell’intero Paese la chirurgia in elezione lasciando due o più sale operatorie secondo le esigenze locali per gli interventi d’ urgenza e per la chirurgia oncologica non differibile, si potrebbero recuperare migliaia di posti letto essendo le sale operatorie già attrezzate con strumentazione idonea per assistenza respiratoria anche invasiva oltre al monitoraggio continuo del paziente.

L’età, e la conseguente fragilità, non deve essere considerata come un periodo della vita senza valore, ce l’hanno insegnato e ce lo insegnano personalità del passato e del presente al vertice delle Istituzioni , ma al contrario deve esser considerato soprattutto in questo periodo storico come un valore aggiunto.

Quante famiglie infatti oggi vivono o sopravvivono per la presenza dei nonni? chi sostituisce oggi in casa genitori che lavorano ? e ancora che peso hanno nel welfare familiare ? Ecco perché oggi in quest’ottica di rispetto, bisogna porre attenzione oltre al linguaggio (“si ma i morti erano anziani”) , anche nel ricordare che quegli stessi anziani con il loro lavoro e non senza sacrificio hanno ricostruito la Nazione.

Del resto in questa visione nichilista delle “fragilità” già Umberto Veronesi (L’eutanasia ed etica del medico, Bioetica 2003) affermava : “Morire è un dovere biologico e anche un dovere sociale, nel senso che la sopravvivenza della specie dipende dalla capacità produttiva di ciascuno e quindi gli individui improduttivi, una volta assolto anche il compito di trasferire ai nuovi individui esperienza e conoscenze, è giusto che scompaiano” .

Siamo comunque fiduciosi che se si continuerà a lavorare con la grande competenza finora dimostrata e al fine di non dover mai arrivare a questi dolorosi criteri etici di scelta, si riuscirà uniti nella scienza e coscienza ad uscire da questo che rappresenta uno dei peggiori periodi che la storia della medicina nel nostro Paese ricordi.

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